Il Natale è il classico periodo in cui anche i non appassionati scelgono di comprare bella musica per scaldare i cuori. Proviamo a suggerire qualche nome.
Con l’avanzare dell’età si diventa…o perlomeno io divento…sempre più infastiditi da atteggiamenti altrui cui in tempi andati non si faceva nemmeno caso. Non sopporto più, letteralmente, tutti quelli che vantano vite e avventure mai vissute…e non crediate che non sia una frangia secondaria : se solo leggeste con un po’ più di attenzione quanto chi scrive sui social di sé stesso e della propria vita, vi accorgereste che ci sono soggetti che hanno imparato ad ascoltare rock and roll a otto anni, grosso modo quando la maggior parte di noi era alle elementari o ha visto il primo concerto a dieci, età della prima bicicletta senza le ruotine… non sopporto chi fa finta di non sapere, altra bella fetta di popolazione web; e questo vale per il calcio, la politica, la televisione, i rapporti umani. Non sopporto più chi giudica mille argomenti con la saccenza e la presunzione di chi abbia vissuto cento vite e incamerato dieci lauree… e poi torna a vendere il pesce o a fare la parrucchiera.
Nella musica non sopporto più chi mi espone finti ascolti dei generi più vari a dimostrazione della sua sconfinata cultura musicale e poi mi scrive che chi non ascolta le nuove uscite si fossilizza sul passato e non scopre Nuovi Universi. Buffo poi che il suo disco dell’annata suoni come i Maiden del 1980 o come gli Zeppelin di dieci anni prima.
In questo periodo dell’anno, poi, non sopporto chi fa liste dei dischi “migliori” dei dodici mesi trascorsi. I social ne tracimano. Liste dei dieci, trenta, cinquanta dischi dell’anno che voi…voi chi ?… non potete perdervi, se non non avete capito un cazzo ed avete vissuto inutilmente il 2022. Oddio, il dubbio che l’anno che sta passando sia stato parzialmente buttato è cosa che a volte mi prende, ma che a me non strafreghi una beata mazza di quello che tu hai selezionato per me, è una luminosa certezza. Perché? Perché ognuno condiziona con il proprio gusto l’ascolto e l’elenco non potrà mai e poi mai essere completo e distaccato, perché NON ESISTE al mondo chi sappia ascoltare con competenza e completezza tutte le uscite, perché chi vi dirà che l’ultimo disco di Springsteen è un capolavoro e dimenticherà anche solo di citare uno Zappa o un Wolf Bros vi sta bellamente prendendo per le mele.
Il mio è quindi al tempo stesso un invito a evitare accuratamente anche solo di leggere quegli elenchi farlocchi, quelle esibizioni, spesso false, di conoscenza artistica e di considerare questi miei dozzinali suggerimenti come quello che suggerirei ad un amico basandomi esclusivamente sul mio gusto personale.
E se l’amico fosse così ingenuo da credermi e investisse sui prodotti da me citati e infine li trovasse belli e interessanti… beh mi sarei guadagnato un altro po’ di credito ed avrei evitato un paio di improperi meritati.
Perché la musica costa. E ancor di più costano le strenne natalizie su cui molti di noi sbavano quando scorrono le pagine di Amazon. La musica su supporto CD o vinile è oggetto per gli appassionati sopravviventi, felici di scoprire che uscirà la sesta edizione di Live at Leeds con ben due brani (!) inediti al limitato costo di 75 euro e che loro acquisteranno affiancandola alle precedenti cinque più l’originale vinile comprato con il sangue nel 1970 e pieno di tutti i giochini e gadgets che al tempo impreziosivano gli album.
