Asia in Asia: Greg Lake, Steve Howe, Geoff Downes, Carl Palmer
Lo strano caso della sostituzione del cantante
L’avvicendamento del cantante in un gruppo celebre non è mai stato rebus di facile soluzione. Generalmente, la voce solista identifica più di ogni altro strumento una proposta musicale e mi è rimasta impressa in modo indelebile un’affermazione letta sul settimanale Ciao 2001 all’inizio degli anni ’70, laddove si dichiarava che sarebbe stato più agevole per Led Zeppelin e Black Sabbath scambiare Jimmy Page e Tony Iommi che non Robert Plant e Ozzy Osbourne: una sentenza forse semplicistica, ma lapalissiana.
Non è un caso se anche un gruppo che ha attraversato con grande successo varie epoche arruolando differenti cantanti – Deep Purple nelle rispettive versioni “Mark” – ha dovuto adeguarsi con accorgimenti stilistici mirati ai cambiamenti, ritornando infine alla formula (e al vocalist) più apprezzati dal pubblico.
In tema di autentici capisaldi del nostro genere di musica preferito, proprio Ian Gillan (front-man per antonomasia dei Purple) ha fallito la sostituzione di Ozzy nei Sabbath, mentre Ronnie James Dio è riuscito nell’impresa, forgiando con loro altri classici. Ma si è trattato più che altro di un’eccezione.
I colossi planetari Queen hanno coinvolto addirittura Paul Rodgers (da molti considerato il più grande cantante rock inglese) nell’improbo tentativo di rimpiazzare una personalità completamente differente, Freddie Mercury, la più fiammeggiante figura sul “fronte del palco” mai esistita. Non è stato un exploit duraturo.
Gli AC/DC invece sono riusciti nel colpo di “sostituire l’insostituibile” Bon Scott con Brian Johnson, addirittura incrementando esponenzialmente la loro popolarità, mentre solo temporanea risultò l’apparizione dell’icona sleaze Axl Rose nei loro ranghi, per concludere il “Rock Or Bust tour ” del 2016.
Nell’antologia della pura extravaganza, l’episodica comparsa di Rob Halford nei Black Sabbath in una data dell’Ozzfest 2004.
Ovviamente si tratta solo di eclatanti casi esemplificativi, per introdurre argomento analogo.
Infatti John Wetton, Steve Howe, Geoff Downes e Carl Palmer, grandi reduci del progressive inglese, avevano costituito il supergruppo Asia per assalire classifiche e onde radiofoniche americane, centrando il bersaglio al primo colpo, con l’omonimo album d’esordio multi-platino del 1982 su Geffen. L’abbiamo ampiamente scritto nell’articolo dedicato al primo Volume dei “Live Bootlegs” ufficiali (dicembre 2021).
Dar seguito ad un’ascesa tanto vertiginosa non era però affare da poco, e conflittualità difficilmente sanabili emergevano nell’allestire il secondo “Alpha” (’83). Wetton e Downes si imponevano nell’occasione come i Lennon/Mc Cartney degli Asia, a discapito di Steve Howe, che aveva contribuito in modo rilevante alla composizione dell’opera prima.
Le tensioni fra gli antagonisti John Wetton, ritenuto responsabile degli accenti “commerciali” del nuovo disco, e Steve Howe, più legato alle radici prog, venivano acuite dall’abuso di alcolici dell’ex Family/Crimson/Heep (etc.) e dalle deludenti vendite di “Alpha”, inferiori alla metà del precedente, con grave disappunto della casa discografica e del management. Wetton divenne il capro espiatorio del casus belli e pagò con l’estromissione dal quartetto, esibendosi l’ultima volta dal vivo il 10 settembre.
Conseguenza immediata fu l’annullamento di tutte le date successive del tour, ad eccezione dei concerti di dicembre in Giappone, in quanto MTV si era assunta l’impegno irrinunciabile della prima diretta televisiva trasmessa dall’Estremo Oriente in America, contemplando un concorso che avrebbe offerto il volo transoceanico per assistere allo show degli Asia “in Asia” ai vincitori.
