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C'era una volta HARD & HEAVYReliquie PROG

Halloween Night :
Nell’Inferno del rock con i Black Widow!

Di 31 Ottobre 2020Novembre 1st, 202015 Commenti

Celebrazione del diabolico triangolo di "Sacrifice"

La più maliosa creatività rock nelle sfere dell’ignoto non è certo storia recente, perché le sue migliori risorse restano indissolubilmente legate ad una stupefacente epoca d’origine. Nei tempi antichi, in altre vite, nel lontano ma non dimenticato passato … né in Egitto né a Babilonia, bensì in Inghilterra nel 1970 – teatro di eccentriche manifestazioni heavy rock e progressive – sbocciarono nell’underground i “fiori del male”, o meglio, tendenze con epicentro le scienze occulte e medianiche. Nacque il cosiddetto dark sound, suggerito da antichi canti gaelici se non consacrato alle potenze negative.
La sua fama visse soprattutto sul dualismo fra due formazioni-guida, Black Sabbath e Black Widow. Se la scala di grandezza dei primi era misurata dal terrificante ed oppressivo gigantismo dei riffs, che li rese archetipo ideale dell’heavy metal, i Black Widow ricorsero a stratagemmi più sottili e ad un’elaborata completezza musicale per dimostrare la loro superiorità nella creazione di atmosfere che stimolassero un timoroso ascolto…Così il sestetto di Leicester concepì “Sacrifice”, un’opera geniale e non paragonabile a nessun’altra, arricchita dalla feconda inventiva di ogni strumento: le lugubri fantasie per sassofono e flauto di Clive Jones, le fuligginose trame d’organo Hammond di Zoot Taylor, la sapiente regia chitarristica di Jim Gannon, attento agli spunti acustici ed ancora, il rimbombo intimidatorio di percussioni tribali… Tutte le componenti si fondevano superbamente in un effetto orchestrale di perfetta omogeneità. Eppure “Sacrifice”, il più importante antagonista storico del primo “Black Sabbath”, non riscosse i favori del pubblico in misura proporzionale al talento degli autori, che sulle sue tematiche allestirono un ipnotico show musicale e teatrale: il principale protagonista era il front-man Kip Trevor, che esibiva gestualità rituali con raggelante presenza scenica, affiancato da una danzatrice che personificava la donna-demone Astaroth.
Si scontrarono con l’ostilità della stampa che ne denunciò la musica influenzata dalla magia nera, e finirono per abdicare dal concetto originario, orientandosi verso un peculiare stile prog-rock, spoglio di connotati stregoneschi, degli album successivi, “Black Widow” e “III”.
Ma “Sacrifice” resta un epocale testamento sulla cresta dell’“onda occulta” britannica, anzi, eventi posteriori inducono a riconsiderarlo come la vera e propria Mater Tenebrarum di quell’Inferno Rock. Se la prima edizione su CBS era uscita nel marzo 1970, circa un mese dopo l’esordio dei Sabbath, il ritrovamento di un’autentica meraviglia sepolta, ossia “Return To The Sabbat”, l’originale versione di “Sacrifice” registrata nel 1969 con la cantante dei Pesky Gee!, Kay Garrett (a fianco di Kip Trevor), ha stabilito quale fosse il primo, vero black magic group; risultavano così infondate le teorie che liquidavano i Black Widow come “imitatori” dei Black Sabbath, assolutamente smentite anche dal confronto delle proposte musicali.
Con la pubblicazione di “Return…” nel 1998, Black Widow erano investiti del diritto di primogenitura fra i seguaci delle tenebre generati dal crepuscolo degli anni ’60, nel Regno Unito. Non solo, l’eccezionalità di “Sacrifice” consiste anche nella riscoperta di una sua terza versione, stavolta dal vivo, registrata per il programma televisivo tedesco Beat Club nel maggio 1970, ed apparentemente, mai andata in onda. Quest’incredibile reperto d’epoca è apparso per la prima volta in CD e DVD nel 2007 con un titolo da tregenda, “Demons Of The Night Gather To See Black Widow Live”; documenta l’assoluta unicità della rappresentazione di “Sacrifice”, argomento su cui molti si sono scatenati in voli pindarici, senza prove concrete…Fattore ancor più stimolante, ognuno dei Tre Volti di “Sacrifice” vanta caratteristiche autonome ben distinguibili e di elevatissimo pregio, che ne cementano la statura di irrinunciabile classico.

