Rendez-Vous discografico agli antipodi per due bands storiche
“Angeli e Demoni”, titolo del romanzo di Dan Brown e di un altrettanto famoso adattamento su grande schermo, è solo il pretesto per riunire due uscite discografiche quasi simultanee, ad una settimana di distanza l’una dall’altra; se non proprio di opposti estremismi si tratta, le due realtà in questione sono distanti anni-luce per genesi e stile musicale, ancor di più per bilancio commerciale.
Ma la qualità ed il significato, per i cultori della tradizione rock (in questo caso hard’n’heavy) non sono strettamente soggette a leggi di mercato.
Gli “Angeli”, in terra e nel paradiso della mia/nostra musica preferita, sono gli Angel, formazione da culto per antonomasia, la prima hair metal band apparsa a Los Angeles (ma di differente provenienza) con l’omonimo album d’esordio del 1975, che è stato un termine di paragone inarrivabile per il pomp-rock americano dell’epoca.
Il loro mancato successo, valutando la spettacolarità dei concerti, paragonabile a quella dei compagni di etichetta Kiss, è considerato dagli esperti (veri, non sedicenti…) uno dei grandi misteri del rock, giustificabile solo con la comparsa in scena decisamente in anticipo sui tempi.
“Demoni” nella fattispecie sono i Metallica, non certo nell’ostentare croci capovolte, semmai per qualche aspetto truculento tipicamente metal, in sintonia con l’iper-aggressività della formula musicale, da loro imposta a livello planetario; anch’essi originari di Los Angeles, hanno notoriamente indirizzato le sorti del genere più duro d’inizio anni ’80, il thrash metal, trasferendosi a San Francisco: i sogni hippy lì celebrati nei sixties finivano relegati in soffitta, e la città californiano diventava la capitale del thrash, nella Bay Area degli anni ’80. Dopo l’esordio minaccioso di “Kill ‘em All” (1983), Metallica si imponevano progressivamente nelle classifiche di vendita, fin lì proibite ad esponenti del metal oltranzista, centrando il boom assoluto del Black Album 1991, un capolavoro di mediazione “commerciale” fra la granitica forza d’urto del quartetto ed un suono potente quanto accessibile, governato dal produttore Bob Rock, già all’opera con grossi calibri dell’hard rock di platino, quali Bon Jovi, Motley Crue etc.
Dunque i Metallica hanno tenuto fede al motto “Sky’s the limit”, adottato dalla loro dilagante fan-base. Addirittura questo quinto album veniva onorato in occasione del 30° anniversario da un imponente tributo, “The Metallica Blacklist” (2021), dove i suoi dodici brani erano riproposti in svariate versioni da ben 53 differenti gruppi o artisti. Una sorta di missione impossibile, destinata al naufragio se non fosse in omaggio alle superstelle Metallica.
Oggi, dopo i dichiarati 125 milioni milioni di dischi venduti, James Hetfield e compagni sono primatisti assoluti nell’arena heavy metal, ed estendendo il confronto al circondario hard rock, sono superati solo dai (molto) “contaminati” Queen, dagli immani Led Zeppelin e dagli AC/DC.
Inevitabilmente, se c’è una novità discografica più pompata e pubblicizzata in questo 2023 del loro “72 Seasons”, io non la conosco…
Tanti anni fa, sono stato richiamato da un responsabile della rivista a cui collaboravo, perché avevo scritto che “non mi piaceva dividere con troppa gente le mie preferenze musicali”. Oggi si potrebbe comporre un’enciclopedia sul “politicamente (s)corretto”, allora poteva sembrare un atteggiamento élitario, invece volevo solo dare il giusto peso al valore musicale, indipendentemente dal successo.
Per questo fui particolarmente grato ai giornalisti di Kerrang!, incontestabilmente la rivista inglese di riferimento per gli appassionati hard’n’heavy degli anni ’80, quando verso la fine di quell’epico decennio, stilarono nel gennaio 1989 una graduatoria dei 100 migliori album di classico heavy metal (hard rock dei ’70 chiaramente incluso). Al numero 63 figurava il suddetto “Angel”, davanti ad una serie di LP ben più famosi, fra i quali proprio “Bohemian Rhapsody” dei top-sellers Queen. Non solo, Dave Reynolds lo acclamava come un perfetto incrocio fra Deep Purple, ELP e Yes. Ed in origine, mi ero avvicinato agli Angel, lo scrissi a suo tempo, perché il sintetizzatore di Gregg Giuffria rinverdiva le glorie del mio eroe Keith Emerson.