I marketing manager delle ultime case discografiche sopravvissute lo sanno bene ed in attesa di chiudere alla stampa anche il cd, raschiano il barile con i fondi di magazzino recuperando sessions inedite (e te credo : se sono sessions non possono che esserlo!) e stralci di concerto che suonano come registrati con un microfono dentro una scatola di scarpe oppure affidano al tecnico del suono del momento il compito di rimasterizzare un album originale per rivenderselo come una perla rara. Tutto questo ha valore per noi ? Sì, certamente. E continueremo a scivolare nei sogni ed a ingombrare casa poco alla volta nella speranza… è questo il mio sogno… di vincere una bella somma al superenalotto per poter finalmente ordinare sul web (negozi non ce ne stanno più) un furgone della DHL di box e ristampe e vedere la faccia del corriere nello scaricare un paio di migliaia di dischi in centinaia di scatoloni…
In attesa di gestire i 330 milioni dell’enalotto, vi darò poche informazioni e accorate personalissime motivazioni per spingervi almeno ad ascoltare almeno una manciata di cose uscite anche in questo anno che sta per terminare. Non arrabbiatevi se non vedrete qualcosa che pensavate fosse essenziale; rileggete quanto sopra…
Il primo disco che vi suggerirei di cercare è il Live at the Fillmore 1997 di Tom Petty. Non perché sia un capolavoro, è solo un buon disco di un buon gruppo, ma perché amando le cover, questo quadruplo è una sequenza di famosissime cover talvolta ben riuscite, a volte un po’ meno, di chi con quella musica è cresciuto e ha respirato. Risibile sarebbe stato se quella musica fosse stata propinata da un non anglosassone, ma in mano a Petty e agli Heartbreakers, ascoltare in sequenza ben 38 covers è divertente. Un po’ meno pagare il dovuto, ma esiste una versione cd doppia…ma se dobbiamo soffrire, che lo si faccia fino in fondo !
Non so se abbiate amato il vecchio Neil Young e non so se consideriate Harvest uno dei suoi album essenziali; se sì, questa edizione di 3cd con due dvd di quel classico non potrà che farvi sbuffare per pensare ad un necessario acquisto. Non tanto per il documentario o le outtakes, ma per quel concerto del 1971 alla BBC che è stato diffuso illegalmente decine di volte e che oggi vi può arrivare finalmente e ufficialmente in mano.
Dei quattro Beatles, per me, Macca era quello “veramente bravo” e Ringo il più simpatico. Richard, pieno di royalties per le prossime dodici generazioni e innamorato della musica, ebbe molti anni fa l’idea di inventarsi una All Starr Band che avrebbe modificato di tour in tour basata su inviti a grandissimi del rock che erano invitati a fare umilmente da backing band del batterista ma cui veniva lasciato ampio spazio per suonare la loro musica più famosa. Non ho qui idea precisa di quante All Starr Band ci siano state, credo una quindicina e tutte con ospiti incredibili, io ho avuto la fortuna di vederne tre, l’ultima delle quali è stata, come sempre, immortalata in un doppio album, stavolta al Greek Theater nel 2019. E’ la band con Steve Lukather, Greg Rolie, Greg Bissonette, Colin Hay, Edgar Winter che si esibì anche a Lucca Festival e se il consiglio è di divertirvi come iene con questo album, inevitabile è quello di prendervi… poco per volta…anche gli altri dischi degli altri tour : grande musica suonata con uno spirito di puro divertimento raro.
I Grateful Dead, purtroppo, non esistono più dopo la morte di Jerry Garcia e se siete invasi da spaventose, come quantità, uscite di concerti di ogni epoca e serie con il risultato di non sapere cosa e perché acquistare…credo che esistano centinaia di dischi ufficiali usciti e di cui non saprei suggerire che una sola manciata di cose… è altrettanto vero che Bob Weir, un gentiluomo educato con cui ebbi una bellissima chiacchierata moltissimi anni fa, nella sua vecchiaia ha creato un insieme di amici con cui continuare a proporre la bellezza della musica dei Dead. I Wolf Bros hanno due album dal vivo, Live in Colorado vol 1 e 2, non belli : bellissimi. Niente di nuovo, molto di bello.