Per completezza dobbiamo citarne addirittura un quarto, apparso per la prima volta nella definitiva riedizione in box set della Repertoire (2014). Al remaster dell’album CBS, Clive Jones ed il bassista Geoff Griffith hanno aggiunto nuovi “interludi” per ogni brano, con effetti da film horror e stralci recitativi istrionici e teatrali. Il risultato incuriosisce ma è piuttosto grottesco – Clive conclude con un malaugurante “See You In Hell!” – quindi non vale il paragone con il vero e proprio triangolo del diavolo di “Sacrifice”.
Ma quali erano le origini dei Black Widow? Il nucleo embrionale si costituì a Leicester nel 1966, si chiamavano Pesky Gee! ed erano rigorosamente votati al soul; nella primigenia formazione di 7 elementi, oltre alla voce della talentuosa Kay Garrett, giustamente paragonata a Julie Driscoll, figuravano solo tre futuri Widow: Clive Jones (sax e flauto), Bob Bond (basso) e Clive Box (batteria). Nel 1967 faceva il suo ingresso il cantante Kip Trevor ed alla fine del ’68 i Pesky Gee! entravano in contatto con il produttore/manager londinese Patrick Meehan Jr., che si occuperà anche dei “rivali” Black Sabbath. Scritturati dalla Pye, pubblicarono nel giugno 1969 l’unico LP, battezzato “Exclamation Mark” per un errore dilettantesco dell’etichetta: il “punto esclamativo” successivo a Pesky Gee veniva infatti scambiato per il titolo…Jim Gannon (chitarra e voce) e Jess “Zoot” Taylor (tastiere) si erano aggregati in tempo per la sua registrazione. Il “solitario” dei Pesky Gee! è bellissimo, pur trattandosi di una collezione di covers: fra le più oscure, la lunga “Another Country” richiama non poco il mood che sarà dei Black Widow, con un’impronta decisamente progressive. Ma dopo i primi bilanci negativi di vendita, la Pye li licenziò ed il gruppo andò alla ricerca di una nuova direzione musicale, un orientamento inesplorato che colpisse il pubblico.

Sacrifice

Clive Box suggerì d’ispirarsi alla magia nera e Jim Gannon, il principale compositore, iniziò a lavorare sul nuovo concept; la prima versione di “Sacrifice”, cantata a due voci dalla Garrett con Trevor, fu a lungo ritenuta “fantomatica”, prima che vedesse la luce quasi trent’anni dopo.
La cantante decise di lasciare il gruppo per sposarsi, ma leggenda narra che i suoi ex compagni d’avventura, trafugarono dal Royal Museum un antico libro in cui erano minuziosamente descritte cerimonie votate alle Arti Magiche e che lo studiassero con crescente eccitazione, al fine di realizzare sul palcoscenico la trasposizione di un sacrificio rituale…La convinzione dei musicisti, o forse la loro dannazione, li spinse ad incontrare Alex Sanders, “alto sacerdote” della congrega di maghi e streghe inglesi, che decise di istruirli più accuratamente sul cerimoniale che intendevano rappresentare. Sanders era anche l’autore di un rarissimo album, “A Witch Is Born”, presto ritirato dal commercio dalla A&M nel 1970, perché documentava un rito di iniziazione. La collaborazione con i Black Widow lo pose in aperto conflitto con i membri della sua sinistra comunità, che si opponevano al divulgare certi particolari. Per conferire maggior credibilità allo show, Sanders consacrò personalmente la spada “sacrificale” usata da Trevor per evocare gli spiriti ed addirittura propose sua moglie, Maxine (la bionda nella foto), per recitare la parte della donna-demone Astaroth in occasione di un concerto al Carousel di Londra. Altri arredi scenici della Vedova Nera rivestivano un preciso significato occultista. Una fune, a sua volta “stregata”, serviva per descrivere un cerchio magico sul palco; nel cerchio era inscritto un doppio triangolo, l’antico Sigillo di Salomone…”E’ al suo interno che gli spiriti preferiscono manifestarsi – enunciava Trevor – o possedere un corpo umano!”.
Sull’onda sensazionalistica della commistione fra musica rock ed oscurità gotiche, i Black Widow furono scritturati dalla CBS e per la registrazione dell’album d’esordio, venne chiamato un giovane ingegnere del suono alle prime armi, Roy Thomas Baker, destinato a straordinari successi come produttore dei Queen.
Clive Jones riconobbe a posteriori che il ruolo di RTB fu molto più significativo di quello del produttore “nominale”, Pat Meehan Jr. L’atmosfera sepolcrale di cui è permeato “Sacrifice” è assai lontana dai canoni più prevedibili; alla sua focalizzazione concorrono infatti una serie di strumenti – flauto, sax, vibrafono, organo, chitarra acustica, oltre ai più tipici del rock elettrico – che mai ritroveremo in un contesto analogo. Su di essi si erge la voce del grande incantatore Kip Trevor, con il suo solenne timbro esoterico, ideale per la mutevole ambientazione del disco; cattura ipnoticamente all’ascolto di “In Ancient Days”, che evoca la creatività nei domini dell’ignoto di HP Lovecraft, si offre ad una forma di catarsi selvaggia nel brano che intitola il disco, atto conclusivo dell’intera performance, ricco di jams strumentali su una ritmica primordiale e pressante. Gannon era una sorta di leader occulto, più interessato alla complessa orchestrazione del gruppo che all’esposizione individuale. La sua figura è più appariscente nella versione live di “Demons Of The Night…”, come vedremo. Ma soprattutto “Sacrifice” era concepito, anche nel rapporto fra parti strumentali e cantate, per la teatrale rappresentazione scenica, seguendo un preciso copione. Di seguito la trama…

