Frank Zappa guida minimale alla discografia postuma
Non è facile la vita di uno zappiano. Provate a pensare a una vita passata a rispondere alla domanda : “Qual è l’artista che ami di più?”. E immaginate la faccia dell’interlocutore quando rispondevi, immediatamente : Frank Zappa. Perché può apparire strano, ma se Zappa si fosse chiamato … Davis… o Johnson…o Mc Arthur, sarebbe stato più facile. Ma spiegare, specialmente a chi non conosce la musica contemporanea, che quel cognome, indicativo di povere origini italiane, apparteneva a uno dei compositori più innovativi e creativi del ventesimo secolo è sempre stato estremamente difficile. Quasi quanto non dare sistematicamente del coglione a chi si fosse messo a ridere, scandendo… “…Zappa ?” con sorpresa.
Il secondo ostacolo, questo assolutamente insormontabile, è stato, al contrario, rispondere correttamente alla domanda : “Tu che sei un appassionato, potresti suggerirmi qualche titolo per iniziare ad ascoltarlo?”. Ecco, nonostante la buona volontà e la tua più totale disponibilità a spargere la Sacra Novella, rispondere anche con approssimazione alla richiesta è sempre stato impossibile.
Perché Zappa è Zappa. Non è inquadrabile in nessun genere noto. Perché è già estremamente difficile per noi di religione zappiana tentare di spiegarne la musica, figuriamoci individuare qualche disco che ne possa essere indicativo. Perché puoi cascare nel doo wap, passare attraverso il jazz decodificato, scivolare su un cantato anni ’50, rialzarti in un blues, ritrovarti in un brano orchestrale, rimanere colpito da dieci strumenti che suonano contemporaneamente in dieci tempi diversi, sentirti massacrato da testi al vetriolo, non capirne neppure uno, sorprenderti per assonanze italiane, capire di assistere alla devastazione di un popolo, una groupie, un promoter, una casa discografica, un suo stesso musicista, un telepredicatore, il tutto tra una citazione di Stravinsky , Bela Bartok o i Beatles e non sentirti in grado di suggerire, in buona fede, tutto quello che tu consideri adorabile, del tutto imprescindibile.
Non che non ci abbia provato. In genere rispondo con una domanda : “Dimmi tu cosa ascolti prevalentemente e proverò a suggerirti qualcosa che sia in linea con i tuoi gusti!”. Che poi, come appena detto, è improponibile. Perché Zappa è solo Zappa. Nonostante le varie enciclopedie, gli scribacchini, i creatori di etichette, ci abbiano provato, qualsiasi patacca risulterà inadatta. Wikipedia riporta, con un briciolo di speranza che Zappa: “Considerato uno dei più grandi geni della musica popolare del XX secolo, una discografia composta da più di sessanta album pubblicati in vita e altrettanti postumi creano un repertorio pressoché impossibile da catalogare, con influenze stilistiche che toccano diversi generi musicali quali rock, blues, jazz, fusion, progressive, avanguardia, con riferimenti alla musica classica , la satira, il cabaret.”.
E voi credete di aver capito ? Impossibile. Zappa va ascoltato, con attenzione; assimilato, riascoltato, digerito, riascoltato a lungo, non giudicato finché non si è ascoltato ogni angolazione della sua produzione. E’ un linguaggio a sé stante, una musica che sfugge qualsiasi riferimento perché quando sembra che si stia ascoltando una cosa, l’attimo successivo si viene travolti dall’inatteso che va a spezzare l’immagine che ne stavamo creando.
Una sola cosa è certa : Zappa non è per chi apprezza esecuzioni lineari, scansioni metriche orecchiabili, uso degli strumenti convenzionale. Il migliore degli appassionati di musica rock e Jazz che si avvicini per la prima volta al Maestro, dovrà spogliarsi di qualsiasi pregiudizio e attendersi di tutto. “Ma non esiste qualcosa che gli rassomigli, per cercare di capire ?”, classica domanda ricorrente. No. Con tutta la buona volontà ci sono solo sprazzi, momenti, piccoli estratti di altre produzioni che POTREBBERO sembrare ricondurre alla sconfinata produzione zappiana. Ma il suo linguaggio musicale e compositivo resta unico. Persino grandi innovatori come Miles Davis o Hendrix possono suonare lineari al confronto. E allora non resta che riportare ai suoi idoli per tentare di spiegare; a Edgar Varèse, a Igor Stravinskij , a Bela Bartok …a Johnny Guitar Watson… mescolarli, immaginarne una unica colonna sonora che duri per la sessantina di album pubblicati in vita e continui negli altrettanti postumi. Se vi sembrano tanti, pensate che alcuni titoli sono sestupli, decupli, dozzine di doppi e tripli… tanta di quella musica che, onestamente, pensando alle proprie tasche, bisognerebbe non imparare MAI ad amare. Perché Zappa è un linguaggio musicale così coinvolgente che se solo un giorno voi trovaste la chiave per decodificare tutta quella Bellezza, difficilmente riuscireste a limitarvi nella collezione.
Ecco perché questo che state per leggere è un tentativo parziale, ristretto e personalissimo di quella che è la produzione postuma di Frank Vincent Zappa, nato a Baltimora nel 1940 e volato via troppo presto solo 53 anni dopo. Noi che non ci abitueremo mai alla sua mancanza, ci domandiamo spesso come avrebbe la sua dissacrante vena ironica analizzato e descritto questi nostri tempi malati e tristi. Forse con lui e suo tramite, saremmo riusciti persino a riderne, come abbiamo riso delle centinaia dei suoi bersagli, sorridendo e sorprendendoci ancora all’ennesima uscita di come, quel maledetto geniaccio, fosse riuscito a lasciarci a bocca aperta ancora una volta.
AIR SCULPTURES
“Civilization Phase III” : Pubblicato il 31 ottobre 1994 è il primo album postumo e l’ultimo su cui Zappa lavorò; costituito principalmente da dialoghi registrati negli anni, è la base su cui Zappa stava preparando la famosa opera “Dio Fa“, commissionatagli da Pillitteri per i Mondiali di calcio del ’90 e poi accantonata per mancanza di budget da parte del Comune di Milano. Definito un album essenziale per gli amanti dello Zappa “programmato” principalmente su synclavier, ma con brani dell’Ensemble Modern e strumentali acustici, alterna brani estenuanti e difficili all’ascolto a episodi memorabili. Uno stimato direttore d’orchestra mi disse un giorno che nei 2’18” di “Why not?” c’è tutta l’essenza della genialità compositiva classica zappiana. Bella confezione con testi e informazioni.