A quel punto scattava la caccia al sostituto del cantante/bassista; fra i candidati si era fatto il nome di Trevor Horn, già compagno di Downes nei Buggles e negli Yes, opzione non confermata, mentre erano accertati i contatti con Brad Delp, a quell’epoca inattivo per l’interminabile attesa del terzo LP dei Boston.
Il prescelto fu però Greg Lake, inizialmente riluttante all’ipotesi di abbracciare lo stile incline al rock FM dei veterani inglesi.
In realtà il secondo album da solista di Greg per la Chrysalis, “Manoeuvres”, uscito nello stesso 1983 ed ancora con il grande Gary Moore, sfoggiava sorprendentemente una tendenza AOR anche per il compositore delle superbe ballate degli ELP. E credetemi, si tratta di un sottostimato gioiello del rock melodico, come si evince dalla presentazione della ristampa Rock Candy del 2011, firmata dall’autorevole Derek Oliver. Quindi la proposta non appariva affatto discrepante: in ottobre, l’insistenza del vecchio compagno d’avventure Palmer lo convinse ad accettare.
Apparentemente, la soluzione poteva risultare ideale. Lake è stato uno dei più grandi protagonisti del rock progressivo anni ’70, aveva preceduto lo stesso Wetton nei King Crimson, e quest’ultimo sembrava risentire della sua influenza. Il timbro vocale di John, caldo e maturo, risultava per molti versi analogo a quello di Greg; eppure non fu facile per Lake calarsi nei panni di Wetton e gli stessi Asia dovettero adattare alcuni arrangiamenti ai registri del nuovo venuto.
Lui stesso si impegnò strenuamente in una full immersion di circa due settimane per apprendere i brani degli Asia, un’esperienza che a posteriori giudicò oltremodo stressante.
Alla fine gli Asia si esibirono con Lake nel Paese del Sol Levante: il 6, 7, 8 dicembre suonarono al Budokan di Tokyo e il 9 dicembre alla Castle Hall di Osaka, riscuotendo un successo persino superiore alle attese (lo show del 6/12 sarà registrato per la pubblicazione, mentre la data del 7/12 è quella della diretta MTV, determinata dal fuso orario).
Nonostante ciò, permanevano perplessità sull’adattamento del cantante di “Lucky Man” allo stile Asia, e l’”impresa commerciale” – etichetta e manager – che gestiva gli interessi del gruppo, decise prima di Natale di non confermarlo; Greg precisò che neppure lui era interessato a continuare.
John Wetton rientrò nei ranghi, sebbene lusingato da un contratto da solista offertogli da Atlantic, che però l’avrebbe costretto ad una disputa legale senza troppe chances per svincolarsi dalla Geffen. Così accettò, chiedendo in cambio la “testa” di Howe. In seguito riconobbe pubblicamente che fu una rivincita insensata. Il chitarrista, dal canto suo, aveva dichiarato di andarsene di propria volontà…Notoriamente fu sostituito dall’ex Krokus Mandy Maier nel terzo album “Astra” (1985), ma nonostante gli impulsi di avvicinamento al contemporaneo hard rock melodico dovuti al nuovo membro, raccomandato dalla Geffen, il declino commerciale del quartetto portava all’inevitabile scioglimento.
Val la pena ricordare che prima del suo arrivo, gli Asia avevano vagliato l’opportunità di avvalersi, esclusivamente in studio, di luminari del calibro di Jeff Beck e David Gilmour, mentre alla meteora Robin George fu offerta la possibilità di un ingresso stabile, rifiutata per le ambizioni individuali del musicista di Wolverhampton.
ASIA In Asia – Live At The Budokan, Tokyo, 1983
Ma tornando al tour nipponico, l’ormai dilagante moda del recupero di documenti storici per bramosi fruitori di classic rock, rende d’attualità anche questo album dal vivo, rinominato “ASIA In Asia – Live At The Budokan, Tokyo, 1983”; edito originariamente in VHS/laser disc, con successivi formati DVD, CD, LP e diversi titoli, oggi è soggetto ad un prestigioso trattamento “definitivo” in box edizione Deluxe, che uscirà il 10 giugno (BMG).