Astaroth:

L’ultima volta che fu liberata sulla terra, lei possedette la compagna del suo mago. La povera donna fu terribilmente tormentata finché, impazzita, si suicidò. L’anno: 1764.
Ora, due secoli più tardi, un giovane occultista, avendo scoperto il potere di tornare con la mente al passato attraverso le sue precedenti incarnazioni, ripercorre la sua antica vita in Egitto e conoscendo il nome di Astaroth da un demonio con cui aveva congiurato in quei tempi, continua a rivivere i tragici risultati del suo esperimento.

“In Ancient Days”

“The Way To Power”

Reso folle dal desiderio di vendetta, egli decide di servirsi del prossimo Sabba per ottenere il potere necessario onde evocare la Lei-Demonio sotto le sembianze della sua defunta compagna. Se riuscisse a sedurla all’interno del suo pentagramma, un esorcismo effettuato su di lei gli restituirebbe la compagna morta, ed in base alla vecchia legge “una vita in cambio di un’altra”, Astaroth sarebbe distrutta.

“Come To The Sabbat”

“Conjuration”

Sfortunatamente, é Astaroth a sedurlo al di fuori del suo cerchio magico di salvezza. Incapace di rivolgersi al Signore, egli invoca Satana, che lo salva dall’ira di Astaroth a condizione che lui stesso sia dannato, offrendosi per un sacrificio di sangue…

“Seduction”

“Attack Of The Demon”

“Sacrifice”

Dal vivo, la parte di Astaroth era recitata da una ragazza seminuda, che volteggiava sopra il pubblico, giungendo sul palco tramite un sistema di funi, mentre la gran quantità di fumo rendeva l’atmosfera magica e irreale. La prima attrice scelta, nemmeno maggiorenne, rimase così impaurita da rifiutarsi di continuare. Venne sostituita da Joyce Terry, una studentessa di 19 anni, che fu protagonista dell’episodio più clamoroso avvenuto ad un concerto dei Black Widow, nell’aprile 1970: il gruppo si esibiva in un noto ritrovo londinese, Lyceum Ballroom, e Joyce, completamente nuda nonostante il divieto degli organizzatori, veniva colta da un raptus iniziando a frustare brutalmente Kip Trevor durante l’esecuzione di “Sacrifice”. Anche il 21enne cantante sembrava in stato di trance e grondava sangue dalla schiena, mentre la ragazza crollava sul palco, vittima di un collasso. Lo “stregone” Sanders intervenne in scena per farla rinvenire, formulando una sorta di esorcismo, mentre nel pubblico si diffondeva il panico. All’accaduto fu dato ampio risalto dai giornali scandalistici come il “Sun”, alimentando le critiche che censuravano “lo spettro della magia nera come il più disturbante trend mai apparso nella musica pop”. Lo stesso Alex Sanders ne prese pubblicamente le distanze, dichiarando alla stampa che questi spettacoli black magic pop dovevano esser fermati, perché i musicisti, giocando col fuoco, non si rendevano conto del pericolo che correvano.
“Sacrifice” apparve comunque nella classifica inglese al 32° posto, ma un destino avverso cominciò a manifestarsi quando la sua uscita coincise con un previsto campione di vendite della CBS, “Bridge Over Troubled Water” di Simon & Garfunkel. Impegnata nella grande distribuzione di quest’ultimo, la casa discografica lasciò esaurire l’iniziale tiratura dell’album dei Black Widow; così i negozi sprovvisti proponevano agli acquirenti il primo dei Black Sabbath, approfittando delle analogie, ed era evidente il danno per il gruppo di Leicester, frustrato anche dall’indifferenza del management, lo stesso di Iommi e compagni!

