Dusty Hill : quando non è necessario essere il miglior bassista del mondo per guidare un trio.
Nei miei vent’anni il rock sudista erano gli Allman Brothers. A seguire veniva tutto il resto : gli Skynyrd, che sentivo molto più boogie e rock and roll, Point Blank, Outlaws, Marshall Tucker… una quantità che catalogavo più come country che come rock sudista… e poi c’erano gli ZZ Top.
Dico in verità che fino a Fandango non mi avevano mai detto nulla di speciale. Troppo preso dalle chitarre di Duane e Dickey li trascuravo come band minori. Poi quel mezzo live mi stuzzicò una curiosità crescente. Mi comprai Rio Grande Mud, anche se la copertina proprio non mi andava giù… e mi innamorai di Waiting for the Bus/Jesus just left Chicago. Una nuova storia di amore musicale era iniziata. Ma non fu Tejas a farmi perdere la testa : fu Deguello. Quelle canzoncine – per me abituato a Dead e Zappa, a Davis e Zeppelin i tre minuti mi sembravano assaggini, non brani completi – avevano un profumo, un’essenza di rock che trovavo gustoso ma facilmente digeribile. Se afferrate il senso dell’esempio.
Poi la fulminazione sulla via di Damasco. Il rock and roll va visto e respirato dal vivo, tutte le consuetudini di studio possono essere di facile realizzazione e da affamato di musica dal vivo mi domandavo come fosse possibile che un gruppo che pubblicava da quasi dieci anni non avesse ancora affrontato un live come si sarebbe dovuto ascoltare. C’era una radio americana che trasmetteva da Camp Darby, a Livorno; una radio per le forza americane nel mondo. Programmi che noi ci sognavamo con registrazioni di qualche “casa madre” statunitense da affiancare a quello che veniva prodotto in loco. Non era per niente facile beccare un segnale pulito da una quarantina di chilometri in linea d’aria, ma fu l’aiuto di un amico esperto che mi aiutò, togliendomi la voglia di andarla ad ascoltare parcheggiato lungo la via Aurelia, poco fuori dal campo, suggerendomi un paio di trucchi che, se non proprio sempre, almeno in parecchi casi mi permettevano di sentire buone cose dei programmi serali, quando le FM si propagano meglio.
Una sera, c’era un programma live sponsorizzato da un qualche strano cibo americano. Alcune registrazioni duravano meno di un’oretta, certe volte recuperavano interi broadcast radiofonici e li ritrasmettevano, una sola volta. Quella sera la trasmissione era da un concerto di quell’anno, il 1980. Alla fine del programma si specificava…dovetti riascoltarlo parecchie volte per tradurlo… che gli ZZ Top sarebbero stati in tour europeo per la prima volta, che i soldati interessati muovessero il culo per cercarsi i biglietti. Nessun concerto previsto in Italia.
Dal concerto tedesco al famoso Rockpalast di Essen proviene uno dei bootleg più richiesti e riprodotti del trio. E’ quello la Madre di tutti i concerti degli ZZ Top, il live che per parecchio tempo ha rappresentato il riferimento per ascoltare quel gruppo dal vivo e imparare ad apprezzarne l’approccio. Sentire, e vedere perché anni dopo si iniziò pure a trovare il video relativo, Billy Gibbons cantare e suonare fu un amore finalmente realizzato.
Da quel momento la ricerca di reperti dal vivo divenne pressante. La cara vecchia BBC venne incontro a noi poveracci, come sempre. A Donington 1982, il mio mito radiofonico Tommy Vance introduceva una mezz’ora degli ZZ Top la cui cassettina duplicai per sicurezza dato che in auto non ascoltavo nient’altro.
La little old band from Texas aveva una base ritmica tanto essenziale quanto efficace… il resto lo facevano la voce e la chitarra di Billy. E…come non mi stancherò mai di ricordare… c’erano…i pezzi, i pezzi e i pezzi… Con Eliminator l’immagine del trio si stampava definitivamente nelle memorie inondando il mondo con video ironici, per le due barbe lunghissime e sistematicamente in sincrono e per una quantità di belle figliole che grondavano dai loro video : ZZ Top erano rock ma in modo così popolare da mettere d’accordo sempliciotti ed esperti. Li ho visti due o tre volte, l’ultima in Italia, su un palco così scarno da farmi vergognare per loro. Poi centinaia di volte presenti sul Tube in mille salse ed in mille occasioni, con mille ospiti e altrettante versioni di classici di ogni genere… Billy che si metteva il suo “blues hat” quando affrontava un blues elettrico che colava sangue e sudore o quando si inchinava a Jimi, facendo eco a certe sue cose, riproposte con devozione. L’attenzione era praticamente tutta su di lui. L’altra barba era un contorno, una sincronia con cappellone e occhiali da sole che neppure i milioni di dollari offerti da una nota casa di lamette e rasoi aveva saputo incrinare pur di vederli rasati.
Quella barba oggi se n’è andata. E solo oggi capiamo quanto era importante per gli altri due. Quanto quelle linee “normali” di basso rappresentassero l’apparente semplicità di una piccola, grande band dal profondo sud. Dusty Hill era ammalato da qualche tempo e le avventure soliste di Gibbons sembravano voler dire che avremmo dovuto essere pronti a lasciarlo andare. Ma come quando si è legati a un amico o a una donna, la speranza di veder tutto tornare come un tempo non ci abbandona mai. Ma le malattie non sono un film d’appendice.