Il repertorio è interamente focalizzato sul materiale dei primi due album, senza le concessioni al glorioso passato seventies dei musicisti, pratica che diverrà ricorrente nelle riunioni post-2000 (ben documentate dagli “Official Live Bootlegs”). Gli Asia nel continente che li ha “battezzati” sono annunciati sul palco del Budokan dal presentatore di MTV, Mark Goodman, ed il brano d’apertura é “Time Again”, caratterizzato da un’accentuata enfasi heavy-prog, con l’inconfondibile voce di Lake che appare disinvolta nel nuovo contesto. Le digressioni strumentali pongono l’accento sulle inusitate dissonanze sperimentate da Downes al pianoforte e sulla fulminante solista di Howe. Subito dopo, “The Heat Goes On” sottolinea l’avvicinamento del secondo “Alpha” alla formula vincente dei Foreigner, ma l’assolo all’Hammond dello stesso Downes, incluso un bridge da “church organ”, riporta per qualche attimo indietro le lancette del tempo.
“Here Comes The Feeling”, uno degli zenit del primo album, conferma gli Asia fondamentale gruppo-cerniera fra il prog anni ’70 ed il contemporaneo AOR. Se il refrain ammicca vistosamente al rock radiofonico, i fraseggi della chitarra sono di evidente estrazione-Yes, mentre Lake risulta decisamente a suo agio nei toni da ballata.
“Eye To Eye” esibisce l’immagine pomp-rock del quartetto con interazione di effetti scenografici ad ampio respiro di chitarra e tastiere.
Dopodiché Steve Howe si esibisce in un assolo di chitarra acustica dalle tipiche sonorità di purezza cristallina, anticipando “Sketches In The Sun”, che ripresenterà nell’isolata esperienza con i GTR del 1986.
“Only Time Will Tell” è un classico per eccellenza degli Asia; in origine evidenziò l’influenza di Lake su Wetton, ma in questo caso Greg agisce sul terreno preferito di colui che gli succedette (nei King Crimson) e stavolta il paragone non depone a suo favore.
Al di là dell’intro vocale à la Buggles di Geoff, “Open Your Eyes” è un brano molto evocativo del sottovalutato repertorio di “Alpha” e sfoggia eleganti parti strumentali sostenute dai dirompenti ritmi di Palmer, generalmente contenuto in un ruolo più “economico” negli Asia, benché autorizzato a sfogarsi, in ogni concerto, nell’irrinunciabile assolo di batteria. Superfluo forse sottolineare la sua statura di fuoriclasse del drumming, non a caso insignito del titolo di Prog God nel 2017, ed ancora in grado di sbalordire, all’attuale, veneranda età di 72 anni.
Anche Downes si concede la propria esibizione individuale, invero non fra le più elettrizzanti, poi è la volta di “The Smile Has Left Your Eyes”; il titolo presagisce una ballata malinconica, che ben si adatta ad un indiscutibile campione dello stile “intimista” come Lake.
L’inesorabile crescendo finale è tutto affidato agli evergreen di “Asia”: in successione “The Wildest Dreams”, dal piano martellante alla maniera di Toto/Foreigner ma con melodrammatici spunti di pomp-rock supremo come tratto distintivo, quindi “Heat Of The Moment”, forse il brano più amato del gruppo, qui esteso oltre i 7 minuti dall’afflato sinfonico delle esuberanti improvvisazioni strumentali.
In conclusione “Sole Survivor”, scandita dal peculiare arrangiamento della chitarra e da un superbo assolo di Howe, dove Lake chiude idealmente, con grande dignità, la sua esperienza con gli Asia. Un’esperienza assolutamente da rivalutare, al di là del chiacchiericcio reiterato su situazioni tramandate superficialmente come negative da certa stampa faziosa; che fossero state gettate solide basi lo dimostra anche la successiva collaborazione di Greg Lake e Geoff Downes al tramonto degli anni ’80, rintracciabile nell’album postumo “Ride The Tiger” (Manticore 2015) che includeva bozze di futuri brani di ELP e Asia. Lo stesso Steve Howe, oltre naturalmente a Palmer, si spese in elogi per il contributo di Lake.
ASIA In Asia – Live At The Budokan, Tokyo, 1983: Deluxe Edition 2022
Celebrazione Live del 40° Anniversario (1982-2022)
Geoff Downes
L’edizione Deluxe di “Asia In Asia” al Budokan si inserisce nel quadro del 40° Anniversario del clamoroso album d’esordio: difficile non riconoscere una dimensione epocale ad un disco che per 9 settimane consecutive dominò la classifica di Billboard.
