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SHORT TALK

REMEDY, dalla Svezia con melodico furore

Di 22 Settembre 20232 Commenti

Il tema dell’originalità dei gruppi rock (non solo hard’n’heavy) nei tempi nostri è alquanto ostico e oggetto di numerose critiche. Fra i nomi di maggior rilievo degli ultimi anni ci sono ad esempio i Greta Van Fleet, recentemente trattati e discussi sul Blog, a cui molti appassionati non perdonano l’esplicita derivazione dai Led Zeppelin, nonostante gli sforzi per andar oltre il modello originario.
Il rock scandinavo, nelle sue varie sfaccettature, è un’autentica roccaforte di sopravvivenza per questo genere contro i malsani orientamenti pseudo-modernisti incensati dalla stampa di tendenza. Lo è dal tempo degli Europe, spesso travisati come fenomeno commerciale per il boom di “The Final Countdown”, ma in realtà dotati di un marchio di fabbrica perfettamente riconoscibile. E non dimentichiamo che uno dei rari gruppi musicalmente “inconfondibili” del Terzo Millennio, Ghost, sono a loro volta svedesi.
Quindi, non possiamo esser insensibili di fronte a degli esordienti che in patria sono stati acclamati come autori del miglior album di rock melodico dell’anno. Si tratta dei REMEDY, un quintetto di Stoccolma, che in realtà ha realizzato il debut-album “Something That Your Eyes Won’t See” (S-Rock) nel dicembre 2022, ed ora in cerca di diffusione oltre i confini nazionali.
I Remedy si propongono come convinti assertori dell’hard ispirato agli anni ’80 con qualche adeguamento moderno, ed a tutela dell’operazione c’è una “stella” nordica, il leader degli Eclipse, Erik Martensson, in veste di produttore. Con il recentissimo album “Megalomanium”, gli Eclipse sono stati smodatamente osannati.

Anche i componenti dei Remedy esibiscono un curriculum significativo: ad esempio il chitarrista Rolli Forsmann ha partecipato ai musical “We Will Rock You” e “Rock Of Ages”, inoltre si avvalgono in studio di musicisti che vantano collaborazioni rilevanti (con Work Of Art, Joe Lynn Turner, Doogie White, per citarne alcune).
Il disco è molto ben realizzato, ma innegabilmente sulle tracce di gruppi storici. In particolare, fin dall’iniziale “Living In The Edge”, l’hard rock del quintetto riecheggia gli influenti Dokken (non dichiarati fra i modelli perseguiti), sia nel taglio dei riffs à la George Lynch, sia in certi andamenti vocali – non nella timbrica – perché l’ottimo Robert Van Der Zwan non emula il redivivo Don Dokken, a sua volta atteso il 27 ottobre con il nuovo album.
“Scream In Silence” aggiunge un mood misterioso, mentre “Sundays At Nine” e “Lifeline” sono le imprescindibili, emozionali ballate. Naturalmente il gruppo indugia nello Scandi-hard rock con reminiscenze di importanti protagonisti di quella scena, dai Treat agli stessi Eclipse (nel singolo “Wanna Have It All”), ma sul piano nostalgico mi piace particolarmente “Marilyn” con una partenza ritmica di tastiere che fa pensare ad una versione accelerata di “Hold The Line” dei Toto.
Tornando al tema iniziale, se cercate qualcosa di strettamente originale non è questo l’obiettivo, se invece apprezzate una formula competente e ben riuscita, ispirata al cosiddetto class-metal della belle époque, i Remedy fanno per voi.

2 Commenti

  • Alessandro Ariatti ha detto:

    Ciao Beppe. In effetti la Svezia è diventata un po’ la nuova “America” nel corso dei decenni. Remedy sicuramente interessanti e meritevoli, altrimenti non si sarebbe scomodato nemmeno il leader degli Eclipse. Visto che citi i Dokken, sul nuovo album ho sentimenti discordanti: il primo singolo l’ho trovato pessimo, il secondo invece mi è piaciuto molto. Vedremo a prodotto finito.
    Ciao!

    • Beppe Riva ha detto:

      Gli amici appassionati di hard rock melodico sono tutti schierati a favore dei Remedy. Dokken sono veramente stati un pilastro basilare del loro genere; spero che nonostante gli acciacchi, Don Dokken – e George con l’imminente, nuovo Lynch Mob – producano materiale che non sfiguri al confronto dello scintillante passato. Grazie Alessandro e buona serata.

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