“The Lost Episodes” : Pubblicato il 27 febbraio 1996, dobbiamo considerarlo il primo degli album postumi, anche se Civilization Phase III è in realtà il primo pubblicato, nel 1994; ma dato che Civilization era stato curato direttamente da Zappa, potremmo indicare questo come primo vero disco della serie post mortem. Anche se pure questo è uno degli album preparati e prodotti direttamente da lui, per Civilization Zappa aveva cercato la sua continuità musicale, mentre questo è sostanzialmente un album di brani datati. Composto da materiale alternativo, inedito e con brani registrati anni prima che venissero ufficialmente pubblicati, contiene brani che vanno dal 1958 al 1970 e con episodi rari e luminosi, come le originali versioni di brani impossibili come “RDNZL” e “Inca Roads” entrambe con Jean Luc Ponty e “Sharleena” di 12 minuti. Ottima confezione con libretto, note esaurienti, musicisti di passaggio e…Cpt Beefheart.
“Lather” : Pubblicato il 24 settembre 1996, rappresenta l’originale confezione in cui avrebbe dovuto essere distribuito quello che la Warner separò in quattro album (“In New York”, “Studio Tan”, Orchestral favourites” e “Sleep dirt”), cosa che determinò la fine del rapporto contrattuale. Presente a pezzi su molti bootlegs perché FZ, incacchiato con la Warner si presentò ad una importante radio americana e dicendo che la Warner non aveva i diritti sul materiale, lo trasmise integralmente chiedendo agli ascoltatori di registrarlo! Tranne alcune bonus tracks, la bellezza dei tre cd sta nell’originale assemblaggio dei brani. “Leather goods“, però, introvabile altrove e di bellezza rara, si evolve nel riff di “Whole lotta love“.
“Frank Zappa plays the music of Frank Zappa: a memorial tribute” : Pubblicato nell’ottobre 1996 e disponibile un tempo solo su ordinazione, è prodotto da Dweezil che volle sottolineare i brani che il padre indicava come simbolici del suo modo di suonare: “Zoot Allures”, “Black Napkins” e “Watermelon in Easter Hay”; qui i brani originali sono alternati a versioni dal vivo inedite e da un “Merely a blues in A” perché Zappa sosteneva che…”when in doubt play the blues“. Confezione speciale con i baffi/trademark di Zappa in vero pelo nero ed il lettering curati da Matt Groening, amico e fan sfegatato di FZ.
“Have I offended someone?” : Pubblicato nell’aprile 1997 è una raccolta che mette insieme tutti i brani di FZ che erano diventati noti per contenere testi molto diretti verso un singolo soggetto o un gruppo sociale o politico: discotecari, ebrei, francesi, omosessuali, hippies, cattolici, abitanti di LA, Dio… I brani sono remissati ma uno zappiano non ha bisogno di vederseli messi in sequenza. Per feticisti. Nota curiosa: un mensile statunitense, parafrasando il titolo, scrisse: “Il disco avrebbe fatto meglio ad essere chiamato: “Chi è che non ho offeso?”.
“Strictly Genteel” : Esce nel maggio 1997 l’unica raccolta che tenta di dimostrare che Zappa era un immenso compositore per orchestra. Un doppio cd che è una “introduzione classica” al lato più difficile e artisticamente durevole dell’uomo di Baltimora. Ostico, illuminante, geniale, sorprendente, con a chiusura la più bella composizione di quel “200 Motels” troppo superficialmente valutato: quella “Strictly Genteel” che solo chi ha visto la luce potrà amare. Il brano che avrei voluto al mio matrimonio e che, non avendolo ottenuto, mi toccherà ripetere…con diversa fortuna e donna migliore… perché sceglierlo per il mio funerale non mi permetterebbe di godermelo.
“Mystery disc” : Settembre 1998, una raccolta di brani inediti contenuti come stimolo nei due box “Old masters”, a loro volta raccolte degli originali album in vinile che non erano stati più né ristampati, né distribuiti. Interessante ma già sentito.
“Strictly Commercial” (1995) / “Cheap Thrills” (1998) / “Son of Cheep Thrills” (1999) : Tre raccolte che avevano fatto pensare alla necessità della Rhino Records di far cassa: nessun inedito, nessuno stimolo o intenzione divulgativa, a ben guardare anche minimale spirito logico nell’assemblaggio. Di rilevante solo l’obbligo per l’etichetta di cancellare “Bobby Brown” nella versione distribuita negli States a causa dei testi eccessivi…alle porte del terzo millennio. Li unisco in un solo pacchetto perché se non siete dei collezionisti compulsivi, scartateli tutti e tre insieme.
“Everything is Healing Nicely” : Pubblicato il 21 dicembre 1999, nella ricorrenza del compleanno di FZ, il cd dalla bella confezione, ospita i brani che l’Ensemble Modern aveva registrato e preparato su conduzione del Maestro prima di incidere “The Yellow Shark“, il capolavoro di esecuzione orchestrale delle musiche che rappresentò il canto del cigno del compositore. Il titolo è un mistero mai svelato, anche se la mia personale opinione è che rappresenti l’ironia dello Zappa (“tutto sta guarendo positivamente“) a fronte dell’aggravarsi della malattia; forse proprio una frase sentita da uno dei medici e che nella mia personale ricerca circa la consapevolezza del malato, fa coppia con una nota pregevolmente nascosta tra righe della prima edizione in cd di “Roxy & elsewhere” dove, chi cerca con attenzione, troverà scritto: “Sometimes you can be surprised that The Universe works wheter or not we understand it”: l’unico cenno di sorpresa di fronte alla malattia mai uscito ufficialmente. E ben celato al mondo.
“FZ : OZ” : Esce nell’agosto del 2002 il primo esempio di pubblicazione per intero di un concerto dell’ultimo tour delle Mothers. Un concerto della formazione a cinque del 1976 che mutò evolvendosi nel giro di un anno e mezzo almeno tre volte ma che Zappa amò moltissimo e cui affidò l’elaborazione di brani fondamentali. Uno degli esempi di come una band con “soli” 40/50 pezzi nel repertorio, poteva variare ogni sera assolo, tempi e colorazioni. E’ con questa formazione che i tre brani chitarristici più amati dal compositore vennero elaborati. Eccellente concerto e tour ma con una grandissima pecca: per evidenti motivi di spazio la classica “Opening vamp” costituita dal solo di Inca Roads è stata tagliata via. Una ferita inguaribile per gli appassionati. Originariamente ordinabile allo Zappa Family Trust esclusivamente vede i nomi dei primi ad avere l’album accuratamente elencati all’interno. Sì, io ci sono, grazie.