Il box è oltremodo attraente; incorniciato da una nuova copertina di Roger Dean, include doppio LP a colori e doppio CD, oltre al Blu-ray audio/video del concerto, il tutto con remix 2022. Al contenuto musicale va aggiunto un libro di 40 pagine di grande formato e numerosi memorabilia (vedi foto): spilletta metallica, due poster illustrati dallo stesso Roger Dean, riproduzioni di biglietti e backstage-pass, 3 foto della band. Il costo è oggettivamente accessibile. Per chi può o deve accontentarsi del documento musicale, disponibili anche i formati CD e doppio LP con copertina apribile.
Per il pre-ordine:
https://asiaband.lnk.to/budokanPR
Non solo questo affascinante reperto discografico; nell’ottica dei quarant’anni dal debutto, i rinnovati Asia saranno in tour quest’estate in America. Accanto ai membri originali Geoff Downes e Carl Palmer, è confermata la presenza dell’infaticabile Billy Sherwood (basso e voce, già negli Yes e recentemente ascoltato nel facsimile Yes/World Trade a nome Arc Of Life) ma la vera sorpresa è un altro artista americano che ritroviamo con piacere, il fedele collaboratore di Keith Emerson, Marc Bonilla (chitarra e voce). Saprà infondere nuova linfa vitale anche ai classici Asia?
Un sentito ringraziamento a Paolo Rigoli di “Emersonology” per il prezioso contributo
Carl Palmer
Certo che scegliere tra due fuoriclasse come Wetton e Lake è veramente un’impresa…. Grazie per la segnalazione di questo lavoro, non sono mai stato un grande fan degli Asia, prima due lavori a parte, cercherò di ascoltarlo il prima possibile
Si Marco, dici bene: Wetton e Lake due fuoriclasse, la loro storia lo dimostra al di là degli alti e bassi commerciali. Il box deluxe degli Asia al Budokan è davvero un gioiellino da collezione per i vari inserti. Capisco che tutti dobbiamo limitare le spese, ma in questo caso personalmente ho fatto un’eccezione con piacere. La presenza mai più ripetuta di Lake, per i suoi fan (come il sottoscritto) è un valore aggiunto. Grazie, ciao.
Ciao Beppe, grazie per la segnalazione di questo live. Non avevo proprio idea che fosse uscito. Da grande estimatore degli Asia provvederò immediatamente all’acquisto, anche perchè la timbrica “pastosa” di Lake ben si adatta sulle linee melodiche originariamente cantate da Wetton. Un caro saluto.
Grazie Alessandro, al di là dell’avvicendamento Wetton-Lake, resta un concerto memorabile. Uscita prevista dell’edizione “definitiva”: 10 giugno. A risentirci presto, ciao.
Buongiorno Beppe.
Questa è una uscita interessante, Greg Lake qui è ancora in grande forma vocale, senza fare rimpiangere Wetton, che comunque personalmente preferisco a Lake (ma è un parere personale).
Purtroppo sono sprovvisto di BluRay, e mi dovrò accontenare della parte video.
Detto questo, si tratta di un recupero realmente importante.
Beppe mi permetto in questa sede di sollecitarti qualche argomento per eventuali prossimi articoli (non che tu ne abbia bisogno…); Van der Graaf Generator e Jade Warrior come li vedi?
Grazie
Buongiorno Lorenzo, il parere è giustamente soggettivo, si tratta di due grandi vocalist. Per quanto riguarda VDGG, li ho molto amati nel periodo 1969-1972, poi più occasionalmente. Devo dirti che hanno talmente tanta stampa schierata a favore, che non vedo particolarmente utile un mio intervento sul tema (o meglio Theme One!).
Sicuramente lo sarebbe nel caso dei Jade Warrior, assai più oscuri e indubbiamente affascinanti. Potrei recuperarli in una “trilogia” di reliquie Prog, anche se spiace dire che su questo genere di gruppi l’interesse dei lettori non è elevato. Grazie dell’opinione.
