Torna la musica dal vivo e con l'emozione di tornare a respirarla tornano alla mente vecchi ricordi.
Come alcuni amici sanno o come alcuni hanno imparato leggendo certe mie osservazioni, abito in campagna…o mezza montagna come dicono certi. Qui la vita è rallentata e i ritmi sono lontani anche da quelli delle piccole o medie città. Quando due anni fa arrivò lo tsunami del covid, se non fosse stato per la necessità di scendere a valle a rifornirmi, spesso non me ne sarei neppure accorto. Sì, gli amici sparirono, ovviamente, e certe nostre riunioni gastronomiche vennero rimandate di mese in mese, le cacciate nei boschi con i cani cancellate, così come le discese al mio mare, ma sostanzialmente, vivendo da solo, non ho sofferto grandi cambiamenti. La televisione, alcuni buoni libri, da leggere o riletti per l’ennesima volta…e la Musica. Fosse dipeso solo da lei avrei potuto sopravvivere per anni senza mai ripetere i medesimi ascolti, volendo.
Ma guardando fuori dalla finestra era comunque evidente che qualcosa di anomalo stava saltandoci addosso. Ricordo che a un certo punto decisi di mettermi a scrivere, raccontando la situazione e immedesimandomi in un personaggio che, da solo, andava incontro alla chiusura e alla sua stessa fine, cercando di trovare una connessione con i suoi discendenti diretti utilizzando la musica come tramite. Ero anche a buon punto e devo ammettere che mi sentivo soddisfatto di quello che stava venendo fuori : lo stavo scrivendo come una sceneggiatura televisiva… deformazione professionale… ma rileggendo, mi piaceva. Poi mi resi conto che dozzine di soggetti si erano buttati a scrivere…l’Italia è paese di scrittori, ballerini e cantanti… e smisi immediatamente, come a voler prendere le distanze.
Uno dei piccoli, grandi problemi di quella vita che spero passata, erano certi biglietti di certi concerti che mi ero comprato con obbligatorio, inutile, grande anticipo e che adesso giacevano in un cassetto, pronti a guardarmi ogni volta che lo aprivo : inutili e costosissimi pezzi di carta. Molti di noi hanno subìto, nel corso della chiusura, il trauma del tentativo di recupero del proprio denaro finito in mano a certi soggetti che al tempo hanno fatto e dichiarato di tutto pur di non restituire quel denaro, moltissimo in alcuni casi, ingiustamente detenuto. La musica era finita e lo sarebbe stata per un bel pezzo, questa era una amara considerazione.
E un promoter che ebbe a dichiarare : “ Se restituissi tutti i soldi di certi concerti le banche che li hanno in deposito fallirebbero!” espose pubblicamente e forse involontariamente il numero di neuroni che rimbalzavano solitari dentro la sua scatola cranica. Ma il dubbio che non avremmo più visto o ascoltato musica dal vivo per molto tempo era una certezza che ci intristiva.
Con la fine del supporto musicale, cd o vinile… e un giorno vorrei tanto spiegare la mia opinione in merito e dare le responsabilità a chi se le merita e oggi piange… l’organizzazione di concerti è la fonte primaria di proventi per artisti e per le case discografiche, quelle che ancora esistono, che si sono comprate o hanno partecipazioni nelle grandi agenzie di promozione di spettacoli dal vivo. Sapere che anche l’ultimo baluardo stava crollando da una parte era preoccupazione minore…cavoli loro…dall’altra una amarissima presa di coscienza per chi di musica vive.
Non restava che ricordare le avventure di una vita, quelle che per passione o per lavoro avevi vissuto, sperando di poter tornare indietro. E ricordo perfettamente che molto spesso mi trovavo a rivivere, resuscitare letteralmente, episodi cui ero stato testimone e che non sarebbero mai comparsi in alcun libro e che, al contrario, non sarebbero mai stati citati nei libri di quelli che li scrivono millantando vite e presenze che non hanno vissuto semplicemente perché non reperibili sul web… Ma chi se ne frega, problemi di chi crede loro…
Con stupore crescente, dunque, mi sono sorpreso a leggere lunghe file di artisti che stanno o hanno già iniziato a tornare in circolazione, passando anche dal nostro sciagurato paese; quel paese che, se solo fosse memore delle nefandezze dei tipi sunnominati, non avrebbe mai più dovuto acquistare un solo biglietto pagando salate prevendite e attendendo anni per riavere PARTE del denaro speso per passione e amore.
