Starz, la classica line-up: R. Ranno, M.L. Smith, J.X. Dube, P. Sweval, B. Harkin
Insieme ai lussureggianti pomp-rockers Angel e ai “Deep Purple americani”, alias Legs Diamond, gli Starz costituivano il venerabile Triumvirato dei sottovalutati fuoriclasse di una generazione di heavies americani “oscurata” dall’esplosione punk. Purtroppo, nessuno di loro riscuoterà un successo degno del potenziale espresso e pressoché contemporaneamente si eclissarono agli albori degli anni ’80; in quel decennio, solo i Legs Diamond sfruttavano la scia dei più fortunati eredi, riattivandosi per una parziale riscossa, mentre raggiungevano livelli sbalorditivi di popolarità artisti influenzati dagli Starz come Motley Crue, Bon Jovi, Dokken, Poison e Warrant; tutto l’hard rock melodico degli Eighties ha pagato un pesante tributo a questi disillusi capostipiti, vere e proprie stelle di una costellazione nascosta agli occhi del grande pubblico.
Lo scacco commerciale del quintetto di New York è ancor più inspiegabile se pensiamo che i quattro album originali furono pubblicati dalla Capitol ed il management Aucoin era lo stesso dei Kiss; inoltre il produttore Jack Douglas aveva fatto epoca negli anni ’70 con gli Aerosmith! Gli Starz sono stati sommariamente descritti come il punto d’incontro fra l’intensità rock’n’roll del gruppo di Steven Tyler e l’ascendente melodico dei Kiss, ma in realtà brillavano di accecante luce propria. Michael Lee Smith, fratello di Rex (a sua volta leader di un’omonima hard rock band) possedeva una voce immacolata, unica nel suo genere, ed era un arguto autore di testi, mentre i chitarristi Richie Ranno e Brenden Harkin sapevano infondere “colori” imprevedibili in un suono ad alta energia; anche la sezione ritmica, costituita dal batterista Joe X Dube e dal bassista Peter Sweval, era di gran levatura.
Inevitabile che quella “squadra” fosse armed & ready per memorabili esibizioni dal vivo.
Nella specialità, la fama degli Starz divenne leggendaria a posteriori, quando Kerrang!, indiscusso oracolo heavy metal dell’epoca, proclamò il loro “Live At The Municipal Auditorium, Louisville, March 30, 1978”, 33 giri promozionale di Superstars Radio Network, “forse il più grande live album non ufficiale di ogni tempo”!
A testimonianza di tale sentenza, che scatenò la caccia dei collezionisti alla rarità discografica, riporto un documento pubblicitario del gruppo, che dimostra come la concorrenza in tema di promo-radiofonici fosse agguerrita, comprendendo nomi di maggiore risonanza: REO Speedwagon, Molly Hatchet, persino AC/DC! Così negli anni ’80 si sollevò un’onda lunga di dischi dal vivo degli Starz, incurante dello scioglimento di un gruppo ormai elevato a culto.
Iniziò l’indipendente Violation alla fine dell’83 con “Live In America”, di cui potete leggere in chiusura la mia recensione di allora su Rockerilla. A dimostrazione del rinnovato interesse sul fronte Starz, quest’album si insediava nelle classifiche rock inglesi di Sounds e Kerrang!, al secondo posto fra gli import e al decimo assoluto. Era ormai dilagante la febbre hard’n’heavy degli anni ’80, infatti un’etichetta portavoce di quel movimento, la Heavy Metal delle West Midlands (UK), si incaricò di documentare il tour canadese che concluse la storia del gruppo nel 1980: il postumo “Live In Canada” (1985) uscì quando si parlava insistentemente di una rifondazione degli Starz; nel frattempo, nemmeno l’avventura di Richie Ranno e M.L. Smith negli Hellcats aveva sortito l’auspicato successo.