“Halloween” : I cultori sanno perfettamente che Halloween era “il periodo di Zappa”. Ogni Halloween FZ e le sue band occupavano il Palladium di New York per quante sere fosse possibile e tutto poteva accadere in quelle serate. Questo live non rende assolutamente merito a quanto accadde nelle sei serate del 1978. Bellissimo ma insoddisfacente per un esperto che sappia che quei concerti duravano tre ore, facendo terminare cassette e pile ai bootleggers…tranne uno che vi elencheremo nella sezione dedicata e che cercherete al posto di questo live pubblicato come dvd/cd nel febbraio del 2003.
“Joe’s Corsage” : E’ del maggio del 2004 un album che piacerà a quelli che continuano a dire che Zappa abbia dato il meglio di sé nei sessanta. Le registrazioni del disco sono tutte risalenti al periodo immediatamente antecedente all’uscita del primo “Freak Out” e con una formazione delle Mamme ancora in embrione che elabora i pezzi che comporranno quel doppio disco. Nel gruppo c’è Henry Vestine che andrà poi nei Canned Heat e due cover dei Righteous Brothers e Marvin Gaye. Purtroppo un cd di soli 40 minuti di musica.
“Joe’s Domage” : Esce nell’ottobre del 2004 il primo sguardo ufficiale all’interno delle due tournee denominate “Grand Wazoo” e “Petit Wazoo”. Il primo brevissimo tour della formazione a venti elementi abbandonata perché troppo costosa e difficile da piazzare su un palco sarà oggetto di culto tra i ricercatori di registrazioni; questa è una selezione del “Piccolo Wazoo” a dieci elementi, un Wazoo dimezzato. Un’ora di musica bella, affascinante e incredibilmente avanti nei tempi e impossibile da inquadrare nel panorama del 1972. Da avere.
“QuAUDIOPHILIAc” : E’ il 2004 un anno pieno di uscite, questa di settembre è un tentativo di dar vita al sogno di FZ, amante della perfezione sonora e della qualità di registrazione, di restaurare tutti i suoi dischi pubblicandoli in suono quadrifonico. E’ Dweezil che prova a recuperare estratti inediti tra il 1970 ed il 1978 con esecutori anche decisamente anomali tra cui la Abnuceals Emuukha Electric Orchestra le cui registrazioni divennero “Orchestral Favourites”. Odioso il fatto che sia necessario un dvd per ascoltare il disco, una delle scelte sbagliate di Gail. Una delle tante.
“Joe’s Xmasage” : Ottima selezione pubblicata il 21 dicembre del 2005 e terza della serie curata da Joe Travers cui Gail e la famiglia ha dato pieno accesso allo studio/caverna di FZ. L’utilizzo della intestazione “Joe’s…” per ben quattro dischi non solo li fa confondere, ma oltre a non rendere merito al Travers che li cura, fa stare sul belino i titoli… forse Gail pensa di richiamare alla mente il Joe’s Garage, ma si sbaglia alla grande. I brani sono ben scelti e tutti inediti e interessanti, da esegeti del Maestro, ma la tendenza di Travers a scavare troppo in profondità inizia a diventare eccessivamente maniacale. E ai fans paiono stimolare di più le registrazioni live dei vari tour.
“Imaginary diseases” : E’ del 2006 la selezione di brani del “Petit Wazoo” curata da Zappa prima della morte. Musica di enorme respiro, orchestrale e rock al tempo stesso, aria purissima per chi avesse necessità di capire quanto l’America non avesse mai compreso di avere partorito un genio. Citazioni e riprese strumentali che espongono con chiarezza per la prima volta la realtà della continuità concettuale che vedeva suoni e brani prendere forma ed evolversi negli anni. Imperdibile “Farther O’blivion“, un lungo brano che verrà ampliato e magistralmente eseguito dalla band del 1973 e che diverrà due distinti pezzi: “Greggary Peccary” e il magico “Be bop Tango“. Testimonianza di una mente musicale inafferrabile. Imperdibile per capire quanta creatività sia stata sottovalutata.
“Trance-Fusion” : E’ dell’ottobre del 2006 un altro capitolo dell’estrazione selettiva degli assolo del chitarrista estrapolati e resi brani a parte secondo una metodica già utilizzata nella trilogia “Shut up and Play your guitar” ed in “Guitar“. Chi adora il suono della solista di FZ ne resterà estasiato, chi si annoia facilmente provi a pensarci sopra. Però qui c’è “Bowling on Charen“, che è il lungo assolo centrale live di “Wild Love“, che da se vale l’acquisto: luminoso e incredibilmente inventivo…bellissimo.
“The MOFO Project/Object” : E’ del 2006 un progetto proposto in due o quattro cd e con confezioni notevoli per commemorare i quaranta anni dall’uscita del primo tassello delle “sculture d’aria”: “Freak Out” viene remissato e moltiplicato con dozzine di brani alternativi. Una vera apoteosi del recupero di prove, esecuzioni alternative, inediti scartati e poi reinventati. Se avete amato quell’esordio, questo non potete non averlo.
“Buffalo” : Aprile del 2007, secondo concerto integrale, del 1980, pubblicato dalla VAULTernative Records, un’etichetta di proprietà della famiglia. E’ quasi per intero la band che nel luglio del 1982 girò tutta l’Italia suonando mentre gli italiani guardavano la Nazionale vincere il mondiale di calcio. Concerti memorabili e incredibilmente difficili da suonare, ma con Steve Vai alle “parti di chitarra impossibili” tutto diveniva facile. Avendo potuto scegliere, da appassionato, avrei pubblicato il concerto di Pistoia, luglio 1982, dove le esecuzioni erano micidiali e tutti i testi delle canzoni stravolti e dedicati a un promoter italiano “che non pagava la band per il suo lavoro” e sosteneva sempre che il denaro sarebbe arrivato…”in abbondanza“. E’ da decenni che attendo che qualche produttore di bootleg si ricordi di quel concerto. Ho una registrazione eccellente : qualcuno vuole provare ?