Ecco perché, nonostante consuntivi commerciali infinitesimamente inferiori, non è per me un’eresia trattare parallelamente “angeli e demoni”, Angel e Metallica, rispettivamente idoli di una ristretta cerchia di appassionati e di masse oceaniche.
ANGEL: “Once Upon A Time”
Angel 2023
Quando si parla di rifondazioni che non generano smodati interessi commerciali, il rischio è che tutto si risolva in un isolato come-back senza troppe prospettive e tale era parso quello degli Angel di “In The Beginning” (1999), con i soli Dimino e Brandt della classica formazione, forse per questo un po’ spersonalizzato.
Insomma, non erano i “veri” Angel, ma fortunatamente ci pensavano Frank Dimino e Punky Meadows a rinnovare il loro sodalizio, 35 anni dopo il canto del cigno del gruppo originale su Casablanca, il doppio “Live Without A Net”.
Il primo indizio si coglieva in apertura dell’album solo di Frank, “Old Habits Die Hard” (2015); il brano di maggior impatto, “Never Again”, ospitava infatti un assolo di Edwin Lionel “Punky” Meadows. L’anno successivo anche il chitarrista coronava una carriera iniziata negli anni ’60 con la prima opera individuale, “Fallen Angel”: la versione bonus track di “Lost And Lonely”, poi riproposta nell”EP “Punky Meadows & Frank Dimino of Angel” era in realtà l’eclatante prova generale della definitiva riunione angelica, infatti vi suonano anche il secondo chitarrista Danny Farrow, ed il tastierista Charlie Calv – ex Shotgun Symphony – che faranno parte del sestetto di “Risen” (2019), l’album della rifondazione ufficiale.
La line-up è completata dal batterista Billy Orrico e da Steve Ojane, che ha sostituito il bassista storico Felix Robinson, scomparso dai radar dopo aver suonato in “Fallen Angel”.
La stessa formazione si conferma inalterata nell’ottavo album di studio “Once Upon A Time”, uscito oggi, 21 aprile (Cleopatra Records) e inaugurato come meglio non si potrebbe da “The Torch”. Verosimilmente il miglior brano degli Angel dai leggendari anni ’70, rivela evidenti analogie con l’epica “Tower”: maestoso prologo sinfonico con innesto bombastico di chitarra e sezione ritmica, che si dissolve negli arpeggi acustici e nella vena melodica di un Dimino in gran forma, protagonista del crescendo vocale sottolineato dalle tastiere. Persino il synth riecheggia le solenni aperture dell’indimenticabile Giuffria, doppiato dalla solista in un energico duello: questo è davvero massimo pomp-rock, di livello tale da commuovere gli appassionati di lunga data. Dimostra una teoria difficilmente confutabile: il meglio che ci possiamo attendere da veterani del rock, è che sappiano emozionarci ricreando le loro atmosfere di un tempo, anche se la freschezza d’ispirazione non può esser la stessa degli esordi.
Gli Angel sono classici musicisti ancora altamente competitivi, lo confermano in “Black Moon Rising”, dove la voce di Frank è accompagnata da cori altisonanti su una base ritmica funky, già sperimentata storicamente e con maggior durezza nella memorabile “White Lightning”: Meadows appare in gran spolvero nell’assolo che infiamma definitivamente il brano.
Angel 2019
“It’s Alright” è il singolo che ha preceduto l’album, di cui vi abbiamo già riferito nello “Short Talk” (con link d’ascolto). Brano di subitanea attrattiva, si ricollega idealmente a quella che è stata la miccia della rifondazione degli Angel, la citata “Lost & Lonely”, restaurandone di colpo il tocco magico.
Poi la title-track, “Once Upon A Time An Angel And A Devil Fell In Love”, improbabile storia d’amore, non a lieto fine, fra un diavolo maschile ed un angelo femminile. Una sorprendente mini-opera dall’atmosfera molto teatrale, che suona come una lussuriosa versione pomp-rock dei Ghost, non a caso ultimamente inclini verso l’hard rock melodico. Un po’ eccessiva, questo si, la “recita” della scena di seduzione, con esplicita partecipazione di lei… “Let It Rain” è invece una ballata pianistica dove emerge nettamente l’ispirazione beatlesiana degli Angel – ricordiamo “Flying With Broken Wings (Without You)” da “White Hot” – con maggior enfasi nei cori femminili.
