google-site-verification: google933a38d5a056903e.html
ALBUM & CD

OZZY OSBOURNE, Capitolo Finale?

Di 26 Aprile 2020Aprile 30th, 202020 Commenti

OZZY OSBOURNE: “Ordinary Man” (Epic)

Eravamo reduci da anni di astinenza, senza nuove manifestazioni di Ozzy Osbourne, un personaggio dotato di poteri “soprannaturali” nel risollevarsi dalle sue stesse défaillances. Ma all’inizio del 2019 era caduto rovinosamente dalle scale, in senso tutt’altro che metaforico, e le sue condizioni fisiche, aggravate da polmonite e morbo di Parkinson, l’hanno costretto a posticipare il programmato tour d’addio.
Era lecito dubitare di un possibile ritorno alle scene, anche per un conclamato “Principe delle Tenebre”…Invece, trascorso quasi un decennio dall’ultimo album di studio “Scream” (2010) e sfumato nel tempo anche “13”, il venerabile canto del cigno degli originali Black Sabbath (2013), Ozzy risorge quasi miracolosamente con il suo undicesimo ORDINARY MAN, dal titolo che contraddice palesemente la storia del protagonista.

Il singolo apripista “Under The Graveyard”, che l’ha preceduto nel novembre ’19, lo rilancia come un’entità apparentemente immune all’erosione del tempo. Conserva una delle timbriche vocali più riconoscibili del rock, perfettamente a suo agio fra i miasmi di una ballata darkeggiante che si infiamma sotto il crepitare del riff…Al minuto 3:20 il chitarrista e produttore Andrew Watt accelera con un assolo vintage di pura scuola Tony Iommi, mentre si inaspriscono i ritmi sospinti dal bassista Duff McKagan (Guns n’Roses) e dal batterista Chad Smith (RH Chili Peppers, Chickenfoot).

Un eloquente biglietto da visita che fa pensare ad “Ordinary Man” come al testamento musicale di Ozzy; il video di “Graveyard” sembra infatti il trailer di un film sugli anni di dissolutezza dopo la separazione dai Sabbath, e rende omaggio alla moglie Sharon, che l’ha raccolto sull’orlo dell’auto-distruzione, per trasformarlo in una star “globale”.

La saga delle memorie prosegue nella title-track; il cantante viene ripreso in una sala cinematografica deserta, mentre sullo schermo si susseguono le immagini della sua vita, dalla modesta casa natale di Aston (Birmingham) alle tappe che ne hanno scandito il successo. “Ordinary Man” è una ballad orchestrale, che si riallaccia alla durevole ispirazione beatlesiana del nostro ed a sue trascorse prodezze melodiche come “Road To Nowhere”. Stavolta c’è da registrare il contributo, al piano e alla voce, di Sir Elton John, e nondimeno, un assolo di chitarra davvero espressivo di Slash.

Altri indizi fanno supporre un Ozzy convinto di esser giunto al suo ultimo atto: la ferale “Goodbye” instaura un’atmosfera pessimistica per nulla mitigata dalla durezza del suono, nonostante una citazione caricaturale di “Iron Man” in apertura ed il finale con richiesta del tè alle porte del Paradiso!

Densa di foschi presagi anche “Today Is The End”, strutturata su uno scheletrico arpeggio fin troppo simile ad una ben nota scrittura dei Metallica.

Come da suo istrionico costume, Ozzy continua a giocare con il suo personaggio e nella bombastica “Straight To Hell” esordisce con un grido di battaglia di memoria Sabbath, Alright Now! (da “Sweet Leaf”, chiave d’accesso di “Masters Of Reality) per avventurarsi nei ritmi accelerati che nel video fanno da sfondo ad una rivolta urbana, nel mezzo della quale il grottesco prim’attore si aggira travestito da Ghoul.

Alla moltitudine di nostalgici dell’opera prima Black Sabbath, piacerà che il cantante rispolveri l’armonica in “Eat Me” e che Watt lo assecondi con un voluminoso riff bluesy, a conferma di una metodologia affine al lavoro di Rick Rubin nella produzione di “13”.

Ozzy riesce ad esser naturalmente carismatico anche quando si avventura in territori che poco gli appartengono, come l’approccio punk di “It’s A Raid”  a fianco del rapper Post Malone, lo stesso che l’aveva invitato nel 2019 a partecipare al suo terzo album in “Take What You Want” (qui riproposta come bonus track).
Quest’ultima, con la patina delle reiterate collaborazioni commerciali fra celebrità (pratica di per sé oltremodo abusata…) non ci fa saltare sulle sedie, ma la “riverniciatura di tendenza” ci può stare.