“The Dub Room Special” : Agosto del 2007, la colonna sonora del più famoso speciale televisivo, tra i pochissimi registrati da Zappa, veniva distribuito su ordine postale; due brani sono eseguiti dalla band del 1981/82, il resto è quella piccola meraviglia del gruppo del 1973/74 con esecuzioni da brivido e un clip misteriosamente diventato pubblico prima ancora che la KCET Tv trasmettesse lo speciale. Il clip è quello di “Inca Roads” con le affascinanti visualizzazioni delle plastiline di Bruce Bickford. Il mio amico Massimo Bassoli si esibisce nelle peggiori schifezze possibili nel video relativo, spalmando caccole su un toast e, spero per lui, facendo finta di mangiarselo… il video è stato poi ripubblicato dalla Zappa Family Trust.
“Wazoo” : Nell’ottobre del 2007 il mondo conosce quello che pochi intimi avevano visto e testimoniato alla Music Hall di Boston nel 1972 : un intero concerto dell’orchestra di venti elementi quelli del Grand Wazoo, un tour duranto due sole settimane. Jazz, contemporanea, blues, rock e quell’indescrivibile filo logico musicale che non ha alcun riferimento storico e interpretativo fanno di questo imperdibile doppio cd la logica conclusione di quanto anticipato da “Joe’s Domage” e “Imaginary diseases” e che nel passato solo “The Grand Wazoo” e “Waka/Jawaka” avevano tramandato. Aperture verso nuovi mondi acustici che solo un palato raffinato può decidere di affrontare. Musica difficilissima e spettacolare. Unica. Interpreti di livello eccezionale. Bella confezione.
“One Shot Deal” : Pubblicato nel giugno del 2008, il disco è un altro esempio della vivisezione/selezione di nastri originali presenti nella UMRK,nella caverna zappiana; una scelta che lascerebbe alla lunga infastiditi se solo le scelte non fossero sempre di incredibile qualità artistica e esecutiva. Qua, di imperdibile, c’è la inedita intera sequenza della “Yellow Snow Suite” eseguita dalla formazione del 1973 (di cui sono arrivate sempre pochissime testimonianze a causa del blocco delle pubblicazioni storicamente voluto dal francese Ponty che FZ sosteneva volesse essere “pagato ad assolo“), un inedito del Petit Wazoo ed un paio di brani eseguiti con la Abnuceals Emuukha Electric Orchestra dal vivo.
“Joe’s menage” : Pubblicato nell’ottobre del 2008, è purtroppo solo un’estratto dei primissimi concerti della band del 1975/76, gruppo, come detto, amato da FZ e che avrebbe meritato la pubblicazione per intero del concerto, contenente versioni in evoluzione ed embrione di quelli che diventeranno classici dei gruppi a seguire. Affascinante e tosto. Ma quello che conta è che da questa formazione un poco messa su per andare in tour (Roy Estrada viene recuperato da chissà quale occupazione occasionale) ne derivano le sperimentazioni di chitarra tra le più creative che Zappa abbia proposto; forse sarà stata la presenza di quel Andrè Lewis, che lo avrà stimolato, ma Black Napkins, Pink Napkins e Zoot Allures nascono qui. Quella formazione non verrà stravolta, come spesso accaduto, ma modificata lungo strada. E’ un periodo molto creativo che sfocerà nel capolavoro In New York.
“Lumpy/Money Project Object” : E’ questa una testimonianza della Continuità Concettuale del primo Zappa; il progetto logicamente sequenziale che conduce da “We’re only in it for the money” (il famoso album con la copertina a presa di culo di Sgt Pepper’s) a “Lumpy Gravy“, il primo esempio di suono orchestrale. Il tutto farcito da speciali remix (uno con le linee di basso e batteria “aggiornate” da Zappa con l’aiuto di Chad Wackerman e Arthur Barrow), brani non editati, versioni originali in mono. Divertentissimo e incredibilemente ancora attuale. Bella confezione.
“Philly ’76” : Il 21 dicembre 2009, a festeggiare quello che sarebbe stato il 69esimo compleanno, esce questo doppio in confezione “simil-bootleg” ma contenente una preziosissima gemma rara: uno dei pochi concerti del gruppo 1976 (seconda versione) con la voce di Lady Bianca Odin (che ha accompagnato il gruppo dal vivo solo per poche date) ed un giovanissimo ma immenso Edwin Jobson al violino. Un concerto oramai impossibile anche solo da immaginare suonato al giorno d’oggi da soli cinque musicisti, con versioni speciali di classici e con una esecuzione violino/chitarra di “Black Napkins” che da sola vale l’acquisto del doppio. Emozionante e affascinante per la presenza di una voce femminile nell’entourage.
“Greasey Love Songs” : Uscito nel 2010 è il terzo album della trilogia “MOFO”, “Lumpy/Money” e questo che altro non è che la riedizione ampliata e impreziosita del famoso “Cruisin with Ruben and the Jets”, il disco falsamente inciso dalle Mothers per disorientare il pubblico dei sessanta con banali, geniali canzoncine d’amore in salsa pop/doo wap/ R & B…grande confezione, grandi classici e se si entra nello spirito del progetto, divertentissimo.
“Congress shall make no law…” : Pubblicato nel 2010 è la intelligente e lucida deposizione di FZ davanti al Congresso e al Senato, sezioni Commercio, Scienze e Trasporti. L’audizione di Zappa contro il PMRC (Parents Music Resource Center guidato da Tipper Gore, moglie di Al) che chiedeva, ottenendola, censura sugli album rock, risale al 1985 ed è passata alla storia al punto che il compositore è più noto negli Stati Uniti per quella esibizione più che per le migliaia di concerti e centinaia di dischi. Interessante ma definitivamente non essenziale.
“Hammersmith Odeon” : Uscito nel novembre 2010 è la ricostruzione di uno dei concerti del tour 1978, pescando tra le esecuzioni delle cinque serate all’Odeon di Londra di una band eccezionale con Adrian Belew alle sue prime esibizioni con Zappa. Concerti tipicamente rock ma con fughe nel jazz e nell’improvvisazione da infarto; indimenticabile e ironicamente selezionata la sequenza finale del concerto con una “Watermelon” in embrione, tre brani sessualmente fastidiosi nei contenuti per i benpensanti (“Dinah Moe-Humm”, “Camarillo Brillo” e “Muffin Man”) ed una “Black Napkins” tiratissima. Bozzio e O’Hearn fanno cose con batteria e basso da far commuovere i più duri di cuore. Grandissima confezione con palloncino gonfiabile, cappellino da festa, commento di Peter Wolf che da jazzista si scioglie davanti al talento di quel gruppo.