Al tramonto della decade, altre due etichette di rango, Metal Blade in U.S.A. e Roadrunner in Europa, pubblicarono “Live In Action” (1989); era lo stesso Brian Slagel, fondatore della storica label californiana, a firmare le note di copertina, presentando gli Starz come una delle formazioni che hanno tenuto viva la fiamma dell’heavy metal americano nella seconda metà degli anni ’70, ispirando le superstar del successivo decennio. Infatti, il carismatico leader dei Crue, Nikki Sixx, aveva fantasiosamente illustrato il loro stile come “pop melodies from hell!”.
Il doppio LP “L.I.A.” raccoglieva materiale di altrettante registrazioni radiofoniche, tratte da spettacoli a Cleveland e a Louisville; quest’ultima è la stessa del succitato promozionale.
La tendenza proseguirà anche negli anni a venire con la diffusa pratica dei bootleg “ufficializzati”, ma con minor risonanza, dovuta al calo d’interesse dei media e del pubblico, orientati verso il rock alternativo; inevitabilmente, si effettuerà in tono minore la rinascita dell’attempata formazione per le rituali celebrazioni su palcoscenico.
Non rientra in questo caso “Live: Agora”, testimonianza di un concerto dell’Attention Shoppers! Tour del 1978 tenuto all’Agora, un rinomato teatro di Cleveland (Ohio), dal quintetto originale schierato con Smith, Ranno, Harkin, Sweval e Dube. La versione CD era già uscita in primavera ed il materiale apparso in un precedente bootleg, ma il remaster è datato 2021, quindi auspicabilmente perfezionato, inoltre può stuzzicare appetiti collezionistici la nuova edizione: doppio LP 180 grammi in vinile nero o giallo, con copertina apribile che include poster, inserto delle liriche e stampe fotografiche. Pubblicazione prevista: 5 novembre per l’etichetta americana Renaissance, la stessa del compact.
E’ l’occasione plausibile per rendere onore agli Starz dal vivo. In linea con la loro tendenza più melodica sono i brani in apertura, a partire da “(She’s Just A) Fallen Angel”, seducente nelle armonie quanto incresciosa nel testo; segue “Hold On To The Night”, manifesto dell’orientamento pop-metal di “Attention Shoppers!”; certamente l’album meno riuscito fra i quattro di studio, ma per l’inadeguata produzione che non valorizzava il potenziale dei brani.
“Cool One” è riproposta in una versione nettamente rock’n’roll rispetto al pur adescante originale in studio di “Violation”, dall’evidente malizia commerciale. Poi il gruppo si scatena in “Detroit Girls”, che opportunisticamente Michael Lee modifica in Cleveland Girls per accattivarsi le simpatie delle bellezze locali…Si tratta comunque di un perfetto esempio di hard rock dall’irruenza frontale nel loro peculiare stile, che si appunta la “stella” di un fulgido vocalist ed è giostrato sull’irripetibile alchimia delle chitarre di Ranno ed Harkin, impetuose quanto eleganti.
Innesca una sequenza esplosiva di pura dinamite Starz sulla seconda facciata; dapprima “Rock Six Times”, degna del miglior Nugent, in una burrascosa medley con l’incubo della metropolitana “Subway Terror”, convogliate in otto minuti che capitalizzano la magia ad alto voltaggio del quintetto, innescata dal motore ritmico del sottovalutato Joe X Dube. Poi un altro ritratto inquietante di pericolose presenze nella megalopoli, “Nightcrawler”, con la sua atmosfera sospesa, che si traduce in cascate di rifrazioni chitarristiche. Imprevedibile invece il trattamento riservato ad “X-Ray Spex”, anch’essa non particolarmente incisiva in “…Shoppers!”: stavolta si risolve in una carica punk affine ai concittadini New York Dolls, che semmai ce ne fosse bisogno, mostra sfaccettature inedite della personalità del gruppo.