Il giorno stesso in cui un lucido Billy Gibbons annunciava di aver perso un terzo del gruppo, con la medesima lucidità ci informava che proprio Dusty aveva lasciato in eredità il suo posto al suo tecnico preferito : Elwood…con lui dovete mandare avanti la band. Questo il messaggio.
ZZ Top vivrà ancora, non sappiamo per quanto, ma una delle due barbe mancherà come ci mancheranno i suoi… cheap sunglasses. Perché non importa essere il più grande bassista del pianeta per reggere in piedi le fondamenta di un eccellente gruppo dal vivo.
“…abbi pietà, ho aspettato l’autobus tutto il giorno…” tranquillo Dusty : ti penseremo sempre ascoltando quelle registrazioni e chiudendo gli occhi saremo sicuri che la sincronia di barbe, chitarre, occhialacci da sole e ghignate sarai sempre tu a eseguirla.
Voi, a casa, alzate il volume e ballate al ritmo della piccola, vecchia band texana.
Allora non ero l’unico che si muoveva per ascoltare certe radio : non quella di Camp Darby che a Livorno si prendeva, per lo meno in centro. Piuttosto me ne andavo in macchina sul tratto costiero a sud di Livorno, unico posto dove si potevano prendere le radio dalla Corsica e che trasmettevano in lingua corsa, lingua che a me ha sempre affascinato. Chiedo scusa per l’offtopic
🙂 beh, no…le radio estere, a quei tempi, erano un obbligo. In Rai c’erano un paio di programmi interessanti…ma non bastavano mai.
Grazie per questo ricordo , davvero .
Personalmente ascolto gli ZZtop da sempre, sono parte di me. E per quello che hai sottolineato Giancarlo , forse hanno rappresentato un po’ l’ingrediente che mette d’accordo tutti i palati.
Just got paid , Precious and Grace , Nasty Dogs and Funky Kings , Heard in on the x , Beer drinkers and hell raisers …… per gli irriducibili del rock più duro , le grandi vibrazioni blues di tanti pezzi, l’atteggiamento guascone di Eliminator. Grande gruppo .
Per caso (forse destino) ho avuto la fortuna di vederli a Parigi nel 1991 , forse un po’ tardi . Un trio che solleva un tale muro sonoro e scatena quella razza di groove non credo che lo rivedrò. Una bolgia.
Al pari dei migliori ac/dc dal vivo.
Un grande saluto a Dusty Hill! Quando se ne andrà Billy Gibbons metterò in cornice un peso messicano. Ce l’ho in un cassetto da tempo.
Luca
Il tempo non è pietoso. Dobbiamo convivere con le perdite. Grazie al cielo ci resta la musica.
Giancarlo buongiorno, giusto non prendere posizioni troppo rigide sulla probabile edizione “rivisitata” di ZZ Top. Ma sappiamo benissimo che l’intesa dei barbapapà era estremamente collaudata, da troppi anni: quei due “andavano” col pilota automatico, non solo musicalmente ma anche e soprattutto nel repertorio di mosse sincronizzate e guitar-giravolte.
Ho trovato molto interessante e ben argomentata inoltre la tua osservazione sul formato “gourmet” dei brani, soprattutto in relazione alle porzioni tipiche del periodo, con lunghe sezioni improvvisate ecc… mi fanno, ogni volta, la stessa impressione le opere in-studio del primo Stevie Ray Vaughan – per rimanere in orbita Texas-sound.
Un bel ricordo, complimenti.
Beh…ZZ Top non erano/sono una jam band…dunque è necessario confrontarsi con i loro tempi. Ma non è mica detto che solo chi sale sopra i 6 minuti faccia buona musica. Loro, dal vivo, sono micidiali. Spero lo siano ancora, sincronia o meno. Grazie per le belle parole.
Penso che Billy Gibbons sia la colonna portante del gruppo. Ma penso anche che grazie alla solidità di Dusty Hill (e Frank Beard) sia potuto esprimere al meglio. Grande gruppo gli zztop, tra i miei preferiti. L’ultimo disco del 2012, La Futura, è grandioso ed è la degna conclusione di una carriera stellare
Senz’altro Billy è molto più di un terzo del gruppo. Ma le alchimie sono note solo a chi si frequenta da cinquant’anni…mica a noi. Credo che per quanto preparati, anche per loro sia un duro colpo.
Pure Dusty ha pensato bene di andarsene, porca miseria.
Visti al Rock in Roma e a Londra, devozione assoluta ad un gruppo meraviglioso.
Di un’incommensurabile piacere questa lettura, mista a musica emozioni e storia!
Un invito a chi avesse magari poco apprezzato i “ragazzi” .
Ascolto spesso “waitin’ for the bus, e “la grange”, mi illudo di essere negli ’80!
Buona giornata Giancarlo
Io, quando devo fare un viaggetto più lungo di un’ora di auto, mi porto dietro alcune cosette che ho passato su cd… una selezione live degli ZZ Top non manca mai. Canto, sorrido e resto sveglio. 🙂