“Feeding the Monkies at Ma Maison” : Originariamente previsto come terzo album di una trilogia dedicata al synclavier, con “Jazz from Hell” e “Civilization phase III“. Stimolante nelle intenzioni ma sinceramente noioso dopo due uscite già ampiamente esaustive.
“Carnegie Hall” : A quaranta anni esatti dai concerti, nel 2011, viene pubblicato questo quadruplo che testimonia come il gruppo del 1971, quello di Flo & Eddie passato alla storia per le lunghe disquisizioni su sesso on the road, storie di squaletti infilati nei posti sbagliati negli Hotel sbagliati e groupies, sapesse suonare (…qualcuno aveva avuto dubbi?) in modo spettacolare. Lunghi strumentali retti da Underwood, Preston e Aynsley Dunbar mostrano quello che i non collezionisti non sapevano ancora. Un live bellissimo e sorprendente, e che include anche l’esibizione integrale dei Persuasions, il gruppo spalla.
“Understanding America” : Questa doppia raccolta è stata concepita, composta e prodotta direttamente da Zappa, durante la malattia. La selezione dei brani sarebbe stata ancor più chiara nell’intento se solo Zappa avesse avuto il tempo di commentare la scelta. Noi possiamo solo tentare di capirne le logiche; un unico brano inedito, la versione deluxe di “Porn Wars”, 25 minuti che servono ai collezionisti per non perdersi il doppio. Gli altri dovrebbero già possedere tutto.
“Road Tapes Venue #1” : Dovrebbe rappresentare il primo di una serie di concerti inediti selezionati a testimonianza di come fosse difficile esbirsi e registrare nei sessanta o giù di lì…la registrazione, molto buona, peraltro, risale al 25 agosto 1968 quando le Mothers of Invention erano un paio di decadi avanti a propri tempi e in un mondo di pop, psichedelia e rock blues, si permettevano di suonare “Octandre” di Edgar Varèse. Splendido esempio di come il coraggio non paghi e non ti faccia neppure passare alla Storia. Per ora. Bellissimo.
“Finer Moments” : Un doppio album dal vivo, con esibizioni delle prime incarnazioni delle Mothers con brani tutti rigorosamente inediti ma contenenti sparsi tra le note, indizi delle composizioni che verranno. Sedici musicisti si alternano, e tra loro Lowell George un attimo prima di scappare a fondare i Little Feat. Grande disco, grande musica, confezione sciupata da uno scadente e infantile dipinto in copertina. Avrebbero dovuto chiederlo al mio amico Maestro Beppe Casini.
“Baby Snakes / The Soundtrack” finalmente ci si rende conto che tenere chiuso in un cassetto un concerto così bello e limitarne l’ascolto al solo dvd fosse un crimine. E’ il concerto di Halloween al Palladium del 1977. Quella di suonare per il fine di ottobre divenne dal 1976 una consuetudine newyorkese, al punto che oggi parte di quei concerti annuali è diventata una serie di cui parlerò a parte. Merita ascoltare su impianto hi-fi quello che si era visto su video. Spettacolare e divertentissimo.
“Road Tapes Venue #2” il gruppo del 1973/74 è senz’altro uno dei più amati, ma anche uno dei più rappresentati, avendolo Zappa registrato molto e accuratamente. Questo doppio cd si ditingue però dalle altre registrazioni per la selezione dei brani eseguiti. Nell’agosto del 1973 , conoscendo l’immensa qualità dei suoi musicisti, Zappa iniziò a permettersi di eseguire brani dalla difficoltà tecnica e mnemonica (per chi doveva eseguirli) spaventosa… vi sia di stimolo la sequenza di Big Swifty e Farther O’blivion (NON Father…quella è un’altra cosa!) per un totale di 36 incredibili minuti. No… non esiste paragone possibile per stimolare la vostra immaginazione.
“A token of his extreme” nel 2013 qualcuno si rende conto che la versione del Dub Room Special della KCET TV del 1974 era stato mal impacchettato; non a caso due brani appartenevano a un tour di sette anni successivo. Così si ripropone quel bellissimo special televisivo, stavolta per intero. Undici brani eccellenti, che nel video mostrano quella band che suonava “a occhi chiusi” come disse FZ, in attesa che la tecnologia riesca a liberare dalla cantina i nastri del Roxy… Se volete risparmiare denaro, giustamente, prendetevi questo al posto del quasi speculare Dub Room.
“Joe’s Camouflage” Joe Travers, batterista del gruppo di Dweezil è stato l’uomo di fiducia di Gail finché è stata lei a gestire l’eredità della Cantina… in questo caso il prodotto non è imprescindibile, pur avendo per gli appassionati diversi motivi per essere scelto. Si tratta di alcune delle prove di un gruppo che non vedrà mai la luce; a cavallo tra il gruppo che andrà in tour nel 75/76 e quello che seguirà nel 1979. Appare Denny Walley per la prima volta e la violinista Novi Novog e lo sfortunato Andrè Lewis che effettivamente andrà in tour con FZ e cui dobbiamo le distorsioni presenti sulle due Black Napkins e Zoot Allures, dato che il tastierista funky/Jazz era un mago delle tastiere elettroniche. Scomparso anche lui prematuramente.
“Roxy By Proxy” E’ questa la seconda occasione in cui ci si getta sul saporito cadavere delle registrazioni del Roxy di L.A. La prima era stata Roxy & Elsewhere che rappresenta ancora oggi uno dei dischi migliori in assoluto della produzione delle Mothers. Tutti gli appassionati però sanno perfettamente che da quella serie di concerti esiste una quantità di video e di conseguenza, di registrazioni. Questa è una registrazione che mostra versioni in evoluzione di Cheepnis e vale tutto il suo costo per la sequenza finale composta da Dupree’s Paradise, King Kong, Chunga’s revenge e Mr Green Genes… musica, senza cantato, di una qualità impossibile da reperire altrove.