Non sappiamo se a 71 anni, la voce più ossianica emersa alle origini del metal e tuttora fra i front-men di vertice dell’intera epopea rock, sia davvero giunto al capolinea di un percorso tormentato quanto leggendario. Se così fosse, Mr. Osbourne ci consegna un album degno di figurare al cospetto dell’autorevole tradizione dei suoi anni ’80, da “Blizzard Of Ozz” a “No Rest For The Wicked”. Ce lo aspettavamo sfinito, ma l’immersione nella sua musica rigeneratrice lo restituisce in imprevedibile forma. Superfluo pretendere altro.

See You On The Other Side…

Un faraonico Box Set alla carriera: per i fans più facoltosi, Ozzy ha licenziato come “cadeau” natalizio (fine novembre ’19) “See You On The Other Side”, box di 24 albums in vinile splatter (moda ormai ricorrente per le ristampe da collezione), che raccoglie tutta la sua produzione solista con immancabili inediti, oltre a dieci poster a colori ed un certificato di autenticità in pergamena autografato.
Edizione indubbiamente Super De Luxe, venduta ad un prezzo che scoraggerà molti potenziali acquirenti -compreso chi scrive- ma ancora disponibile sul sito ufficiale a circa €. 560.
VEDI

Uno sguardo al passato

Personaggio iconico per il pubblico hard rock ed heavy metal, Ozzy Osbourne era stato scelto con una sua appariscente posa “teatrale” per la copertina del primo, memorabile numero di Metal Shock (Aprile 1987). Sempre a lui dedicata la copertina del n.109 della stessa rivista (Dicembre 1991), quando dopo il tour di “No More Tears”, già circolavano voci di un suo Ultimo Atto, che si stanno rivelando attuali, ma oltre 18 anni dopo!
Tratta invece dalla rubrica Hard & Heavy di Rockerilla (n.30-gennaio 1983) la mia recensione del live “Talk Of The Devil”. Roba di una vita fa, come direbbe Giancarlo, e non nascondo l’euforico azzardo di alcune affermazioni; altre conservano tuttora la loro attendibilità, ad esempio: ”Diary Of The Madman” forse l’album dall’impatto più modernamente metallico dell’81. Impegnativa, ma nemmeno a posteriori mi sento di smentirla! Randy Rhoads R.I.P.

20 Commenti

  • Antonio ha detto:

    Ricordo ancora l’ emozione che provai dopo aver acquistato il mio “primo” numero di Rockerilla il citato n.30 del gennaio 1983. Ragazzino di 15 anni che fino ad allora si era nutrito con Ciao 2001, Rockstar…ecc. GBH in copertina e ..sorpresa.. all’ interno una rubrica dedicata alla musica preferita. Per giunta con una recensione sul live di Ozzy e le segnalazioni sui migliori album dell’82!! Da allora ogni mese a chiedere e prenotare in edicola la rivista. Ogni recensione di Beppe Riva e di Giancarlo erano per me guide imprescindibili per l’acquisto degli album. Album che compravo quasi sempre per corrispondenza vista la non facile reperibilità nelle mie zone. Altri tempi!!

    • Beppe Riva ha detto:

      Ciao Antonio, ritrovare i lettori di un tempo per me è significativo, vuol dire che qualcosa degli slanci di oltre 40 anni fa è rimasto. Quello “Speak of the devil” dal vivo di Ozzy mi aveva davvero colpito. Più riuscito, a mio avviso, del “Live Evil” dei Sabbath con RJ Dio. Grazie del revival.

  • Morian ha detto:

    Beh…che dire…Sono della “vecchia guardia’ e ho sempre amato le band intese come tali…le band cui ti affezionavi ad ognuno dei componenti e per Ozzy con i suoi .Blizzard of Ozz (come in realtà avrebbero dovuto chiamarsi) provai un amore viscerale per quello che considero ancora oggi il chitarrista più talentuoso ed impressionante di sempre…quel Randy Rhoads che fece decollare l’impresa solista del Madman grazie al suo funambolico stile neo classico è goticheggiante. Aggiungiamoci l’estro compositivo coadiuvato anche dai grandi Daisley e Keerslake e ci ritrovammo con delle fondamenta ben stabili x la carriera di Ozzy….Album seminali i primi due, eccellenti i seguenti Bark at the moon e Ultimate sin…il resto della storia e della magia Osbourniana per me finisce con il sipario calato degli eighties… il resto mi ha destato poco interesse e a volte pure delusione totale…tutto questo andare e vieni di session e special guest sui vari Albums ha minato la credibilità delle opere la maggior parte delle quali superflue…Quest’ ultimo disco è già meglio degli ultimi prodotti ma la STORIA (quella vera) è stata scritta in maniera indelebile 40 anni fa quando il Madman era assistito da una BAND……..e che BAND…