La terza facciata si dischiude su “Cherry Baby”, un classico per ogni conoscitore di delizie pop-metal, mentre “Johnny All Alone” è una delle rare escursioni nel blues degli Starz, con la turgida solista sulle tracce di Mick Box, circa “Demons And Wizards”; sfido chiunque a dimostrare che non sia un esperimento di valore, a maggior ragione nel superbo finale delle chitarre, che rifuggono i reiterati “gargarismi” di tanti pseudo-eroi del futuro prossimo.
Un altro punto focale dei loro concerti è la medley fra “Waitin’ On You”, in una versione decisamente più granitica rispetto al brano in studio, e l’architettura monumentale di “Coliseum Rock”, che osa evocare il fantasma di Jimi Hendrix e delle sue distorsioni telluriche. Nel bel mezzo, scoprirete in rapida successione quelli che gli Starz battezzano “Greatest Riffs Of All Time”: se la quintessenziale cadenza di “You Really Got Me” già era stata riproposta con successo dai Van Halen, non altrettanto si può dire di “Oh Pretty Woman” (di Roy Orbison) che Edward ed i suoi bravi hanno coverizzato nell’82. A completare il trittico c’è “Satisfaction”…
Infine, oltre 12 minuti e mezzo sulla quarta facciata, il capolavoro assoluto in termini espressivi ed emozionali: “Pull The Plug”, controverso brano che interpreterebbe l’eutanasia come atto d’amore (ispirato ad un caso realmente accaduto di una giovane tenuta artificialmente in vita fino al deperimento organico) ed oggetto di una lunga prefazione da parte di Michael Lee Smith. Desta meraviglia che in tale contesto il cantante sfoggi la sua interpretazione più jaggeriana di sempre, mentre le chitarre sembrano lanciare grida di disperazione verso le volte del teatro.
Che altro aggiungere? Si può discutere sul livello hi-fi della registrazione, ma gli Starz sono stati e sempre resteranno, un’inscalfibile punta di diamante dell’hard rock (non solo) americano.
Un classico hard'n'heavy: "Violation" (1977)
Gli omonimi “Montrose” e “Van Halen” sono considerati dagli specialisti più attendibili i migliori debut-album della storia, nell’ambito dell’Hard Rock U.S.A. A mio avviso un altro LP auto-intitolato giunse alla loro altezza per completare un podio olimpico, l’opera prima degli Starz, del 1976. Lo testimonia la mia personale graduatoria, consegnata al Blog nel luglio 2020, che stilava i Top 10 della “generazione perduta” di quel genere di musica, arco temporale 1975-1979. Date uno sguardo, se l’argomento suscita la vostra attenzione.
Di certo non si è trattato di un isolato exploit, la breve ma intensa carriera del quintetto è proseguita a livelli…stellari! Questione di sfumature riservare la propria preferenza all’esordio oppure al secondo album “Violation”, uscito nella primavera ’77; il produttore era sempre Jack Douglas, che nell’occasione si dilettò nel rifinirne le cromate sonorità metalliche, rispetto alla più vistosa forza d’urto del predecessore; non a caso venne descritto dall’autorevole pioniere della critica inglese di natura heavy, Geoff Barton, come il “perfetto album metal-pop americano”. Eppure il concept che ispirava il disco era ben lontano dai canoni edonistici tipici dell’hard rock commerciale, al punto da essere accostato a “2112” dei luminari Rush. La storia di “Violation” è proiettata in un futuro da incubo, dove un governo totalitario controlla tutta la popolazione umana, ed ogni genere di divertimento, compreso il rock’n’roll, è bandito, essendo considerato una violazione… E la title-track è uno scintillante assalto, dove il ritmo militaresco, gli affondi delle chitarre ed il chorus intonato in modo grottesco da Michael fanno idealmente pensare ad un assurdo clima di proibizionismo.