“Dance Me This” Dalle informazioni di cui cercavano di cibarsi gli appassionati che sapevano il Maestro già malato, era trapelata la presenza di un un gruppo folk irlandese, i Dubliners, e di un gruppo russo nella UMRK, lo studio di FZ. Circolavano ai tempi, 1993, video amatoriali a riprova. Questo disco venne elaborato al synclavier da Frank, sovrapponendo le voci dei russi. Difficile da assimilare, come difficile era stato Jazz From Hell ma, per mia conoscenza, amato moltissimo dai compositori. Meno dagli appassionati, temo.
“Roxy The Soundtrack” Per tutti i fan di Zappa i concerti del Roxy, come già detto, hanno rappresentato dal 1973 un punto fermo della carriera dal vivo del chitarrista. Ma il film che si sapeva era stato girato per tutte le quattro sere era rimasto il Sacro Graal inedito. Il motivo era semplice : l’audio non era in sincrono con il video, impossibile utilizzarlo. Le moderne tecnologie hanno permesso di riportare alla luce, non senza enormi difficoltà e costi, quei filmati che, tagliati e messi insieme hanno rappresentato Roxy The Movie. L’ingenuità dei tempi in cui il tutto venne registrato e ripreso è rappresentato da alcune scelte così ingenue da apparire oggi come incredibili…ma ciò che conta è che si è finalmente in grado di vedere e ascoltare (la confezione include ANCHE il dvd delle riprese) quelle serate veramente speciali. Vedere i balletti che ci eravamo immaginati per decenni, le risate e le immagini di un live veramente eccellente, è commovente… anche se l’espediente di far indossare le stesse magliette scure per tutte le sere appare davvero ingenuo, oltre che comico… le Mothers sembrano riprese nel corso della medesima serata, ma il pubblico delle prime file cambia e il sigaro di Tom Fowler va e viene… chissenefrega. Il Sacro Graal è finalmente nostro. Anche se mancherà l’ultimo tassello che arriverà a breve…
“200 Motels the Suites” Nel novembre del 2015 viene promossa ed organizzata una versione orchestrale con gran corale di 200 Motels, un film troppo facilmente poco apprezzato ma le cui musiche vennero inquadrate come confuse e pretenziose, ai tempi dell’uscita : 1971. Chi apprezza o inizierà ad apprezzare l’intera opera di Zappa, giungerà prima o poi alla comprensione che se non sempre, molto spesso tutta la produzione potrebbe essere inquadrata come una sequenza adatta a musicare immaginari film che, non a caso, rappresentano un desiderio ricorrente anche se, per motivi economici soprattutto, mai realizzati. Così fu con Dio Fa, con Thing Fish, con Uncle Meat… in pratica, fin dal 1968 e all’ultimo, Zappa tentò di dare immagine alla sua musica. E dentro 200 Motels di musica orchestrale ce n’è moltissima… non a caso nel film la Royal Philarmonic Orchestra eseguiva le parti orchestrali, appunto. E se solo si andasse a riascoltare con attenzione tutta la colonna sonora, si scoprirebbe che quelle arie ritornano nei cori, nei dialoghi, nei cantati, negli assoli di chitarra nei vent’anni successivi. Chi decide di ridare vita all’intera opera ne estrapola questo disco doppio; parzialmente molto musicale, parzialmente noioso. Se solo Gail avesse avuto un centesimo del fiuto del marito, invece di pubblicare questo album con la Los Angeles Philarmonic, avrebbe potuto, con un po’ di pazienza, mettersi d’accordo con la Strasbourg Philarmonic Orchestra che in Francia, con un inesistente promozione perché nessuno ne aveva avuto informazione, nel 2018 riproponeva l’intera opera in modo speculare, ma organizzandone anche le riprese, ottime, con una esecuzione a mio parere superiore a quella del cd ufficiale. L’intero concerto è reperibile su Youtube e se nel Gran Finale di Strictly Genteel non vi scenderà una lacrimuccia a vedere un intero teatro che esplode letteralmente in piedi in un applauso irrefrenabile, avete il cuore di pietra.
“Road Tapes Venue #3” Terzo di una serie che pare essersi interrotta, è l’unico reperto di un intero concerto della band del 1970. Con un Jeff Simmons che fece parte del gruppo per un periodo relativo. Perché è un buon disco ? Perché contiene alcuni inediti e la struttura di base di un paio di pezzi che vedranno, sotto altro nome e arrangiamento, vita in dischi successivi. Buon doppio.
“The Crux of the Biscuit” Nell’ottobre del 2015 muore Gail Slotman, moglie di Frank e mamma dei quattro figli Moon Unit, Dweezil, Ahmet Rhodin e Diva. Inizia la guerra dei Roses in cui i due figli minori vengono incaricati di gestire e decidere cosa fare dello Zappa Family Trust. Questa l’eredità di Gail che se ne va scegliendo di spaccare in due la famiglia. Peccato non poter avere la possibilità di chiederle perché, così come è un vero peccato non sapere perché lei lasci la famiglia sul lastrico avendo sperperato per ventidue anni tutti i fondi di famiglia e le royalties facendo causa a tutto il mondo solo perché eseguiva la musica del marito… una storica dichiarazione di Moon ricorda il modo di pensare della madre, evidentemente schiacciata dal peso dell’importanza storica ed artistica del marito : “Tuo padre è mio, tutto quello che ha fatto è mio, la casa è mia, la vostra vita è mia…ti ho già detto che tutto è mio?”. Questo per segnare lo stacco tra le produzioni seguite da Gail e quelle che vanno a finire in mano ad Ahmet, quello che toglie persino le chitarre al fratello e costringe Travers a produrre e pubblica tutto quello che ci è arrivato fino ad oggi. Questo disco è il primo curato da Ahmet. In realtà sono le prove di studio per Apostrophe, dalla cui famosa frase che Zappa mette in bocca al cane in Stinkfoot… “The crux of the biscuit is the apostrophe”, ossia il nocciolo del problema è l’apostrofo… il cd prende il nome. Alcune cose noiose ed inutili, altre molto piacevoli. Prima di questo conviene prendere molto altro, tra cui l’originale Apostrophe.
“Frank Zappa for President” Il secondo prodotto di Ahmet che impara a fare un lavoro per cui, come diremmo in Toscana… non è trombato. Il disco è un insieme di cose, probabilmente scarti, di musiche eseguite al synclavier e con sfondo politico. Inutile.