Non sto a farvi un elenco. Ognuno di voi è perfettamente in grado di venire a conoscenza di chi sta per o è appena salito su un palco italiano, Google è accessibile anche ai non normodotati, e non credo che vi interessi più di tanto sapere dove e come andrò a sputtanare parte del mio ridotto budget in musica dal vivo… anche se mi piacerebbe incontrare alcuni vecchi amici in quelle occasioni… ma la realtà è che il piacere di sapere che la Musica sta tornando ad abbracciarci che tutti quei ricordi mi tornano in mente con una lucidità di cui sono talvolta sorpreso.
E mi trovo a sorriderne, a sorprendermi per il modo in cui un giovane…o più giovane… me stesso aveva reagito davanti a situazioni che davvero non avrei mai potuto prevedere.
E’ impossibile raccontare tutto, sono anzianotto e per amore o lavoro, come dicevo, ne ho viste parecchie, ma alcuni episodi vorrei brevemente condividerli con voi perché possano esservi di stimolo a buttarvi nuovamente nella mischia, a saltare e sudare perché credetemi qualunque momento di quelle giornate vi resterà profondamente impresso e sarà per voi una struggente nostalgia poterlo raccontare a chi avrà voglia di sentire le vostre memorie coccolate per anni.
Ricordo di un artista italiano, tal De Gregori, che doveva fare una intervista con uno dei collaboratori di una rete televisiva. Con lui, finché gli ha fatto comodo, ho avuto un buon rapporto : senza spendersi più di tanto io gli rappresentavo una importante promozione ai suoi lavori. Ma l’intervista con quel tizio, lui, proprio non la voleva fare. Nei giorni antecedenti, un sedicente dirigente della medesima rete si era speso a favore di quel ragazzo, ma il romano Francesco aveva detto di sì solo per cortesia per poi fare le bizze con me e proprio davanti al tizio. Ricordo che mi disse, parecchio scocciato : “Ma facciamola noi due ! Perché devo parlare con quel coso…”. Fui irremovibile, l’intervista si fece, il coso fu felice, non andò mai in onda.
Ricordo di un grande raduno, dove alcuni miei idoli del tempo erano riuniti per un solo giorno in basso a una curva parabolica di un circuito motociclistico inglese. AC/DC, Whitesnake, Judas Priest, B.O.C. Ed un altro paio… io ero lì per fare interviste. Ciondolavo nel retropalco in attesa di una chiamata e sentii un mio amico fotografo urlarmi per richiamare l’attenzione : a pochi metri da me c’era Eric Bloom che saltava , letteralmente, sopra un quadro contenente un disco d’oro donatogli dalla sua etichetta discografica incazzato come una iena per non aver potuto portare la sua Harley sul palco per un veto di tal Halford, che suonava dopo di lui. L’amico fece un paio di scatti che girarono il mondo e che forse si trovano ancora sul web.
Mi ricordo di un concerto di Rory Gallagher davanti a 65.000 ragazzi infoiati. Ricordo che il giornale locale riportava in prima pagina la frase : “Ha fatto più Reading festival Gallagher che voi pasti caldi!”. Eppure, a metà delle quasi due ore di concerto, a notte inoltrata, Rory rimase solo sul palco, a sedere su uno sgabello e con una chitarra acustica in mano per tre brani consecutivi… e nei momenti di pausa avresti potuto sentire volare le mosche. Il pubblico rock e metal era assolutamente in pugno dell’irlandese che avrebbe potuto mettersi a fischiettare senza avere una sola parola di riprovazione. Dopo il concerto mi venne offerto del succo d’arancia mentre intimidito parlavo con un ragazzo che non faceva nulla per nascondere il proprio accento e che beveva Four Roses come io il mio succo…
Mi ricordo del mio primo “vero” concerto di Zappa. Ce n’era stato un altro, due anni prima, ma ero stato “portato al seguito” e non avevo ancora visto la Luce. Avevo vent’anni, la mia prima vera volta voluta fortemente, e andai con la mia Dyane in Svizzera sotto una coltre di neve, in un palasport controllato da un nero di due metri in kimono mimetico e ricordo che rimasi due ore a bocca aperta ad assaporare ogni singola nota, parola, mossa di quello che era diventato il mio unico Dio. Lì venne eseguita per la prima e unica volta una canzone che, da appassionato trader di concerti, sapevo non avrei trovato mai altrove e che venne immortalata per i posteri di tutto il mondo da un registratore a cassetta così grosso che all’ingresso dovevano averlo scambiato per una valigia. “Song for Pinky” venne intitolata da uno svedese che una trentina di anni fa mise insieme il primo database di concerti di Zappa, oggi noto come Zappateers.