Return To The Sabbat

Quando “Sacrifice” sembrava irrimediabilmente designato ad un’iniqua disistima, il crescente interesse negli anni ’90 verso i tesori sepolti dell’era progressiva, portò alla sua legittima riabilitazione. Addirittura, riemerse nel 1998 un inatteso alter ego, racchiuso fra i solchi di un acetato custodito gelosamente da Clive Jones: si trattava del progetto originale, registrato dalla formazione che aveva appena compiuto la metamorfosi da Pesky Gee! in Black Widow nel ’69, con la cantante Kay Garrett a fianco del carismatico Kip Trevor. Nonostante la sequenza dei titoli sia la stessa della sua definitiva incarnazione, è tremendo il fascino di questi demo inediti  – raccolti in “Return To The Sabbat” su Mystic Records – ed i differenti arrangiamenti vocali offrono nuove, prodigiose prospettive ad un’opera già leggendaria.

Gli estimatori del gruppo avrebbero provato un perverso piacere nello scoprire affinità e divergenze con l’LP definitivo edito da CBS.
“In Ancient Days” ad esempio, non è molto distante dalla versione conosciuta e Trevor ne mantiene la leadership, ma l’assolo di sax è più dilatato, mellifluo, ed i modi soavi ne mascherano la malvagità. La voce di Kay sale al proscenio in “Way To Power” ed il duetto con Kip nell’incalzante chorus giustifica il paragone con la Driscoll, grazie ad una timbrica soul d’insospettabile potenza. In “Come To The Sabbat”, Kay è una credibile Lady Astaroth, ed ammiriamo qualità meno appariscenti della forza espressiva della band, al di là delle incitazioni selvagge di Trevor: mi riferisco ai dosati interventi della chitarra di Gannon, al pesante clima percussivo dell’originale sezione ritmica (Bob Bond/basso e Clive Box/batteria) e ai fiati di Clive Jones, sorta di subdolo Dio Pan al flauto, capace di emulare con il sax il sibilar del vento in “Conjuration”. Prima del drammatico epilogo di “Sacrifice”, ancora giocato sulla mirabile alternanza delle due voci, la Garrett é protagonista di una “Seduction” superiore alla versione 1970, mentre l’arrangiamento che mostra differenze più sostanziali è quello, superbo, di “Attack Of The Demon”.
“Return To The Sabbat” non era dunque una timida prima bozza, ma una magistrale rappresentazione dell’antagonismo fra l’occultista Kip e la “demone” Kay.

Demons Of The Night Gather To See Black Widow LIVE!