“Psyclone” è un’ideale apertura di (seconda) facciata, dalla solida struttura hard rock che può riecheggiare altri evergreen del gruppo, da “Rock’n’Rollers” a “On The Rocks”, grazie alla potente batteria di Orrico; gli slanci del sintetizzatore palesano un Calv sempre più a suo agio nelle vesti bianche che furono di Giuffria, e davvero rilevante nell’economia di gruppo rispetto a “Risen”. “Blood Of My Blood” è invece atipica, un’accattivante canzone power pop corroborata da cori femminili soul e dalla coda finale affidata all’assolo di Punky, sempre misurato ed impeccabile. “Turn The Record Over” si riavvicina affabilmente al filone pop-metal di “Sinful”, classicissimo manifesto di quel genere, mentre “Rock Star” è imprevedibile: inizia con un accenno al riff di “Layla” (Derek & The Dominoes”) su un ritmo funkeggiante in stile “Shaft”, che si traduce in un anthem sottolineato dalla simulazione del clima d’isteria della folla.
“Without You” non ha nulla a che fare con la citata “Flying With Broken Wings”, è un possente hard rock melodico che poteva figurare su “On Earth As It Is In Heaven”, con atmosfera siderale del synth e chitarra incandescente nel finale. Suggella l’album “Liar Liar”, ulteriore escursione pop-metal nello stile di “L.A. Lady”.
In conclusione, “Once Upon A Time” sfoggia undici brani perfettamente riconoscibili e diversificati, oltre a tre bonus esclusive del CD (“Daddy’s Girl”, “C’mon” e “Let The Kid Out”) che non suonano affatto da riempitivi. Dopo il decollo verso gli anni 2020 di “Risen”, il volo degli Angel è ancora in fase ascensionale , con un film-documentario all’orizzonte!
METALLICA: “72 Seasons”
Metallica 2023, foto: Tim Saccenti
Nonostante il clamoroso successo del Black Album, che citavamo nell’introduzione, gli anni ’90 sono stati vissuti dai Metallica senza condizionamenti sulla propria libertà espressiva; i successivi, “Load” e “ReLoad”, con Hetfield e Ulrich ancora assistiti da Bob Rock in sede di produzione, hanno tentato una sorta di personale revival hard rock, suscitando qualche turbamento fra il pubblico massimalista, ma già anticipato dalla cover dei Budgie nell’EP “Garage Days-Revisited”, poi ampliato nel doppio CD del ’98 “Garage Inc”, che includeva altri classici di Queen, Blue Oyster Cult, Thin Lizzy. Sebbene la voglia di osare sia spesso il marchio di fabbrica di un gruppo importante e di spiccato carisma, il pretenzioso album con la San Francisco Symphony Orchestra, “S&M”, chiudeva il decennio suscitando notevoli interrogativi. Il colosso Metallica proseguiva imperterrito, con le vendite però declinanti dei più prevedibili “St. Anger” e “Death Magnetic”; poi l’ultimo gioco d’azzardo, l’album condiviso con l’icona newyorkese Lou Reed, “Lulu” del 2011, oggettivamente fallimentare.
Dopo aver tanto e forse troppo osato, la sensazione è che James Hetfield, Lars Ulrich, Kirk Hammett e Robert Trujillo si siano asserragliati nella loro comfort zone con l’album che inaugurava l’etichetta privata Blackened, “Hardwired…To Self Destruct” (2016), un sostanziale ritorno alla forma che a suo tempo aveva decretato l’ascesa nell’Olimpo degli Dei metallici, a colpi di riffs crepitanti.
L’undicesimo album di studio “72 Seasons” è uscito il 14 aprile ’23, con lo stesso produttore di “Hardwired”, Greg Fidelman, che affianca gli immarcescibili capitani Ulrich e Hetfield. Stavolta il quartetto non evidenzia mutazioni imprevedibili, il tempo della sperimentazione – riuscita o meno – è scaduto, ed i nostri si impegnano nella specialità che li ha resi famosi: thrash arroventato e “progressivo” – variazioni sul tema implicite nei brani prolungati – eseguito da consumati professionisti del suono da cataclisma.
“72 Seasons”, il quarto singolo che ha preceduto l’imminente uscita dell’omonimo album, ripropone riffs allineati come un plotone di forze armate (la metafora può apparire infelice in tempi di guerra ma tale è la percezione), che scatenano una dinamica thrash nel più tipico stile dei pionieri della Bay Area, aizzata dall’inconfondibile -ed immutabile- voce di Hetfield. Come alle origini, l’assolo di Kirk Hammett sembra rifarsi ai fulminei interventi a “fuoco rapido” di Fast Eddie nei classici Motorhead.