Purtroppo ricordo anche l’ultima volta che lo vidi : 1988. Lavoravo a Roma e in redazione le mie coronarie ebbero il primo colpo che mi portarono a una recidiva un paio di anni fa : il direttore era amico di Frank e lo aveva invitato a venire in redazione per provare a creare un logo che avrebbe dovuto lui girare a tal Pillitteri, sindaco di Milano, per una opera che gli era stata commissionata. L’opera di sarebbe dovuta chiamare “Dio Fa” ed eseguita in occasione dei mondiali del ’90. Saltò tutto per questione di costi ma posso oggi ammettere che la mia vendetta per non avermi avvertito della presenza del Signore Nostro Iddio e soprattutto di non avermi invitato a cena con lui la sera si manifestò nel furto del fax con cui lui rifiutava di lavorare per il sindaco e nella sparizione di alcuni adesivi che portavano il logo creato al Mac da Zappa stesso : una P incrociata a un 8 orizzontale che stava per “Possibilities Unlimited”. Tutto sta ancora custodito nel mio studio. Ma l’emozione di aver avuto Lui vicino…non era la prima volta ma era imprevista… me la porterò nella tomba.
Ricordo di una splendida quanto sfortunata tre giorni di musica organizzata da un amico promoter, molto serio e onesto. Ricordo che feci di tutto per promuovere quel festival ma che alcune riprese televisive saltarono, dopo averle comunque effettuate, per colpa della maleducazione e scortesia di alcuni. Ricordo che Dylan fu insopportabile nelle sue richieste, peraltro assolutamente tutte evase; ma il soggetto, tanto geniale quanto stronzo nella vita, non ne volle sapere. Però il master delle riprese se lo tenne senza cacciare neppure i tre minuti di cronaca che sono legittimi in qualsiasi paese civile. Un altro, di cui preferisco non fare il nome visto che è morto, si rifiutò categoricamente di fare alcun genere di riprese e registrazioni finché un produttore non gli fece avere alcune bottiglie del suo whiskey preferito. Completamente ubriaco si presentò sul palco firmando qualsiasi liberatoria.
Ricordo delle trattative per uno spettacolo di Robert Plant, effettuate nei camerini di un teatro di Firenze, alcuni mesi prima che tornasse in Italia al Pistoia Blues Festival. Lui era a torso nudo, circondato da bottiglie di succo d’arancia e da frutta di ogni genere, alto, bello, luminoso, gentilissimo… mentre si stirava una maglietta psichedelica che avrebbe indossato a momenti. A Pistoia, mesi dopo, non ci fu nemmeno necessità di ricordare la promessa : un gran signore.
Ricordo della bellezza e della immensa cultura di David Bowie, da cui restai estasiato… e ricordo la sua profonda umanità nel salvare, letteralmente, il culo a un promoter che stava fallendo, facendo saltare uno spettacolo nel momento sbagliato e facendolo in quello giusto… ne ricordo a dozzine… ma temo davvero che non vi interessi più di tanto. Anche perché gli episodi più gustosi devono restare narrati e riferiti solo a voce, perché coinvolgerebbero soggetti che non ci metterebbero più di due minuti a querelarmi pur davanti alla assoluta verità dei fatti… ed io denaro in avvocati non ne ho da spendere… magari, se ci vedremo questa estate, ai Gov’t Mule, ai Tull, da Steve Vai, da quel gruppo californiano che esegue splendidamente le canzoni dei Grateful Dead… se avrò il coraggio di spendere tanti soldi e rischiare ore in attesa degli Stones o dei Metallica, vi racconterò qualcos’altro… Io sarò lì, mi riconoscerete perché respirare la Musica mi fa sempre sorridere e sentire sereno e perché sono felice che sia tornata, per restare.
Nonostante tutto, nonostante tanti che non la meritano ma che ce la spacciano.
Bellissimo articolo, grande Giancarlo. Non avrò visto quello che hai visto te, ma anch’io in materia avrei da raccontare un bel po’ di cose vissute, aneddoti vari e tanti bei ricordi. Una volta andare ad un concerto era un rito e tutto aveva un sapore diverso; poi pian piano tutto è morto e oggi è tutto un litigare coi deficienti che ti piazzano il telefonino davanti per riprendere scene che non riguarderanno mai. Non parliamo poi del prezzo dei biglietti e delle assurde pratiche di vendita, una presa per il culo. Basta, coi concerti di un certo tipo ho finito, soldi buttati al cesso; i Rammstein a Torino rappresentano la mia ultima partecipazione, ma solo perché avevo i biglietti nel cassetto da 3 anni…(peraltro concerto scarso se confrontato a Vienna 2019). Trovo più soddisfacente andare a vedere il gruppetto al pub di paese o acquistare vecchi vinili o cd; aumentare la propria collezione son sempre soldi spesi bene. Bye
Ummm posizione che solo parzialmente comprendo. I grandi concerti, con esaurimento biglietti un anno prima spaventano anche me, per molti motivi. Andare in luoghi più pratici, con gruppi che attirano un pubblico di veri appassionati per me è ancora possibile considerarlo un piacere. Se questo paese avesse più strutture medio piccole da destinare alla musica saremmo tutti più felici.