Non è finita qui…La Germania era notoriamente terreno fertile, se non terra di conquista per i gruppi rock inglesi ed anche i Black Widow riscuotevano successo; il 28 maggio 1970 vennero invitati al Beat Club, un programma TV dove si sono esibiti artisti di vasta popolarità, come testimonia una collana di DVD “Best Of”.
Inizialmente dovevano registrare un paio di brani dal vivo negli studi televisivi di Amburgo, invece completarono l’intero set di “Sacrifice”, ivi incluse la scenografia ispirata alle Arti Segrete e l’interprete di Astaroth. Veniva dunque filmato, evento forse unico, lo show bandito dalla BBC e a cui fu vietato anche il tour negli USA. Dopo lunghe ricerche, Clive Jones era riuscito ad ottenerne copia da un responsabile tedesco, sottoposta ad un meticoloso lavoro di “restauro” da Geoff Griffith, il bassista che in quell’occasione aveva rimpiazzato definitivamente Bob Bond. Jones e Griffith si erano ormai incaricati del ruolo di “guardiani della fiamma” Black Widow, infatti tenteranno un rilancio della mitica sigla nel 2011 con l’album “Sleeping With Demons”, purtroppo in tono assai minore.
Il Live del Beat Club, “Demons Of The Night…” esce invece nel 2007 e viene salutato dai cultori con assoluto entusiasmo.
Il filmato è in bianco e nero con antiquati effetti d’epoca, ma anche questo contribuisce al fascino della sulfurea, teatrale performance. Un rabbrividente prologo d’organo Hammond instaura un clima da liturgia profana in apertura di “In Ancient Days”, capolavoro assoluto del gruppo, annunciando l’entrata in scena di Kip Trevor, che appare nel cerchio magico in lunga tonaca e brandendo la spada con gesti ben studiati. Jim Gannon recita la parte del “narratore”, ed i musicisti in coro evocano Astaroth, soluzione di grande effetto, totalmente assente nella versione di “Sacrifice”. I prolungati assolo di flauto e sassofono fomentano una vena creativa jazz-rock, ma dall’inimitabile atmosfera dark.
In “Way To Power”, Gannon perfeziona un riff assai più doom e  torbido dell’originale, che accentua la potenza espressiva del brano. Non subisce mutazioni “Come To The Sabbat”, l’anthem satanico per antonomasia, già inconfondibile per i suoi umori voodoo-tribali e l’insistenza ossessiva del refrain. “Conjuration” è da sempre un altro vertice dell’album, caratterizzato dal riff del sassofono che rappresenta un modalità doom-rock alternativa ed autonoma, sottolineando il tono ferale della voce. Anche in questo caso, il finale recitato è elettrizzante.

Lady Astaroth appare per la prima volta in “Seduction”; indossa solo una velata veste bianca ed inscena una danza sensuale su ritmi latin-rock, che suggeriscono l’influenza (dichiarata dal gruppo) dei primi Santana, ma vi risuonano pure echi di “Generatore” Van Der Graaf. Affinità con i Colosseum si fanno strada in “Attack Of The Demon”, dove gli insistiti vocalizzi jazz-rock di Gannon accompagnano la danza di Trevor e di Astaroth, che si fa sempre più frenetica. Infine, il memorabile assalto ritmico di Clive Box scatena il finale al cardiopalma di “Sacrifice”, il momento più oltraggioso dello show; le schermaglie sceniche fra il cantante e la Demone si fanno più provocanti, finché su di lei, all’interno del “cerchio magico”, si leva la spada di Trevor.
L’alternanza degli assoli di flauto, organo e chitarra agita la colonna sonora del rituale, finché un urlo disumano pone fine alla sbalorditiva messa in scena. La visionaria parte di flauto creata da Jones, sarà palesemente ripresa da Keith Gemmell in un altro inquietante classico horror, “House On The Hill” degli Audience (1971).
Con questo, il ciclo di “Sacrifice” può davvero dirsi concluso. L’eredità musicale di questo masterpiece del dark-progressive, resterà per sempre un’effigie artistica estremamente ispirata di “fascino per l’occulto”, come per altri versi hanno fatto storia grandi film horror, da “Rosemary’s Baby” di Polanski a “Dracula” di Coppola. Sono convinto che Black Widow raggiunsero nei loro momenti magici lo stesso livello d’arte.

Ristampe Consigliate

In questo caso, la “prima scelta” è quasi d’obbligo. Si tratta del box Collector’s set 3 Discs pubblicato da Repertoire nel 2014. I 2 CD includono l’originale “Sacrifice” (che l’etichetta tedesca aveva già riedito nel 1990) e la meno nobile versione con nuovi “interludi”. Inoltre è compreso il DVD di “Demons Of The Night…”. Non il CD audio di quest’ultimo, presente nella prima edizione Mystic Records del 2007.
Per collezionisti anche la ristampa giapponese del 2005, CD “24Bit Remaster” con copertina apribile in cartoncino (mini-riproduzione dell’originale), su etichetta Amr Archive.

