Breve riflessione sugli esordi dei dischi che hanno mutato il corso della storia del rock and roll..
I social sono… quello che ha descritto bene il defunto Umberto Eco. Però spesso diventano elemento di riflessione, uno stimolo a porsi domande le cui risposte, per quel che mi riguarda, non sono quasi mai analoghe alle conclusioni cui giungono certe moltitudini… però comunque utili. In un articolo precedente avevo citato la ricorrenza dell’uscita del primo disco dei Velvet Underground che viene comunemente accolto come uno degli esordi più importanti, laddove non “il” più importante, e che abbia spinto una quantità di ragazzi a formare un proprio gruppo.
Una frase, “Il disco vendette poche migliaia di copie ma chiunque lo abbia posseduto scelse di formare una propria band”, viene indicata come il marchio a riprova di cotanta adorazione. Specifichiamo subito, prima che mi diano del reazionario : possiedo non solo una delle primissime ristampe del disco con la banana di Warhol, ma anche i successivi dischi dei Velvet; persino un box con tutti i dischi in cd inclusi brani alternativi e tracce aggiuntive. Di Reed e John Cale ho in teca la maggior parte dei dischi che sono riuscito a comprarmi senza privarmi di altri album al loro posto. Ho visto suonare dal vivo Reed tre volte e me lo sono persino trovato seduto davanti per una intervista che non si tenne mai per sua colpa. Quando “la banana” usciva avevo quasi dodici anni; giovane ma non abbastanza da non conoscere a memoria tutti i singoli inglesi da classifica e poter giocare al Rischiatutto con i dischi sia dei Beatles che degli Stones… il perché un ragazzino avesse già tanta musica in testa è colpa di una serie di fortunate circostanze che un giorno, in un momento di stringente nostalgia, vi racconterò. La banana non era nelle mie mani e non lo sarebbe stata almeno per altri due o tre anni quando, spinto da una serie di letture esaltanti, ne comprai una copia per poi ricorrere ai “bucati” del caro vecchio Nannucci di Bologna per recuperare i dischi successivi.
Ammetto che non solo non venni folgorato da quei primi ascolti, ma che, addirittura, sviluppai una repulsione per certi dischi dei VU che etichettai come spazzatura. White Light White Heat in particolare, la cui Sister Ray ancora mi fa svegliare di notte urlando, tanto sgrammaticata e mal suonata e priva di senso il mio gusto personale la trova. Quanto alla Banana… beh lo definii e continuo a definirlo tale, semplicemente “un esordio”. Non un capolavoro che ha cambiato il corso della storia della musica. Sono di religione zappiana, come spesso vi sottolineo, dunque anni luce lontano da quei suoni e quelle atmosfere semplici e semplicemente eseguite ma non mi ritengo un talebano. Nel corso degli anni ho cercato ( e devo ammettere di continuare a farlo, pur avendo perso la speranza) di elaborare un giudizio definitivo e positivo di quel primo disco, andando ciclicamente a recuperarlo per ascoltarlo spogliandomi di qualsiasi pregiudizio; ammetto di averlo fatto persino in questi giorni di valanga di commenti sui social in memoria del 55ennale dalla uscita : sono andato a prendere il mio box con la banana sbucciabile, ho tirato fuori, poco alla volta, tutti i dischi, restando ancora una volta solo ammirato da quella conclusiva Oh Sweet Nuthin’ che appartiene al disco meno amato dei Velvet ma che contiene i due brani più noti sia di Reed che del gruppo : Sweet Jane e Rock and Roll.
Mi spiace, ma non riesco ancora ad andare oltre a una etichetta di “disco d’esordio” a quell’album cui, ahimè non c’è stata, a mio parere una evoluzione naturale nel corso delle cose. Questo per colpa di un leader egoista e accentratore. La cosa strana è che mi sono talmente fissato con lo stridere del mio giudizio a fronte di quello delle masse, che ho letto una quantità tale di articoli, libri e saggi che neppure sommano tutto quello che ho letto dell’amato Zappa. E , ovviamente mi sono fatto una opinione che non traspare neppure nelle critiche più rugginose a Reed e alla sua tendenza egocentrica e distruttiva. Ma che, provando a leggere tra le righe di chi non ha MAI avuto il coraggio di esplicitare verte opinioni, a mio parere emerge in modo netto.