    • Beppe Riva ha detto:

      Ciao Morian, penso che la tua valutazione sugli album di Ozzy solista possa esser condivisa da molti: parte della sua discografia dagli anni ’90 in poi non ha certamente un posto privilegiato nella nostra memoria; l’ultimo è piacevole, non scrive la storia, ma questo succede a quasi tutti i grandi del passato in vena di come-back. Non c’è da stupirsi, purtroppo. Sarà il canto del cigno (nero)? A quanto si dice no, Ozzy ne avrebbe in serbo un successore. Grazie del commento.

  • Gianluca CKM Covri ha detto:

    Mi sono avvicinato solo ora a questo disco, perché ero un po’ titubante. Mi sembrava una cosa costruita troppo a tavolino. Musicisti diciamo o a gettone, la mancanza di un chitarrista “storico”, ed anche per il fatto che l’hanno prodotto molto velocemente. Inceve devo dire che è un lavoro più che dignitoso e con una componente sentimentale molto accentuata, sia nei testi che nelle linee melodiche delle canzoni. Insomma, mi sono piacevolmente ricreduto. Una chiusura di carriera coerente e giustificata. Peccato che poi proprio questa mattina ho proprio letto che il buon prince of darkness sta lavorando ad un nuovo disco. Quindi per parlare di dignitosa chiusura, aspettiamo il prossimo lavoro.

    • Beppe Riva ha detto:

      Infatti sul “Capitolo Finale” c’era un doveroso punto interrogativo…Dopo aver raccolto Ozzy sull’orlo del baratro, la lungimirante Sharon sfrutta fino in fondo il suo filone aurifero. Però il nostro “Principe” ha ancora voglia di farsi ascoltare, quindi perché privarcene? Ciao Gianluca

  • alberto ha detto:

    Complimenti!! Una scrittura davvero “diversa” un modo di rivedere ciò che abbiamo vissuto sotto forma di pura emozione strettamente lagata agli effetti comuni della musica, ma in questa chiave se ne coglie la portata sotto velati contenuti. Grazie, mi perderò in questo viaggio davvero emozionante. Bravi non so cos’altro dirvi. Andiamo avanti nella lettura. Alberto.

    • Beppe Riva ha detto:

      Grazie Alberto, anche la tua è una differente lettura della recensione; ognuno recepisce con la propria sensibilità, ed il tuo commento è decisamente confortante anche per noi che produciamo gli scritti. Mi fa molto piacere se andrai avanti nella lettura, ciao

  • aleR ha detto:

    Ciao Beppe è un piacere tornare a leggere dei tuoi scritti. Ricordo ancora il tuo articolo , ormai mitico, sui Death SS su Rockerilla. Sembrava un racconto di Poe! Anche il tuo periodo stoner/doom anni 90 era illuminante. Potrebbe essere intetessante un’approfondimento sulla scena scandinava (Grayeyard, Horisont, Saturn, Hypnos, Graviators…) o sul ultimo lavoro degli Angel Witch…
    In ogni modo, qualunque altra scelta ti venga in mente di sviluppare mi sento di dire, parafrasando un titolo di ormai diversi anni fa We want Moore !

    • Beppe Riva ha detto:

      Ciao Ale…Quell’intervista ai Death SS è stata interamente riportata in tempi recenti sul sito Truemetal. Fece il suo…effetto! E’ gratificante che qualcuno ricordi anche il periodo stoner/doom su Rockerilla! Per il futuro vedremo. Continuate a seguirci, grazie.

  • Antonio F ha detto:

    Welcome back prima di tutto!!!! ,riguardo Ozzy disco dai suoni molto moderni e da quel che ho capito fatto alla vecchia maniera in poche settimane. L’ho trovato migliore rispetto ai due precedenti che suonavano quasi come due dischi dei Black Label Society con il nome Ozzy stampato in copertina,quasi non mi aspettavo piu’ un suo album.