“Zappatite – Frank Zappa’s Tastiest Tracks” Ahmet delira e pubblica un disco compilation che, pur contenendo buona musica, è utile agli zappiani quando un tè bollente in agosto e per i non zappiani assolutamente inadatto ad avvicinarsi alla sua produzione. Se vi serve qualcosa da tenere in macchina e non avete modo di farvelo da soli.
“Meat Light / The Uncle Meat project/object audio documentary” Anche questo è un mezzo scivolone del figlio scemo, segnando la quarta…credo… sua produzione. Questo triplo trova una sua logica nelle precedenti uscite che avevano segnato il quarantennale dalla prima pubblicazione : MOFO, Lumpy Money, Greasey Love Songs e The Crux of the Biscuit. Bello perché bellissimo era Uncle Meat che qui viene riproposto in tutte le salse, alcune delle quali gradevoli, nell’insieme solo una minestra riscaldata e mal proposta che inizia a far scocciare i veri fan, quelli che, come me, comprano tutto, magari bestemmiando, sperando che qualcuno prenda a calci nel culo il figlio non talentuoso, spiegandogli che mungendo la vacca tre volte al giorno, la vacca muore. Bello ma inutile.
“Little Dots” Finalmente qualcuno spiega al figlio idiota che non può calpestare il ricordo e il nome del Padre… ed ecco che esce questo estratto dalle produzioni del Petit Wazoo, la formazione con dieci musicisti, oltre allo Zappa. Un disco bello, commovente per quanto serve a capire cosa potesse organizzare un visionario nel 1972, spendendo i propri denari e portando in giro in perdita un gruppo che suonava come un’orchestra. Non il disco definitivo, ma probabilmente il meglio di quello che non è stato possibile reperire nella Vault… ad aver avuto il famoso concerto della The Oval, a Londra, noto ai collezionisti, avremmo fatto bingo.
“Chicago 78” Ahmet ha capito che è meglio cercare, rimasterizzare e pubblicare interi concerti. Questo è un famoso concerto all’Uptown Theatre di Chicago, annata 1978, la tournee che finirà il 1 di aprile dell’anno successivo, davanti a un estasiato sottoscritto. Il primo tour di Vinnie Colaiuta, all’epoca ignoto batterista che è divenuto, per fama e bravura, uno dei più apprezzati al mondo. Splendido concerto, con un gran finale e uno Zappa in gran forma. Da avere.
“The Roxy Performances” Ed è questo il tassello mancante, quello che chiude definitivamente il tombino sopra le esibizioni del Roxy. Qui, quello che avete visto, ascoltato, sezionato in precedenza, viene finalmente proposto tutto insieme. Nel febbraio del 2018 le intere quattro serate e le prove del primo giorno al Roxy, un locale tanto piccolo quanto famosissimo, vengono raccolte in un box davvero ben confezionato con sette cd e quelle illuminazioni meravigliose che abbiamo, noi zappiani, atteso per 45 anni. Ne è valsa la pena, per le bellezze incluse e per una confezione compatta ma stavolta assolutamente degna di contenere suoni che ci hanno centellinato nella loro uscita lasciandoci l’amaro dei mille ritardi e promesse fatte nei decenni. Da avere. Punto e basta.
“Zappa In New York 40th anniversary box” Se per una moltitudine di appassionati, Roxy & Elsewhere resta uno dei dischi imprescindibili per uno zappiano che si rispetti…ed io mi considero tale… impossibile non affiancargli In New York come uno dei momenti più esplosivi della intera carriera dal vivo. L’originale fu funestato da cause con la Casablanca e Warner per la nota Punky’s Whips, portando a due versioni, la statunitense e l’europea, per evitare troppi guai, ma anche e soprattutto per la mancata volontà della Warner Bros di pubblicare Lather in versione quadrupla. Quei concerti dell’Halloween del 1976, furono però memorabili e fin dalla vicenda dei cinque fiati che chiesero espressamente a Frank di essere presenti agli spettacoli, ascoltare come alcuni brani vennero da FZ riarrangiati e sviluppati nel corso delle quattro serate, ha non solo dell’incredibile, ma addirittura del magico. La storia è questa, in breve: Zappa partecipa al Saturday Night Live con Belushi e Aykroyd; la house band contiene i due fratelli Michael e Randy Brecker al sax e tromba, Lou Marini al sax, Ronnie Cuber al baritono, Tom Malone al trombone, oltre a un altro musicista alle percussioni e alla aggiunta della fedele Ruth Underwood. I fiatisti dopo aver ammirato Zappa al SNL, chiedono espressamente di poter suonare al Palladium, per Halloween… Zappa li include rendendo assolutamente magiche quelle serate. Che questo box confezionato benissimo ripropone per intero, rendendolo un oggetto che in casa di un appassionato di musica, non solo di Zappa , non dovrebbe mancare mai. Se non lo prenderete, la vostra vita sarà molto più triste.
“Orchestral favourites 40th anniversary edition” Oramai Ahmet ha capito che per mantenere la famiglia e rispettare il Nome del Padre, non può fare altro che guardare agli anniversari per non sbagliare com le uscite. Se non sapete cosa sia la Abnuceals Emuukha Electric Symphony Orchestra , è presto detto : 40 orchestrali di cui tre o quattro ex gruppo di Frank che eseguono le partiture per orchestra rielaborate dal Maestro. Qui c’è tutto lo spirito di London Symphony Orchestra o di Yellow Shark , musiche che , per quanto difficili e colonna sonora delle visioni intricate del compositore, entrano e avvolgono qualsiasi ascoltatore che non sia legato ai distorsori della chitarra e alla doppia cassa della batteria… quaranta strumenti che piccole deviazioni rock che eseguono arie che fanno di FZ il più grande compositore del XX secolo. Pensatela pure come vi pare, questo è.
“The Hot Rats Sessions” Per la critica Hot Rats è il vertice della produzione zappiana. Probabilmente solo perché loro hanno smesso di ascoltarlo nel 1969. E’ un disco bellissimo, questo sì, e…avanti ai suoi tempi come pochi altri. Chi suonava rock e quello che decenni dopo si sarebbe impacchettato sotto il termine “americana” sicuramente non se lo sarebbero mai sognato : blues, rock, jazz, tempi impossibili, un solo brano cantato…e da CPT Beefheart per di più. Folle non amare quel disco. Qui c’è tutto, si ritiene, lo scibile accessibile al popolo che lo riguarda : versioni alternative, prove, outtakes, tutto su sei cd che ogni tanto annoiano per ripetitività come tutte le operazioni del genere, ma che saranno amate da chi, da musicista, riesca ad apprezzarne gli interventi in sequenza. Molto costoso, ma molto da comprare.