Metallica 2023, foto: Tim Saccenti
Anche lo schieramento d’assalto di “Shadows Follow” fa pensare ad un tema bellico, forse la mia fantasia descrittiva è in crisi o si può concedere qualche dejà vu? Stavolta però l’intimidatoria partenza si risolve in un riff meno frenetico. L’aggressione continua in “Screaming Suicide”, ancora con reminiscenze motorheadiane nel riff iniziale, ma più incline verso l’heavy rock.
Differenti impressioni suscitano invece “Sleepwalk my Life Away” e “You Must Burn”; la prima si apre verso un’atmosfera doomy con echi di “Enter Sandman”, accelerata dal ritmo imposto da Lars; a tratti sembra di ascoltare, nei passaggi vocali, una revisione metallicizzata dei primi Alice In Chains. La seconda colpisce più a fondo, con quell’incedere ferale che riallestisce il feeling d’inizio anni ’80 della NWOBHM, fra i Diamond Head di “Am I Evil?” ed i Witchfinder General.
“Lux Aeterna” è stato il primo singolo apripista di “72 Seasons” ed è anche l’unico brano inferiore ai quattro minuti presente sull’album. Nulla di trascendentale, ma un brano tipicamente da headbangers, grazie all’immediatezza del refrain ferocemente urlato da James. Da notare la curiosità del finale che apparentemente sfuma, prima della fugace ripartenza in stile “Overkill”.
Gli sbandierati 77 minuti di durata hanno a mio avviso la controindicazione di qualche brano transitorio, inoltre la dichiarata rinuncia a “fottute ballate” tende ad uniformare il clima generale; peccato, se si pensa agli esemplari spunti melodici del passato, tutt’altro che edulcorati, di “One” e “The Unforgiven”. Quindi mi limito ad aggiungere che l’ennesimo singolo, “If Darkness Has A Son”, riflette generosamente lo spirito dei primi Metallica, mentre nella seconda parte di “Room Of Mirrors”, al minuto 3:35 si accende un riff che suona come omaggio agli Iron Maiden, poi rilanciato in chiusura. Non contenti di aver già superato la tumultuosa ora di musica, i Metallica ci sfidano con il loro brano più lungo di sempre, “Inamorata”, scritto così in italiano scorretto, di oltre undici minuti. L’andatura si dispiega su un mid-tempo sulfureo, ma verso la metà della pièce de résistance un tocco caratteristico è conferito dal bridge heavy-psichedelico, che annuncia un crescendo di chitarra nel finale dove Kirk Hammett dà il meglio di sé. Questo record di durata non è interamente un’esperienza indimenticabile, ma di certo ha la sua ragion d’essere. Come l’intero “72 Seasons”: si tratta di un album coerente, fedele alla linea (principale) dei suoi autori; riaccenderà l’entusiasmo di legioni di fans che mai abbandonerebbero i Metallica, senza riconquistare, probabilmente, chi si è allontanato dall’erratico cammino dei Nostri negli anni ’90.
METALLICA: Recensioni d'"epoca"!
I Metallica sono in assoluto fra le rock bands più famose al mondo…Anche per questo mi fa piacere ricordare ciò che scrissi quando erano lungi dalle pantagrueliche dimensioni attuali, e non figuravano in copertina di ogni rivista specializzata.
La recensione di “Kill ‘Em All”, pubblicata su Rockerilla n.37 – settembre 1983, è stata la prima apparsa su carta stampata in Italia. Così come venne dato particolare risalto – entrambi furono Album del Mese sulla rubrica “Hard’n’Heavy” di Rockerilla – sia a “Ride The Lightning” (Rockerilla n.49 – settembre 1984), sia a “Master Of Puppets” (Rockerilla n.68 – aprile 1986). Può bastare: se vi interessa leggerle, fatelo con il giusto spirito “retrospettivo”, calato nei tempi in cui furono concepite.
Recensioni magistrali quelle dei Metallica (mia pecca non conosco gli Angel) da far leggere a tutti per farli innamorare della musica hard & heavy. Il blog è ora il mio sito musicale di riferimento. Complimenti da un vecchio lettore di Metal Shock
Ciao Lorenzo, grazie di averci ritrovato e di considerarci un punto di riferimento…Ovviamente non siamo un sito che può occuparsi di tutto un pò, le nostre scelte sono mirate, e si spera, apprezzabili. Alla prossima allora.