  • Francesco. Z ha detto:

    Bentornati!! È un piacere immenso potervi leggere di nuovo, quando ho saputo del vostro blog sono sobbalzato dalla sedia! Anch’io il lavoro di Ozzy l’ho trovato ispirato e gradevole, superiore alle sue ultime produzioni, per il mio gusto forse ci sento la mancanza di un guitar work migliore, non alla zakk eh , ma comunque ci sta il disco suona bene.

  • LucaTex ha detto:

    Ciao a tutti! un piacere rivedere firme storiche riemergere su un blog che noto subito essere fatto molto bene, moderno e fruibile. Grande Ozzy e stima a prescindere, non facile per qualunque artista riproporsi dopo una carriera così lunga e superlativa 😉

  • Beppe Riva ha detto:

    Capisco il senso di nostalgica tristezza nel pensare al passato, però é anche giusto conservare dentro di sè le memorie delle cose positive che si sono vissute. Personalmente amo ricordare le situazioni che mi hanno permesso di ascoltare per la prima volta i miei gruppi preferiti. Ozzy ancora “in sella” è una buona notizia. A proposito di “discendenti” dei Sabbath, negli anni ’90 su Rockerilla mi occupavo moltissimo di doom/gothic/stoner bands. Questi Avatarium non rivoluzionano di certo il metal a tinte fosche, ma sono performanti e la cantante è ottima. La presenza femminile di qualità in questi generi, dopo il successo di Nightwish e degli stessi Lacuna Coil, è aumentata esponenzialmente.

  • Alfredo ha detto:

    Ciao ragazzi (?), certo che il 1 maggio del 2020 in mezzo a questo uragano ritrovarsi a parlare della nostra musica preferita è veramente sorprendente.
    A 60 anni pensare alle recensioni di un secolo fa, soprattutto quella dei Manowar, da un senso di tristezza e nostalgia, ma anche della botta di culo per averle
    lette.
    Vediamo dove ci porta questa nuova situazione, nel frattempo auguri di buon proseguimento e grazie di tutto.
    A presto.

  • Antonio ha detto:

    Sono Antonio, dalla Calabria, sono immensamente felice per questa sorta di “reunion” di due giornalisti tra i più “letti” e osannati da noi metallari. Ho 52 anni e sono cresciuto musicalmente con i dischi comprati dopo aver letto le recensioni di Beppe e Giancarlo che continuo ad ammirare e stimare immensamente.
    Bentornati !!!

  • Sergio Capoferri ha detto:

    Leggevo sempre le vostre recensioni, Metal Shock era la mia rivista preferita, è anche ciò che mi ha fatto cominciare a suonare.
    Beh! Ozzy…non ha mai finito di stupirmi.
    Spada.

  • Beppe Riva ha detto:

    Ciao! Noi abbiamo una decina d’anni più di te, Paolo…Sinceramente non mi aspettavo nel 2020 un Ozzy degno del suo passato. Grazie dell’attenzione

    • Paolo Puglisi ha detto:

      Oh che bello rileggerVi !!!!! sono Paolo dal Piemonte e mi avvicino a Voi d’età un po’ di più del Paolo che m’ha preceduto.
      Ho riordinato pronto in questi giorni di quarantena i vecchi numeri di Metal Shock e Flash per potermeli portare, finalmente ordinati, al mio paesello in montagna (sapete com’è tra vinili, Cd, bootlegs su tape e cdr , i figli reclamano spazio in casa, sigh! ).
      Con tutto quello che ho ascoltato in questi anni (mi innamorai dei Manowar di Battle Hymns grazie alla recensione di Beppe) è sempre difficile emozionarsi all’ascolto di qualche nuovo album, ma il ritorno del Madman Ozzy, già solo per la possibilità di riascoltare quell’inconfondibile timbrica vocale su nuovi pezzi, ha avuto questa capacità. Visto che però, gli ascolti personali, non sono limitati alle sole gemme del passato ma indagano anche sul presente vorrei chiederVi un parere su di un gruppo (non l’unico naturalmente……….) che ultimamente m’ha emozionato : AVATARIUM. Penso che, soprattutto a Beppe, possano piacere.
      Un saluto ad entrambi
      Paolo

  • Paolo ha detto:

    Intanto bentornati ! Ho 53 anni e sono cresciuto con le vostre recensioni e i vostri articoli (soprattutto quelli di Beppe) per me l’attesa di Metal Shock era uguale a quella per i bimbi e il Natale. Sono d’accordo sul buon ritorno dello zio Ozzy. La title track con video annesso è veramente emozionante. Paolo

Lascia un commento