Con il suo senso dell’humour, il vocalist degli Starz sa sdrammatizzare anche i temi più raccapriccianti, come quello di un maniaco che colpisce nella metropolitana, in “Subway Terror”, chiedendo alla vittima se “sa suonare un’arpa…” (si ascolta l’arpeggio strumentale!) alludendo alla sua imminente fine. Sul piano musicale, il brano vive di un’angosciante atmosfera thriller, restituita senza eccessi cacofonici dagli splendidi esecutori. Inoltre, che dire del riff di “S.T.E.A.D.Y.”, mastodontico come da tradizione Black Sabbath, ma adeguato a commento di una torrida esperienza sessuale? Sapientemente alternati a queste inequivocabili porzioni heavy, ascoltiamo i gioielli pop-metal che equivalgono al meglio di Cheap Trick e Kiss, a partire da “Cherry Baby”: raggiungendo il n. 36 nella classifica di Billboard, costituisce il massimo traguardo di vendite raggiunto dal quintetto. L’anthem “Sing It Shout It” è un guanto di sfida gettato in faccia ai Kiss di “Shout It Out Loud”, ma non va oltre il 66° posto; probabile che se l’avesse esibito il quartetto mascherato, avrebbe aspirato ai Top 10. Altrettanta disinvoltura è esibita nell’intrigante rock danzabile di “Cool One”; ma purtroppo i giovani americani reagiscono tiepidamente nei confronti degli Starz, e la corsa dell’album si ferma in classifica al n.89.
Il pezzo finale, un’altra operina d’arte, è la ballata “Is That A Street Light Or The Moon?”, dove l’oscillante arrangiamento orchestrale è sorvolato dall’incredibile falsetto della voce di Michael. A distanza di tanti anni, “Violation” preserva tutta la sua strepitosa verve. Peccato che da tempo immemore ormai non se ne parli più, ma anche per questo giova rievocare certi sogni rock confinati nel passato.
Estratto dalla rassegna stampa promozionale degli Starz (recensione di Kerrang!)
Recensione tratta da Rockerilla n. 42, Febbraio 1984
Ciao Beppe, ho il vinile di “Violation” e penso di averlo preso dopo aver letto qualche tuo articolo dell’ epoca…. E dopo tanti anni siamo a riparlarne…. Favoloso
Marco, ne uscissero di “Violaton” adesso. C’è ancora in giro tanto hard rock melodico, ma quanti di questi gruppi arrivano alla caviglia degli Starz? A voi giudicare. Ciao e grazie
Ciao Beppe. Quanto tempo è passato dall’ultima volta che ho scritto sul vostro blog. Ora recupero.
Bellissimo questo articolo sugli Starz, davvero interessante per quanto riguarda il versante dei dischi dal vivo. Io ho solo la cassetta di Live Action. Chissà se riuscirò a procurarmi anche altro. Come sempre complimenti e grazie per le dritte, soprattutto se si parla di band mostruose ed assolutamente, colpevolmente sottovalutate.
Ciao Gianluca, noi ascoltiamo sempre volentieri il parere dei lettori, ovviamente se vi va di darlo…Con gruppi come gli Starz torniamo davvero a tempi eroici. Ricordo quell’istruttiva compilation della Music For Nations, “Striktly for Konnoisseurs” che riportava alla luce le bands americane “dimenticate” della seconda metà anni 70. Fra queste naturalmente gli Starz. Belle époque! Grazie di ricordarli.
ciao Beppe
giovedi sera a Linea Rock ti chiesi quale live procurarmi, mi hai suggerito Louisville 1978, preso e gia’ arrivato
e’ una bomba!!!!!!!
come sempre, dagli albori di Rockerilla, sei il mio pusher musicale di fiducia, assieme al sodale Giancarlo
rock lives on rock (cit. Shiva 7″)
un caro saluto
Claudio
Ciao Claudio, grazie di avermi seguito in Linea Rock, grazie della fiducia. L’apprezzamento dei lettori, insieme alla passione per il rock, sono le ragioni per cui finora il Blog sta in piedi. Scrivere senza riscontri non avrebbe molto senso. Un caro saluto a te.