Per i cari vecchi amati Lynyrd Skynyrd hanno recuperato un classico dei classici inediti : quell’unica apparizione al Knebworth Festival del 1976 che da decenni toglie il sonno a chi ha amato la formazione originale di quel gruppo sfortunatissimo e falcidiato dalla sorte. Il Knebworth 1976 è la classica accoppiata cd + blue ray che vi commuoverà per la brillantezza di un rock che non era né razzista, come sostenuto da taluni superficialotti, né banale ma grondante rifiuto per le droghe e amore per la propria terra. Commovente, per certi versi.
The Ultimate Led Zeppelin Tribute non è roba nuova, tutt’altro. Ma dato che abbiamo appena parlato di cover e tributi, questo, per chi ama i solisti, è un’ottima occasione per ascoltare …no, non ve li elenco, troppi sono… tonnellate di nostri amici rockers alle prese con i brani immortali degli Zep. Bello ed economico, tutto sommato.
Dei Little Feat e della edizione di otto cd con tre concerti inediti e del Waiting For Columbus rimasterizzato vi abbiamo già fatto cenno : se volete allargare la visione del Mito è la costosa occasione per farlo, non perdete la possibilità di portarvi a casa uno dei più grandi gruppi dal vivo che suonano musica che non invecchia.
Ma di Aimee Mann non vi abbiamo mai fatto cenno. E’ stata cantante e chitarrista di un gruppo passato sottogamba, i ‘Til Tuesday, ed ha alle spalle alcune avventure con personaggi che abbiamo amato come Roger McGuinn e Steve Vai ma chissà perché tutti i “divulgatori musicali” pontificanti dai loro troni non citano mai la colonna sonora di Magnolia, splendido film con ben otto canzoni della Mann (dunque non una colonna sonora ma un vero e proprio album) le cui storie si narra abbiano addirittura influenzato Paul Anderson, regista del film, nella stesura della sceneggiatura. In quel disco che vi suggerisco assolutamente di prendervi, ci sono due brani che valgono da soli il prezzo : Save me e Wise Up. Ma è Queens of the Summer Hotel che vorrei caldeggiarvi. Un disco che ha un annetto ma la cui storia nasce da un libro di Susanna Kaysen su un ospedale psichiatrico; le storie che Aimee Mann racconta con una voce limpida e affascinante non sono mai banali, delicate e toccanti, insicure e purtroppo comuni, un breve viaggio nelle incertezze di ognuno e nelle difficoltà del vivere. Vi suggerirei di ascoltare Magnolia prima di provare questo e poi guidarvi da soli nella scoperta di una artista dimenticata da tutti quelli che non dimenticano mai le canzoni del boss…
Vorrei parlarvi tanto di Zappa e delle sue ultime tre strenne uscite dai meandri della Vault di casa e prodotte dalla Universal che ha rilevato tutti i diritti strappandoli alla faida tra i due figli più anziani e i due più giovani. Ma so che quando nomino il Grande Assente mi faccio prendere dalla foga divulgatrice di quello che ritengo il più grande compositore del ventesimo secolo… per cui mi limito a ricordarvi il costoso Zappa/Erie, cofanetto di sei dischi contenenti sette ore di concerti risalenti al 1974 e 1976 con due band differenti ma con una musica tanto difficile quanto incredibilmente bella. Importante per gli zappofili sapere che nel 74 c’era Don Preston, raramente registrato e nel 76 Bianca Odin, ancor più raramente presente.
La seconda uscita è Zagreb/Ljubljana, un doppio molto particolare perché testimonianza di un mini tour di due date in Jugoslavia in seguito ad una offerta di esibizioni proprio durante la preparazione del tour 1975/76 che fu l’ultimo con il nome di The Mothers. Le versioni sono embrionali talvolta e nel gruppo appare per la prima volta Norma Bell che scomparirà dopo poche date. Bello, innaturale, affascinante, storico.