“The Mothers 1970” Per questa ennesima uscita della band del 1970, quella di Flo & Eddie, non è neppure più necessario ricercare un titolo in particolare : basta ricordare l’annata per sapere dove si vada a cadere. La differenza sta nella scaletta dei brani, dove emergono alcuni inediti oppure versioni del tutto alternative rispetto a ciò che avevamo già ascoltato altrove. Il tutto accade tra il giugno e l’agosto di quell’anno, ma con una mancanza, a mio parere, criminale : l’evoluzione della bellissima Holiday in Berlin, cantata, che va a sfociare nel coro che diventa l’assolo presente all’interno di Inca Roads, una gemma inedita che ancora rimane in mano ai soli possessori di bootlegs. A parte questo piccolo dolore, il box è bello e interessante anche se, potendo, vi consiglierei vivamente The Legendary Fillmore Tapes 1970, un bootleg triplo molto ben inciso che contiene, appunto, quella perla assolutamente da ascoltare.
“Zappa The original Motion Picture soundtrack” Ed eccoci alla fine di questo lunghissimo elenco di album postumi. Da qualche mese è stato distribuito, in America, il famoso e controverso film di Alex Winter, quello messo in piedi con il materiale recuperato nell’archivio di famiglia, materiale che veniva, in parte regalato (disperdendolo) ai fan che fossero stati in grado di finanziare l’intero progetto; un fundraising a spese nostre che vedevamo disperse le possibilità di ascoltare altro materiale solo perché qualcuno voleva finanziare un progetto che già si basava su materiale esistente. Il film è stato giudicato da commovente a deludente. Perché mancante di intere annate (e dunque band). La colonna sonora sono (molti) brani editi delle Mothers e (pochi) inediti. Qualche brano “estraneo”, la colonna sonora di John Frizzell che fa il verso alle partiture orchestrali dello Zappa. Guardatevi il film e poi decidete in libertà se acquistarlo o meno.
“Halloween 77” / “Halloween 73” / “Halloween 81” … e relativi cd con highlights…usciti rispettivamente nel 2017, 2019 e 2020 ho voluto ricordarli tutti insieme in quanto espressione di un genere di confezione che, seppur è andata migliorando nell’aspetto progressivamente, è lo specchio della mancanza di gusto e di ironia del figlio scemo, Ahmet. I tre box contengono tutti maschere di Zappa da utilizzare per Halloween, una cosa che nessun fan o acquirente con buongusto farebbe mai e poi mai, oltre a bellissima musica. Tanta, debordante, esaltante. Come erano le serate al Palladium o al Felt Forum ogni anno. Da sottolineare che il primo box non contiene cd ma una pendrive con gli interi sei concerti del Palladium. Gli altri sono rispettivamente quattro e sei cd, maschera e guanti a parte. Le versioni brevi che gli highlights sono tutte doppi o tripli. Zappa e halloween sono un binomio inscindibile. Che dire ? I miei stanno tutti intatti in cima agli scaffali.
Alcuni degli elencati li ho, e proprio grazie a te 🙂
Prima o poi riuscirò a pigliarli se non tutti buona parte di quelli da te indicati (ma mi tentano tutti).
Se lo amo è anche grazie a te ed ai tuoi preziosissimi consigli.
Ah, lo dico anche a te, qui, dopo averlo già detto a Beppe sul bellissimo articolo sulle chicche Aor (genere che, assurdo, sto conoscendo solo ora, a quasi 46 anni): questo blog è una ventata di freschezza giornalistica che non vedevo più da decenni.
Grazie, Gianca’
In realtà mi paga lo Zappa.com per diffondere le pubblicazioni postume…la famiglia deve mangia’ pure lei… 🙂 Tu Egidio hai già visto la Luce, per cui gli acquisti seguiranno la logica del budget; se alcuni suggerimenti potranno esserti di aiuto ne sarò felice. Continua a leggerci quando ne hai voglia e salutami la mia Sicilia che mi manca tanto.
…. e Min*ia!!
…. che articolo spettacolare … c’è da perdersi ….. in un viaggio spettacolare.
Grazie … ancora una volta …. adesso la mia strada di approfondimento è tracciata per i prossimi 20 anni (se sopravvivo!)!!
Direi che DEVI , Fabio… avvicinarsi alla Luce e poi non sopravvivere sarebbe un peccato 😀 spero soltanto che i tuoi passi in un mondo a sé stante ti siano poco per volta sempre più familiari. Facci sapere.
Che dire? Da Zappiano di antica data ho tutto e condivido quanto scritto. Questa è la parte ufficiale, ma gli ultimi anni sono pieni di registrazioni da broadcast belle (ovvio) e di ottima qualità audio. Magari una terza parte?
Caro Renzo… io starei serate a scrivere e parlare di Frank… temo che non tutti la pensino come me 🙂 ci sarebbe da destreggiarsi tra centinaia di bootlegs ed alcuni, onestamente, propongono cose anche migliori di quanto fatto dai dischi ufficiali, ma siamo sicuri che magari la mia religione non possa sfociare in fissazione ? Fatemelo sapere…io sono sempre pronto.
Ammetto la mia ignoranza della materia. A suo tempo acquistai Strictly Commercial per poi darlo via quasi subito . Comunque articolo straordinario. Ti mette le voglia di ascoltare il materiale recensito. Proverò a recuperare il tempo perduto. Grazie per gli spunti.
Marco.. come detto, iniziare ad ascoltare Zappa è difficile. E’ un genere, se così possiamo chiamarlo, unico e non tutti ne conprendono la chiave, non dico subito, ma in assoluto. Ho amici che proprio non lo digeriscono e che al solo sentirlo nominare storcono il naso. Forse il disco che tu hai scelto non è stato il migliore per iniziare… in assoluto, per quanto difficile, suggerisco, meglio dire : provo a suggerire… una sequenza composta da Overnite Sensation, Hot Rats, Grand Wazoo e da un paio di live, come Roxy & Elsewhere e In New York…da lì un intero universo si apre. A ognuno la scelta. Grazie infinite per i complimenti.
Sei un grande. Punto e basta.
Tutto qua ? Mi aspettavo un invito a cena… 😀 Grazie mille Roberto, davvero.