Ciao Beppe. Confesso che era dai tempi della tua elevazione ad album del mese di “Cycle Of the Moon” dei Prophet su Metal Shock che avrei desiderato scriverti e c’è voluto il ritorno sulle scene dei “nostri” fantastici Angel per farlo… Ovviamente non ho nulla da aggiungere all’analisi pressoché perfetta che hai fatto dell’album, ma solo per ribadire anche da parte mia che ascoltare “The Torch” a quasi 50 anni dalla immensa “Tower” difficilmente riesco a sciogliere il groviglio di emozioni che mi si è creato: soddisfazione, malinconia, nostalgia “positiva” di una adolescenza felice dominata da Asia, Journey, Dare e tutto ciò che di buono offriva l’AOR degli eighties. Grazie di essere ancora qui a parlarne e a farci dire ancora una volta: “questo disco lo devo assolutamente avere!”
Ciao Riccardo, se ci pensi è sbalorditivo che siamo qui a ricordare dopo decenni l’entusiasmo condiviso nei confronti di artisti,album o canzoni. È la magia della musica che ci fa sognare nonostante il trascorrere delle mode e le “nuove tendenze” che vorrebbero cancellare il ricordo del rock che abbiamo amato. Ma chi sa fare le proprie scelte non ha bisogno di suggerimenti mendaci. Per me è molto edificante sapere che ho contribuito a tramandare certi gruppi, ignorati o peggio da altri. Grazie mille di avermelo fatto sapere.
Ciao Beppe, articolo come al solito magistrale, mi piace il fatto di accostare due band agli opposti concettuali e musicali. Il disco degli Angel mi è piaciuto, forse più ‘compatto’ del già buono Risen. The Torch immensa, riporta davvero in auge The Tower. Altri pezzi ottimi Black Moon Rising e It’s Alright più pop e vicini al periodo di Sinful ( il mio pop- metal album preferito di sempre con Firepower dei Legs Diamond ), anche se trovo giusto il tuo accostamento a White Lightning nel primo caso. Per i Metallica ho ascoltato poco e male, ma sono tra quelli che a partire dal Black Album hanno cominciato a storcere il naso, a me piace il thrash primordiale degli anni ’80, un altro disco fantastico in stile primi Metallica era il debutto degli australiani Mortal Sin, comprati dopo la tua recensione su M.S.
Continua a deliziarci Beppe! Un saluto!
Ciao Fabio, naturalmente ti ringrazio delle belle parole. Quell’accostamento Angeli/Demoni per qualcuno sarà stato offensivo considerando l’enorme popolarità dei Metallica. ma già ho spiegato. Peraltro la tua opinione non incondizionatamente elogiativa (!) sui colossi di San Francisco, è condivisa da molti. Per quanto riguarda “Once Upon A Time”, vince il confronto con “Risen” a prescindere perché nell’album precedente non c’era la monumentale “The Torch”. Adoro “Fire Power” dei Legs Diamond, se ci sarà l’occasione giusta tornerò sull’argomento. A risentirci.
Salve Beppe , acquistai Ride the Lightning… dopo aver letto la tua recensione su Rockerilla (a dire il vero meditavo acquisti dopo ogni tua recensione) e poi a ritroso Kill ‘Em All. Li ho seguiti da fan..fino al Black Album , anche dal vivo ( quella di Modena del 14 09 1991 fu l’ultima volta) poi mi sono un pò distaccato , complici i Kyuss e lo Stooner che mi sembrava riportassero il Rock verso direttive più confacenti al genere stesso. Nell’84 avevo 17 anni , tanta voglia di ascoltare musica e pochi soldi per poterla soddisfare ma riuscivo sempre a mettere qualcosa da parte per poi ordinare per corrispondenza i vinili che mi interessavano. Per la cronaca ordinai e acquistai Evil metal dei Death SS il giorno stesso che lessi la recensione sulla rivista. Gli Angel li conoscevo di nome , sempre grazie ai tuoi articoli, ma li ho ascoltati da relativamente poco grazie alle possibilità offerte dalla musica “liquida” . Ho ascoltato i due album in questione e mi sono piaciuti entrambi. Anch’io noto la tendenza ( parere personale) ad “eccedere” con la durata dei brani e non solo nei Metallica .