Ho intenzione di vivere serenamente la mia prossima vecchiaia per cui eviterò, se non a voce e di fronte alla certezza di inesistenza di cimici a registrare, di esprimere le mie motivazioni, che peraltro non sono certo sconvolgenti… come in un buon libro della Christie tutti gli elementi stanno sotto il naso del lettore : basta saperli mettere insieme. Buon lavoro, ragazzi.
Dunque termina qui il mio approfondimento sugli esordi dorati ? No. Senza avere assolutamente la pretesa di riuscire neppure ad elencarli tutti, sarebbe follia e presunzione, vorrei partire proprio da quella frase iniziale, dalla passione scatenata dall’ascolto di un disco che spinge ragazzi a provare a suonare in un gruppo. Con una mano sulla coscienza, se dovessi dire se esista un artista che ha fatto smuovere le coscienze sopite della gioventù dei suoi tempi spingendola a chiudersi in un garage e suonare, non avrei dubbi : direi subito le prime cose dei Beatles che di qua e di là dall’Oceano hanno fatto ribollire il sangue nelle vene di chiunque uscisse, nel 1962, dal torpore della musica popolare. Certamente, c’erano dei predecessori, ma il fenomeno di massa non può che essere riferito a loro. E se Please Please Me appare semplice ed edulcorato, rispetto a indimenticabili bagliori successivi, ricordiamoci che di esordi stiamo parlando.
Ma in realtà, dato che a noi piace il rock and roll, quello sporco, amplificato, colorato e debordante, dimenticando per un momento quell’esordio, sempre a mio parere, se dovessi indicare “IL” disco che ha cambiato il corso della Storia della musica che amiamo, non avrei dubbi : “Are You Experienced” di Jimi Hendrix. Ecco, quella frase, qui, ha davvero un senso : chiunque abbia ascoltato e posseduto quel disco ha provato in ogni modo a formare un gruppo. E aggiungerei che tra il maggio del 1967, data di uscita, ed il dicembre del medesimo anno, quando Axis : Bold As Love veniva pubblicato, un intero movimento veniva presi a calci e spinto a elaborare suoni e composizioni che ancora oggi sono DAVVERO il nocciolo della musica rock e popolare contemporanea. Hendrix in un tempo limitatissimo, ha sconvolto il modo di suonare la chitarra, ha costretto intere generazioni di musicisti a seguire le sue note ed il suo modo di eseguirle, condizionando PER SEMPRE chiunque ha preso e prenderà in mano il suo strumento.
Non esiste un solo chitarrista che non abbia provato a cimentarsi con le sue canzoni o con le sue versioni di brani altrui. Se siete in grado citatemene uno solo. Prima di Hendrix c’era già molto e giusto sarebbe rivivere qui sul blog, insieme, quel 1967 che a mio parere è L’ANNO in cui tutto ebbe a mutare. Ma bello e interessante sarebbe capire come e quanto sia cambiata la cultura e l’approccio alla nostra musica DOPO l’uscita di Are You Experienced. Non esiste UN SOLO BRANO di quel disco di esordio che non sia perfetto e che ancora oggi non suoni come assolutamente godibile, nonostante la pochezza delle sale di registrazione dell’epoca e delle poche possibilità di sovraincidere le tracce. Si tratta di pura essenza rock allo stato originale.
Tra il 1967 ed il 1969 il mondo è stato stravolto dalla Musica ed il mercato è stato a guardare finché non ha capito che avrebbe dovuto, anch’egli, cambiare. La discografia, il vettore, la qualità delle incisioni, i contenuti, il linguaggio, l’esteriorità, la moda, l’arte popolare, la forza, in sostanza, di tutti questi elementi ha cambiato il mondo. E lo ha cambiato in modo tale da costringere certi stati a rinchiudersi, evitando che la musica popolare costringesse loro a cambiar regime.
Certamente : esisteva già Dylan, rispetto alla forza dei contenuti e c’era già stato Elvis a far conoscere il rock and roll, i Beatles pubblicavano Sgt Pepper’s proprio nel 1967 e Zappa aveva già dato il via alla sua personale lotta contro la banalizzazione delle sette note pubblicando Freak Out, ma la Experience, fu la stura al vaso di Pandora.