La misteriosa, artistica gatefold sleeve dipinta da Rich Breach e le sue facciate interne disegnate da Circa con i testi delle sole “In Ancient Days” e “Way to Power” sono ben valorizzate dalle varie ristampe in vinile 180 gr., pressoché equivalenti, pubblicate dal 2005 in poi dalle italiane Get Back, Earmark, Akarma e in Germania, ancora Repertoire: fedeli all’elenco tracce del 1970, quindi senza bonus.
“Return To The Sabbat”, grande assente del box Repertoire, è reperibile su CD Mystic (1998) ed in vinile con diverso fronte copertina, della genovese Black Widow, testimone di quanto sia radicato in Italia il culto della formazione inglese! Non solo, lo stesso “Return…” si ritrova su un autentico gioiello da collezione pubblicato dalla stessa Black Widow nel marzo 2012. Si chiama “See’s The Light Of Day”: segnalo l’edizione limitata di 100 copie che include 2 LP in vinile rosso (“Return” e l’inedito concerto al Teatro Lirico di Milano nel 1971, dove i Black Widow suonarono con gli Yes), inoltre un 10 pollici a sua volta “rosso” con quattro inediti, foto a colori ed in bianco e nero (cinque in totale); per finire, il poster che ritrae il gruppo con i coniugi “occultisti” Sanders. Imperdibile per i die hard fans.
Essermi occupato a più riprese dei Black Widow su Rockerilla in tempi non sospetti, mi ha regalato qualche soddisfazione…Nel booklet del triplo Repertoire, in un collage fotografico (lo vedete qui riprodotto), è raffigurata anche la prima pagina di un mio articolo del ’92. Inoltre sono stato piacevolmente incaricato di scrivere la presentazione del doppio album-tributo “King Of The Witches” (Black Widow Records, 2000) e della ristampa Akarma del secondo, omonimo Black Widow (2005). Può bastare.

15 Commenti

  • Lorenzo ha detto:

    Ciao Beppe, grazie per questo nuovo scritto, come per tutti gli altri di questo blog, che seguo con grande attenzione.
    Riguardo i Black Widow, temo di essere un pò in controtendenza rispetto agli altri commenti, in quanto pur riconoscendo l’importanza storica di questa band, ho sempre pensato che i loro pezzi siano invecchiati meno bene rispetto ad altri contemporanei. Lasciamo perdere i Black Sabbath che c’entarno poco con i BW, ma per esempio gli High Tide li trovo molto più attuali anche a distanza di così tanti anni.
    Non so se ritieni il paragone attinente.
    Grazie ancora per il Vostro impegno.

    • Beppe Riva ha detto:

      Ciao Lorenzo, non c’è problema ad esser “controtendenza”, non si pretendono consensi a tutti i costi, solo un tono corretto nei commenti. Per quanto mi riguarda, il suono di “Sacrifice” non è datato né attuale, é semplicemente “timeless” come si conviene ai grandi dischi. Chiaramente si tratta di un suono vintage, figlio della sua epoca, come tanti album storicamente importanti. Posso capire il tuo sentore, probabilmente dovuto all’uso di una strumentazione, da parte dei Black Widow, che si è ormai perso col passare degli anni. Sono ovviamente un grande appassionato degli High Tide, a cui dedicai uno dei miei primi articoli su Rockerilla. Certamente la chitarra distorta di stampo heavy-psych di Tony Hill è più in linea con tendenze stoner dagli anni ’90 in poi, forse per questo gli HT appaiono più attuali. I loro due LP originali (non parlo dei tanti postumi) sono dei capolavori, anche se è diffusa un'”ideologia” secondo la quale chi non ha venduto abbastanza, non ha fatto dischi notevoli. Metodo comodo per nascondere le proprie lacune a livello di conoscenza. Beninteso non è il tuo caso, anzi ti ringrazio perché ci segui con grande attenzione.

  • Luca ha detto:

    Quando si parla di maestri dell’oscurità sicuramente i Black Widow non posso essere dimenticati, anzi i loro lavori sono imprescindibili. Lavori sapientemente narrati da Beppe, il cui racconto invoglia ad immergersi nelle scure atmosfere che i loro pezzi riescono a trasmettere. Ammetto che la mia conoscenza arriva da una band italiana, i Death SS che, in modo magistrale, ha fatto suoi due pezzi ‘In ancient days’ e soprattutto quella ‘Come to the Sabbath’ altamente richiesta e vissuta dai fans di Steve Sylvester. Penso che le
    Emozioni e sensazioni che certi gruppi riescono a trasmettere, anche dopo 50 anni e racchiuse in pochi minuti, siano uniche e debbano essere veramente studiate. Grazie Beppe per i tuoi
    Scritti

    • Beppe Riva ha detto:

      Grazie Luca, per la tua attenzione e lo scrupoloso commento. Anche tu (come Fulvio) sottolinei che per molti fans italiani dagli anni 80 in poi, i Death SS sono stati un tramite rilevante per conoscere i Black Widow. Giusto dargliene atto. Ciao

  • Baccio ha detto:

    Ormai una cosa è chiara a tutti: Beppe Riva se non ci fosse bisognerebbe inventarlo!
    Grazie davvero per questo più che esauriente pezzo su un gruppo ed un disco seminali!