La terza è Waka/Wazoo che cristallizza con inediti e versioni alternative più lunghe e complesse il periodo in cui Zappa stava su una carrozzina con la gamba ingessata per il noto incidente al Rainbow. Impossibilitato a star fermo produttivamente, preparò due album orchestrali e strutturalmente strumentali che vengono indicati anche e forse soprattutto dagli ignoranti della sua produzione come tra i più belli : The Grand Wazoo e Waka/Jawaka. Quando fu in grado di stare in piedi organizzò due tour una con la big band da 20 elementi ed uno con il “Petit Wazoo” di dieci elementi… il cui ultimo concerto al Winterland nel 1972 viene qui proposto in aggiunta. Musica per sole orecchie attente, spettacolare e incredibilmente bella.
L’ultima mia proposta è di stare attenti a quella che sarà una stilettata al nostro cuore ed al nostro portafoglio a breve : l’uscita per i cinquant’anni di Live and Dangerous dei Thin Lizzy uno dei gruppi dal vivo più incredibili dei settanta e in grado di mantenere la qualità dei propri brani sempre altissima. Nella prima metà dei settanta, con gli Zeppelin un po’ fuori fuoco per i problemi dei quattro Led Zep, i Lizzy erano la Grande Sensazione proveniente dall’Inghilterra. Quel live è fuori di qualsiasi dubbio uno dei migliori di tutto quel decennio, senza un solo brano che possa apparire sottotono. La confezione di otto cd che uscirà tra meno di un mese conterrà una nuova versione di quel classico insieme ad altri concerti in versione “raw” di quel tour. Se consideriamo che per l’occasione la Universal distribuirà anche una versione rimasterizzata dell’altro grandissimo album dal vivo, quel Life/Live che segnerà la fine della vicenda Thin Lizzy, direi che l’unica cosa che ci resta è di risparmiare sui panettoni e fuochi d’artificio per il 31 per mettere da parte i soldini necessari per acquistare entrambi.
Io ve ne parlerò senz’altro quando li avrò per le mani, promesso.
Voi nel frattempo tirate la cinghia e nascondete i pacchettini a mogli e compagne…ché Phish at Gorge 98, cofanetto da 5cd, il box set degli Humble Pie con gli anni dal 1970 al 75 e la Experience di Jimi Hendrix al Forum di LA il 26 aprile del 1969 andrebbero presi e sorseggiati come uno spumante perlato d’annata.
…chissà quanto mi daranno per la mia macchina…
Ciao Giancarlo,
Live and Dangerous dei Thin Lizzy Deluxe vorrei prenderlo, ho già il box di 8 CD di Strangers in the Night degli Ufo e così avrei proprio la “crema” dei migliori doppi live di Hard Rock della storia al di fuori della classica triade Deep – Zep -Sabbath !
Buon Anno e continuate così con Beppe.
Ottima decisione… anche se appassionati come noi devono sempre destinare budget a nuovi acquisti… e tutti costosi. 🙂
Buonasera Giancarlo, per quest’anno ormai gli acquisti li ho chiusi, anche perché lo spazio ormai è un problema quasi irrisolvibile, però quando andrò a prendermi qualcosa dei Little Feat sarà sempre troppo tardi..
È interessante anche il box set degli Humble Pie, trattasi dei dischi in studio?
Sì e del periodo indicato nel titolo del box. Ti suggerisco caldamente la versione di lusso doppia di Waiting for Columbus, è un disco da avere… ma troppi ce ne stanno…
Mi hai convinto…stasera vado a ritirare la mia copia di Waiting for Columbus, che è arrivata.
Spero tu non resti perplesso. Merita molti ascolti attenti.
Il box degli Humble Pie deve essere molto bello anche nel packaging, ma ha un costo che comincia ad essere importante…per la versione in vinile invece bisogna impegnare un rene