Ecco, questo, per me, è il vero inizio di tutto, questo il disco che ha non solo spinto ma costretto una generazione e tutte le successive a scegliere la musica rock e popolare come vettore privilegiato del proprio modo di esprimersi. Mi spiace dirlo, ma tutta l’Arte, la furbizia e la genialità di Andy Warhol e dei “suoi” Velvet Underground non varranno mai le note iniziali di Third Stone From The Sun. Con buona pace di chi, avendo scelto un altro filone musicale prediletto, vede in quell’esordio la summa ai propri gusti.
Sono molti, anche se non troppi, i dischi che hanno, consciamente o meno, dato vita a filoni che poi si sono rivelati basilari per lo sviluppo di mille ramificazioni del rock and roll. E se è pur vero che dal colpo di batteria di Like a Rolling Stone di Dylan in poi molto è mutato, è altrettanto vero che l’indiscutibile luminosa poesia del Bob ha sempre risucchiato verso di sé musiche ed interpreti già vivi sul mercato. E’ anche questa la forza di Dylan : aver sempre capito il momento perfetto per cambiare i propri suoni, assorbendo i migliori che la scena proponeva in quel momento. Per molti i testi di Reed possono competere con i suoi, essendo quelli del primo, una fotografia del lato oscuro delle vite dimenticate e reiette. Mi permetto di dire che tra una fotografia e la creazione di una metrica unica, prediligo e mi faccio emozionare maggiormente dalla seconda e che una Masters of war non varrà mai una Walk on the Wild Side.
Ma sono opinioni personali, che magari non condividerete.
Il nostro mondo meraviglioso è stato periodicamente frustato e sbattuto contro il muro da chi ha trovato nuove porte a nuove uscite utilizzando le medesime sette note. Per quanto incredibile possa apparire, la combinazione di così poche note ha potuto dare vita ad autostrade poi percorse da migliaia di altri soggetti. Credete che esisterebbero milioni di gruppi rock senza il primo album dei Black Sabbath ? O che senza i Led Zeppelin avremmo scoperto il caldo blues elettrificato, il folk, le meraviglie di composizioni immortali ? Senza gli Stooges di Iggy e la loro cruda immediatezza il punk sarebbe nato ? Senza la voce di Sandy Denny e dei Fairport Convention il folk avrebbe avuto esposizione mondiale ? O senza la “warholiana” ala protettrice di McLaren nei confronti dei Sex Pistols, il punk sarebbe diventato popolare ? La psichedelia avrebbe avuto un futuro privata dell’esordio dei Pink Floyd ? L’Art Rock, quello vero, si sarebbe evoluto senza il primo album dei Roxy Music ? O il progressive rock avrebbe avuto fondamenta senza il primo disco dei King Crimson ? Nel sud degli Stati Uniti, senza i ragazzi di Macon, la Allman Brothers Band, il mondo avrebbe conosciuto il lato nero e jazzato del rock blues ? E la California…con tutte le sue miriadi di gruppi sarebbe rimasta solo uno stato del sud al confine con il Messico.
Abbiamo centinaia di esempi da elencare, amici miei… vediamo di ricordarcelo e di farci venire la voglia, ogni tanto, meglio se spesso, di onorare le nostre origini. Io lo faccio tutti i giorni, è una sana abitudine.
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Bel pezzo, anche per chi considera l’esordio dei VU un capolavoro. Il disoc e il gruppo sono sopravvalutati per la sovrasposizione mediatico-greggesca: i soloni che lo incensano per soldi e i ripetitori che li seguono per assenza di prospettive.
Ma dell’esordio dei Kinks e della valanga di singoli che incisero dal 1964 al 1967, che ne pensi all’intenro della cornice del tuo discorso?
Sai Luca… se ci mettessimo in due o tre a discutere sui grandi esordi, alla fine di una giornata ne avanzerebbero a centinaia… i Kinks sono uno di quei gruppi che quasi nessuno cita mai, a mio parere per ignoranza, e che invece sono davvero importantissimi nel sviluppo del rock inglese. Ho avuto la fortuna di vederli e chiacchierare con Ray Davies e posso garantire che il concerto fu memorabile e lui di una lucidità, ironia e cultura impressionante. Veramente un gruppo essenziale.