    • Beppe Riva ha detto:

      Ciao Baccio, non so quanti avvertano la necessità che tu generosamente esprimi. L’assenza del sottoscritto perdurava da anni ed ora mi esprimo su un Blog costituito con altri due “reduci”, uno dei quali (il nostro regista Ruggero) dietro le quinte…Quel che mi interessa é offrirvi qualcosa di degno che mi rappresenti, anche se mi costa un certo impegno, credimi. Ti ringrazio

  • Fulvio ha detto:

    Ciao Beppe,
    Grazie per l’articolo come sempre ricco di dettagli interessanti.
    Loro erano dei fenomeni; Sacrifice ha 50 anni ed ha suoni sicuramente “antichi” ma veramente fascinosi: lo riascolto sempre volentieri.
    Il mix di fiati, tastiere e ritmiche quasi tribali era geniale ed in quegli anni sono stati sicuramente dei precursori influenzando molte band che si sono affacciate negli anni a seguire (Death SS ne sono l’esempio nostrano più evidente ma non solo loro…)
    La mia copia in vinile è apribile e graficamente uguale alla prima stampa…stranamente le etichette sul vinile sono completamente nere…non sono sicuro che sia una ristampa ufficiale… è passato molto tempo e non ricordo dove e come l’avessi trovata.
    Ciao e grazie

    • Beppe Riva ha detto:

      Ciao Fulvio, la tua é un’attenta lettura del valore del disco e della sua influenza. Spesso si fa un uso discutibile del termine “geniale”, ma la formula musicale di “Sacrifice” lo era. Peccato si sia presto estinta, anche con la rapida scomparsa per “problemi personali” (così disse Clive Jones) del creativo compositore Jim Gannon. La ristampa con etichette nere la ricordo, è uno dei tanti bootleg che uscirono quando latitavano ristampe ufficiali. Spesso erano pure ben fatti. Ora invece le case discografiche hanno trovato il modo di far soldi sui nostalgici (nessuna ironia, me compreso) ripubblicando di tutto e di più, saturando il mercato.

  • Roberto ha detto:

    Uno degli evergreen della musica Rock.. Fascino morboso e inquietante inalterato a oltre 50 anni dalla pubblicazione che mette in soggezione più di qualsiasi disco di black metal

    • Beppe Riva ha detto:

      Ciao Roberto, é giusto, “Sacrifice” é uno degli evergreen del rock. Per fortuna non tutti se ne sono dimenticati, con il mezzo secolo trascorso. Capisco cosa tu voglia dire chiamando in causa il black metal, comunque si tratta di epoche e di piani/modi espressivi completamente diversi. A chi vuole ascoltare la scelta.

  • Mox ha detto:

    Caro Luca, mi permetto di evidenziare che un illustre predecessore è invece riscontrabile nel caso dei Coven di Chicago, con il loro esordio ‘satanico’ ” Witchcraft…” nel 1969.
    Tuttavia la bellezza meramente musicale in Sacrifice dei B. W. non ha quasi termini di paragone… In quanto oggettivamente superiore.
    Dott. Riva, lei conferma la filologia ?🎼

    • Beppe Riva ha detto:

      Ciao Mox, nell’articolo ho fatto riferimento esclusivamente alla scena inglese ed è probabile che Luca si sia riferito alla medesima. Comunque il debut-album che citi dei Coven (di Chicago) su Mercury é del 1969. Credo però che i maggiori indiziati nell’averne tratto spunto siano i celeberrimi Black Sabbath. Infatti il brano d’apertura di “Witchcraft Destroys Minds & Reaps Souls” si chiama, pensate un pò, “Black Sabbath” ed uno dei membri fondatori era il bassista Greg “Oz” Osborne. Tanto palese da non sembrar vero!

  • LucaTex ha detto:

    Penso si possa parlare del primo disco di rock occulto. Fascino inalterato, tensione musicale intatta ed ascoltarlo oggi è quasi un dovere 😉 Splendido articolo come sempre! Grazie Beppe!

    • Beppe Riva ha detto:

      Grazie a te, che ci hai sempre manifestato un bagaglio di cultura rock tale da gratificarmi della tua approvazione. Continua a seguirci!

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