Ciao Beppe,
Prezioso articolo (come sempre) e prezioso recupero di questa testimonianza degli Asia con Greg Lake che, se non erro, finora è stata stampata in CD solo nel 2001/2 (non so se le versioni fossero ufficiali…comunque la scaletta risulta ridotta rispetto a quella presentata per l’edizione di quest’anno).
Unico rammarico è che non sia prevista una versione “low budget” CD + Blu Ray…per avere il supporto video bisogna orientarsi sulla Deluxe decisamente più impegnativa (economicamente parlando).
Peccato…anche perché la più moderna versione video disponibile in precedenza su supporto fisico mi risulta fosse il VHS (o laserdisc per chi è eventualmente attrezzato).
Mi accontenterò della versione CD, non si può avere tutto dalla vita.
Un saluto e grazie!
Ciao Fulvio, l’edizione Deluxe è certamente più impegnativa ma non è eccessivamente dispendiosa (vedi siti abituali…) rispetto al contenuto, ed è senz’altro preferibile per i fans accaniti. Purtroppo ognuno deve poi fare i conti con il proprio budget ed effettuare scelte talvolta “dolorose” di rinuncia. Grazie dell’apprezzamento.
La Geffen Records ha più di una volta utilizzato la strategia di affidare ai manager dei musicisti la formazione di nuovi gruppi. Celebre è stato nel 1980 il rifiuto di Rick Wakeman a firmare il contratto con l’etichetta perché l’appena nato supergruppo (Wetton, Wakeman, Palmer, Rabin) non aveva ancora suonato insieme: inaccettabile per lui! Dopo alcuni mesi nasceranno gli Asia. Tale modalità finisce gioco forza per dare troppo potere alle case discografiche e ai vari manager, che sembrano giocare a Risiko con i musicisti. È quasi un miracolo che nonostante questo siano stati comunque prodotti buoni dischi. Nel caso di Alpha, disco più pop rispetto al primo, avrei visto meglio l’inserimento delle B-sides “Lying to Yourself” e “Daylight” al posto di brani un po’ deboli come “The Last to Know” o “Never in a Million Years”. Detto tutto questo, credo che a parte Lake nessun altro avrebbe potuto in poche settimane sostituire Wetton senza combinare disastri, anche se è evidente che tutta l’operazione sa di forzatura. Infine, curioso che ci siamo conosciuti proprio ad un concerto degli Asia esattamente 30 anni fa! Con grande stima, Paolo.
Grazie Paolo, ribadisco che i tuoi contributi sono sempre apprezzati ed anche questo commento aggiunge particolari che vanno ad integrare l’articolo molto positivamente. Conoscendo il tuo livello di approfondimento su questi temi, mi onora la stima che dichiari ed il ricordo dell’incontro proprio al concerto degli Asia. Un caloroso saluto.
Grazie Beppe (e Paolo) per questa completa e documentata scorribanda su un tempo in cui i teen agers come il sottoscritto, che si aprivano alla fruizione musicale e che non digerivano punk e new wave, trovarono subito sponda in questa band dalle emozioni tanto forti quanto facili. L’ottimo Greg non era nuovo ai tour de force (come avvenuto cinque anni prima con ELP per preparare il tour senza orchestra in una sola settimana, secondo alcune testimonianze) e fece davvero un figurone, mantenendo le sue prerogative (Here Comes The Feeling il migliore esempio secondo me). Un vero peccato che il documentario “Road to Budokan”, inizialmente previsto, sia stato escluso dal box set. Un ultimo pensiero al compianto sostituito John Wetton che mi procurò grande emozione iniziando il set degli Asia al festival Afrakà di Lino Vairetti nel 2007 con un brano da me amatissimo: Midnight Sun.
Ciao Leandro, i commenti tuoi e di Paolo sono sempre un valore aggiunto perché riportano dettagli che non sono certo di dominio pubblico. Si, il documentario che precedeva la diretta MTV sarebbe stato un bonus rilevante. Peccato! Per quanto riguarda John Wetton, la mia devozione verso la figura di Greg Lake non vuol certo sminuire colui che resta il vocalist per eccellenza degli Asia, e credo si intuisca. Anche la mia stima per Wetton è e resterà assoluta. Grazie dell’intervento.
Nel modo più assoluto… ancora grazie a te e mi correggo: le prove di ELP risaluvano a sei anni prima…