Ciao Gaetano, piacere di conoscere un lettore “storico” e che tu sia stato stimolato all’ascolto di certi dischi dalle mie recensioni. Negli anni ’80 eravamo un pò tutti fan dei Metallica (non solo di loro naturalmente), poi gli orientamenti possono diversificarsi e se non lo sai, anch’io sono stato fin da subito un appassionato dei Kyuss. I due album in questione sono inevitabilmente molto differenti, saperli apprezzare entrambi è sintomo di “open mind”. L’eccedere sulla durata dei brani può essere ravvisato in vari casi, lo stesso può valere sulle durate degli album, talvolta ridondanti. Grazie dell’attenzione.
Grazie a te e Giancarlo per la creazione di questo Blog. Vi ho seguiti da Rockerilla a Metal Shock e nuovamente su Rockerilla al tuo rientro nel finire degli anni 90 inizio 2000. Molte copie le ho conservate per far vedere ai miei figli cosa fosse il giornalismo musicale prima del digitale.
…nel senso che era più artigianale, Gaetano ? 🙂 O forse che si stava meglio quando si stava peggio e non avevamo tutte le potenziali fonti di cui dispongono gli odierni appassionati rimanendo spesso senza le necessarie, originali e personali parole ? Grazie. Sicuramente anche da parte del mio compagno di merende Beppe.
Ciao Beppe, devo dire che non ho trattenuto la commozione quando ho cominciato a sentire le prime note di The torch, epica come The tower. Avevo già molto apprezzato il disco precedente “Risen” e il disco di Punky Meadows “Fallen Angel”. Sono ormai sonorità che non siamo più abituati a sentire; penso anche che come si dice la classe non è acqua, chi ha fatto buona musica la farà per sempre. Fuoriclasse assoluti !
Ciao Roberto, mi fa davvero piacere sentir parlare di commozione quando la musica coinvolge intensamente. Sono contento che ci siano riscontri favorevoli su questo come-back molto positivo e ringrazio anche te per averlo manifestato.
Ciao Beppe..
Che dire?Non sbagli una recensione dal 1975…sempre ammesso che tu ne abbia tappato una!!!
L ultimo Angel,gruppo che ovviamente mi feci scoprire tu,è un disco che denota voglia di scrivere e suonare grande musica..e non aggiungo altro a quanto hai scritto tu.
Riguardo ai metallica,penso di essere l unico che considera Load e Reload ottimi album,quindi non faccio testo.
Una preghiera Beppe…scrivi più spesso!!!!
Ciao Paolo, sei alquanto generoso nei miei confronti. Sono contento che anche tu abbia apprezzato il nuovo Angel. Per quanto riguarda i due album che citi dei Metallica, “ottimi” è una valutazione impegnativa; hanno senz’altro avuto il coraggio di non replicare i precedenti di successo. Infine, mi piacerebbe scrivere più spesso, per una serie di motivi non succede,ma cerco di mantenere un livello adeguato e ringrazio tanto dell’invito.
La bravura di un giornalista risiede non nello scrivere quanto il lettore si aspetta, ma nello stupirlo con accostamenti arditi, con idee geniali e innovative in modo da aprire la mente dei suoi affezionati lettori . Non è un mio pensiero (magari!) , ma di Charles Dickens. Credo che l’amico Beppe sia riuscito perfettamente in questo e gliene sono ancora una volta grato. Trovo geniale accoppiare due realtà così distanti , anche se è vero che con l’uscita contemporanea dei loro lavoro ha aiutato. Ma non togliamo valore al nostro scrittore!!!
Nello specifico , come sempre condivido alla lettera le analisi e trovo a un primo ascolto molto bello il lavoro degli “adorati” Angel stupendomi ancora una volta come questi “immensi e meravigliosi perdenti” abbiano ancora la voglia e l’amore per la musica tale da generare un disco siffatto!!! Il grande cruccio è non riuscire mai a vederli dal vivo visto che l’europa li ha sempre snobbati e non credo abbiano le possibilità di fare una tournè nel nostro continente. Sigh!!!
I Metallica, pur non amando il thrash metal da cui sono partiti, li ho sempre comperati, i loro vinili rimbombano ancora nella mia testa ma solo fino a RELOAD. Dopo non ce l’ho piu’ fatta! Per me sono autori di un indubbio capolavoro commerciale (il black album) che avevo adorato pur non essendo il loro disco migliore ( ma nemmeno The dark side of the moon lo è per i pink floyd, ma è indubbiamente epocale). Lo ho visti dal vivo a Roma nel 1999 e in quel momento erano veramente una forza. Ora non li tengo piu’!
Chiudo, essendomi dilungato troppo, ringraziando Beppe e chiedendoci di stupirci e deliziarci ancora.
Sei bravo.