Gentile Trombetti,
Ho scoperto da pochi mesi il suo blog che ritengo interessante, ho letto vari suoi articoli ma lei credo che non amo il rock progressivo, non dico quello di oggi anche se pur sempre dignitoso, lei che tratta sempre e solo di band e musicisti del passato (cosa buona e giusta dato l’impoverimento di oggi) mi sembra di non aver mai letto di sue esperienze live o anche di qualche disamina dei capolavori prog dei 70. Sicuramente mi sbaglierò dato che sono praticamente vergine del suo blog. Personalmente non ho vissuto gli anni 70(purtroppo) sono figlio di chi li ha vissuti ma dedicandosi alla politica anche di lotta per non dire armata. Tutto il mio amore per quel decennio è frutto esclusivamente di mie scoperte musicali , che se anche da metallaro estremo quale ero da ragazzino (anche di metal storico ne leggo poco forse) comunque grazie a mio fratello, anzi grazie alla diffusione della musica dei Pink Floyd in persone discotecare e mainstream come appunto mio fratello, le mie orecchie ma soprattutto il mio cervello ebbe l’onore di conoscere Waters e “compagni”. Be le dico che con i soldi ricevuti dai nonni per il Natale, mi comprai l’intera discografia dei Pink Floyd a 12 anni. Certo non era facile assimilare a quell’età i primi album fino a The dark side….. Rimasi comunque fedele al metal estremo di ENTOMBEND, Death e soprattutto death metal europeo. Anche nel look altrimenti non si è vero metallari . Contemporaneamente però l’amore per il rock progressivo cresceva anche per quello italiano , che diciamola tutta ora mi ritengo un grande conoscitore, di album grandiosi del prog italiano ce ne sono circa una decina ad essere generosi, no lo dico per i prezzi esorbitanti e ingiustificati dei vinili oggi. Mi sono dilungato troppo, le chiedo se in futuro può citare band ancora in attività come i VAN DER GRAAF GENERATOR che vidi a Roma nel 2005 col fantastico Jackson. Oggi senza sassofono sono un altro gruppo, ma la voce e la magia che emana Peter Hammill anche oggi è insuperabile. Questo è solo un esempio, perché di band storiche in attività ce ne sono ancora soprattutto in Italia suonano spesso, CARAVAN ecc. Come ultima cosa le vorrei dire che anche il metal è deceduto e di concerti ne ho visti tanti, ma nel prog a parte il prog metal la magia è rimasta intatta anche nelle nuove leve.
La ringrazio e mi scuso per le lungaggini.
Ivano da Nereto (TE)
(PS ammirevole l’articolo sul folk prog un passaggio importantissimo nel panorama prog inglese, ne sto cercando i dischi spasmodicamente, oltre aver già speso molto per i COMUS e JAN DUKES DE GREY)
Caro Ivano, sì, ti sbagli : mi piacciono moltissimo i gruppi storici del progressive e ammetto che da parte nostra, mia e di Beppe, si sia casualmente lasciato un piccolo buco nelle nostre rivisitazioni. Colpa nostra cui cercheremo di rimediare. Purtroppo non sono mai stato preso dai VDGG che bazzicavano oltretutto il Piper che stava davanti casa mia. Apprezzo tutto il resto, anche gruppi che non sono direttamente inclusi nel prog, ma Hammill, colpa mia, non mi ha mai fatto scattare la scintilla. Riproverò, dopo il tuo accorato suggerimento. Poi ti saprò dire… Grazie di aver letto.
Ciao Giancarlo!
Ne avrei anch’io da raccontare di certa “brava gente”,che esteriormente è affascinante,ma che poi nel privato..è esattamente l’opposto!
Siamo nell’era del Politically Correct,che se sbagli a scrivere una frase,ti arrivano denunce e querele come se piovesse.
Hai perfettamente ragione,meglio dirle a voce,e con chi sa ascoltare e non parlare.io io,di “certa brava gente”non ho comprato più Niente!!!Condivido tutto quello che hai scritto.👏👏👏👏👏👏
…sono i famosi libri che nessuno scriverà mai Paolo. Tuti bravi , belli e simpatici, intelligenti e produttori di grandissimi dischi… Diciamocele in privato, tra noi. E speriamo nel passaparola. 🙂
I Muli vado a Chiari (Bs) a vedermeli,molto più vicini, peccato, avremmo potuto beccarci .
👏👏👏
Muchas gracias 🙂