Saluti
Ciao Francesco, scomodi Charles Dickens per introdurre il tuo commento sul mio articolo: onorato (seppur conscio dei miei limiti…)! Ci ho pensato prima di accoppiare le due realtà tanto distanti; l’ho motivato, sapendo di avere affezionati e preparati lettori che possono capire. Mi dicono che in certi siti si registrano commenti da far cadere le…braccia. Per fortuna non è il nostro caso, mal che vada qualche fan integralista dei Metallica mi manderà al diavolo, se troverà irriverente il connubio. Le tue opinioni sui gruppi sono oltremodo chiare, non devo certo avvallarle o meno. Semmai aggiungo: perfettamente d’accordo su “Dark Side…” dei Pink Floyd: epocale, ma non il loro miglior album. Molte grazie per aver apprezzato.
Ciao Beppe,se era relativamente ovvio che tu parlassi del nuovo ritorno degli Angel dato la tua notoria passione per i biancovestiti ,mi sorprende un po’ il resoconto del nuovo Metallica band che anche tu riconosci come istituzione guida di un genere ma che musicalmente a mio parere ha già detto tutto quello che aveva da dire…
La differenza la fa il numero spropositato di vendite che i four horsemen avranno comunque per il seguito di fan acquisiti a livello mondiale ,mentre per i faraoni di seta bianca resterà il responso di quei pochi ammiratori,tra cui mi includo ,che memori dei fasti passati saluteranno questo comeback con un pizzico di nostalgia oltre che di curiosità consci che il treno per questa scena e queste sonorità è passato ed è improbabile che torni..
Roberto ciao, il perché ho trattato parallelamente due realtà tanto distanti l’ho espresso, penso chiaramente, nell’introduzione. Le uscite discografiche erano ravvicinate, volevo dir la mia su entrambi, spero in modo originale, senz’altro autoctono e indipendente. Sappiamo bene del “treno in corsa” ormai perso, ma la passione non è condizionata da questi aspetti, così come è il caso di valutare lo stato di forma attuale dei Metallica al di là del fatto che intorno a loro graviti un giro d’interesse enorme. Grazie.
Ciao Beppe ricordo ancora con grande piacere quando mi procurasti la copia del primo album degli angel che era l’ultimo mancante per completare la loro discografia ti ringrazio per avermi fatto conoscere band così importanti e per avermi aiutato nell’apprendimento della mia evoluzione e cultura musicale un abbraccio
Eh già Stefano, cose di tanti anni fa, quando era difficile procurarsi dischi non comuni e non c’erano le ristampe: si parla di prima metà anni ’80. Il particolare del primo Angel non lo rammento, comunque poi sei diventato un grande collezionista, fa piacere che ricordi il mio contributo alla tua “crescita”…Grazie ed un abbraccio a te.
Ciao Beppe! E’ un piacere, per me, tornare a leggerti. Ricordo che ai tempi del liceo divoravo le pagine di “Metal Shock”, e i momenti più attesi per me erano la posta di Giancarlo Trombetti (sempre piena di annotazioni ironiche ) e le tue recensioni.
Ricordo ancora quella di “Use your illusion”, e poi quella di “The Razor’s Edge”, che mi procurò una discreta delusione, vista la mia passione per i canguri. Oggi, più di trent’anni dopo, sono ingegnere edile, ma ho la passionaccia delle recensioni cinematografiche. E quando qualcuno mi chiede da chi ho imparato a recensire, rispondo sempre: dal mitico Beppe Riva.
Un caro saluto, Maestro.
Ciao Ivano, bello sentirsi dire queste cose
…Un ingegnere che scrive recensioni di cinema per passione e afferma di aver imparato da me. Per chi come il sottoscritto continua nel suo operato per diletto, la maggior soddisfazione è la riconoscenza dei lettori. Lo sarebbe anche se fossi un professionista, perché il riscontro economico è importante, ma le emozioni positive lo sono per altri aspetti. Molte grazie!
Ciao Beppe, non ti nascondo che il mio interesse primario dell’articolone riguarda più gli “angeli” che i “demoni”. Con tutto il rispetto per i Metallica, sui quali si spara sempre letame a prescindere. The Torch incredibile, non ho resistito all’ascolto, dopo aver sentito decantarne da più parti le meraviglie. Aspettative più che rispettate, sembra effettivamente la nuovo The Tower, con Calv in modalità Giuffria. Per il resto, voglio attendere il cd, che mi arriverà la settimana prossima. Intanto, grazie. Un abbraccio.
Ciao Alessandro, non conosco le anticipazioni sugli Angel di cui riferisci, comunque ritengo che per un attento conoscitore del gruppo sia logico mettere in relazione “The Torch” a “Tower”. Anzi, sarei pronto a scommettere che gli Angel l’abbiano fatto volutamente e per fortuna di noi appassionati. Come molti sanno, non sono un frequentatore del web e delle riviste (assai poche e selezionate), quindi mi cogli impreparato sullo “sparare letame” contro i Metallica. Sicuramente sono enormemente di più i loro estimatori, ma alla grande fama corrisponde anche un certa quantità di cosiddetti haters. Grazie tante della costante attenzione.
Grande Beppe, stavolta hai davvero battuto tutti sul tempo con questa bella accoppiata di recensioni! Ho appena finito di ascoltare lo streaming dell’album degli Angel (ovviamente guidato dalle tue parole) e concordo con te che a tratti riesce a richiamare i fasti del passato e tanto basta! Siamo comunque (per fortuna) ben lontani dall’obbrobrioso In The Beginning … Sui Metallica non commento non avendo ascoltato niente, ma per me rimane imbattibile la “freschezza” di Ride The Lightning … e sì, sono un inguaribile nostalgico, vero? 😉
Ciao Giuseppe, sicuramente non ho battuto nessuno nel recensire i Metallica, mai preteso tanto, trattandosi nel nostro caso solo di un Blog; invece sono riuscito ad essere tempestivo con gli Angel, pubblicando nel giorno dell’uscita dell’album (anche per abbinare i link musicali, disponibili dal 21/4). “Ride The Lightning” resta nel cuore di molti fans come priorità assoluta. Non è nostalgia, ma giusto riconoscimento di ciò che ha rappresentato nella storia! Grazie.
Ciao Beppe,
Dopo l’ascolto di “72 Seasons” nei giorni scorsi ho appena finito il secondo ascolto di “Once Upon a Time” .
Ovviamente non mi sento di aggiungere nulla alla tua esaustiva recensione ma le mie brevi impressioni a caldo (frutto di pochi ascolti per ora) sono le seguenti:
mi sono piaciuti entrambi e credo che il “segreto” sia proprio quello di non avere aspettative incoerenti all’ attuale contesto. Come giustamente scrivi la freschezza di ispirazione non può essere quella degli esordi e sarebbe sbagliato aspettarselo.
Detto questo se devo trovare un difetto per ognuno direi che di Angel non mi è piaciuta molto la produzione (bassi troppo in evidenza, almeno sui miei impianti) e di Metallica l’eccessiva lunghezza mentre qui la produzione direi che è veramente di alto livello.
Grazie come sempre dei tuoi preziosi scritti.
Un saluto
Ciao Fulvio. Per quanto riguarda le tue osservazioni, la spinta sui “bassi” della produzione degli Angel, è stata storicamente una voluta caratteristica del differente mix giapponese di “On Earth As It Is In Heaven”, però nel caso di “Once Upon A Time” non mi sembra così evidente, la trovo generalmente ben bilanciata. La produzione dei Metallica non può che essere di alto livello! La lunghezza dei brani di “72 Seasons”, come puoi leggere, è stata oggetto di riserva anche di un precedente commento. Grazie dell’attenzione.
Ciao Beppe, per ora ti rispondo per ‘Tallica. Come già scritto per i ritorni discografici di altri nomi storici risulta difficile essere obiettivi nel giudicare un lavoro fatto da una band che ami, che ha scritto la storia del tuo genere. Sono tra i fan che mettono Ride The Lighting all’apice della loro carriera musicale. Ritengo 72 un buon lavoro, un lavoro che prosegue il filo logico di Hardwired. Mi piace la loro voglia di guardare al passato,Motorhead e Diamond Head su tutti. Da questo lavoro trovo bellissimi i testi delle canzoni, il nuovo modo di suonare (eseguire assoli) di Hammet. Quello che non mi piace è quella necessità, non si sa scritta da chi, di voler suonare sempre pezzi di lunga durata, penso che questo porti a rendere stancanti pezzi come If Darkness. Avrei preferito un pezzo, per esempio, questo pezzo rapportato su una durata dimezzata. Ritengo che avrebbe giovato a 72.
Lo ritengo un buon album per concludere
Ciao Luca, analisi accurata la tua. Significativa l’attenzione verso i testi del “maturo” James Hetfield, che lotta contro i suoi “demoni” personali (no relation con il titolo dell’articolo…); si abbinano molto bene agli umori sempre cupi, torvi della musica. Grazie dell’intervento.