Ciao Beppe
articolo meraviglioso di un gruppo incredibile ( e non spreco i superlativi) di cui possiedo tutto , anche i live che hai citato per “colpa tua”, perchè all’epoca mi incuriosisti moltissimo e spesi una fortuna comprandoli di importazione. Mai soldi spesi meglio. Oggi li tengo come reliquie. Di loro hai già detto tutto tu con dovizia di particolari. Sono uno dei grandi misteri della musica e dei giochi delle varie case discografiche il perchè non ottennero ciò che valevano (moltissimo). Mi piacevano anche gli Hellcats. Ma in America in quel periodo si produceva musica di alto livello. Da ascoltare oggi come allora, anzi piu’ oggi visto la monotonia che si produce in ambito (hard) rock.
Sei un grande !!!
Francesco Angius
Sai Francesco, riprendere certi argomenti che hanno segnato il proprio cammino nell’ambito della stampa (diciamo così…) musicale, può essere un’arma a doppio taglio. Si rischiano commenti del tipo “erano altri tempi” o simili. Invece penso sia importante fare con impegno e passione, chi legge con cognizione di causa te lo riconosce. Ed io non posso che ringraziarvi, perché se nessuno ti ascolta, non serve a molto diffondere le proprie idee. Ciao!
Ciao Beppe,
quello degli Starz è uno dei più grandi misteri del rock americano e come dici giustamente avevano tutto, anche più degli altri gruppi loro contemporanei. Dobbiamo “accontentarci” dei loro LP e sono d’accordo con “Starz” sul podio insieme a Montrose e Van Halen.
Grazie di nuovo per queste chicche e se non ci pensate voi non ci pensa nessuno.
Ciao Alfredo, nel nostro ambito si fa quello che si può. Non avendo interessi commerciali si va dove ci porta il cuore. Personalmente cerco di legare un “recupero” di artisti di qualità ad un disco in uscita. Ringrazio, davvero, di aver colto lo spirito del Blog.
Si dice che nella vita bisogna guardare avanti…. ma questa volta penso sia doveroso guardare ed ascoltare ‘indietro’. Grandissimo e approfondito articolo, scritto in modo ‘stellare’ che rende omaggio ad un gruppo sottovalutato. Non sono un grande conoscitore degli Starz, anche se spesso i gruppi degli ’80 da
me ascoltati li hanno indicati come loro influenze, ma mi sono buttato a capofitto, una sorta di full immersion, nell’ascoltarli. Cosa dire?!? Mi piacciono tanto, veramente tanto. Grazie Beppe per avermi fatto scoprire album fantastici.
Eh si, caro Luca, i gruppi hard rock di oggi suonano spesso in modo accattivante ma monocorde. Gli Starz ed altri loro contemporanei esibivano una varietà espressiva e di sonorità…d’altri tempi. Credo fermamente che l’appassionato di “buona volontà” possa coglierne le differenze. Ti ringrazio di cuore per il lusinghiero giudizio.
Live in action (Metal Blade /Roadracer Rec. RO 9427 2 1989) celo!
Grandi, che bello Beppe che Tu scriva di questi gruppi!
Ti faccio una richiesta che non c’azzecca nulla : un articolo su un Live dei Caravan che non conoscevo assolutamente ma l’ho visto in una classifica dei 10 migliori Prog Live albums di Rolling. Stones Italia; l’ho sentito sul Tubo e mi ha lasciato a bocca aperta: live at the fairfield halls 1974, stupendo anche per i palati più “hard rock”!
Ciao Baccio, ho sempre amato gruppi come Starz e contemporanei di quell’epoca, quindi se si presenta l’occasione ne riparlo con lo stesso entusiasmo. Per quanto riguarda i Caravan, potrei farlo riprendendo gli album più importanti, compreso il Live che citi, nella speranza che possano interessare ai nostri lettori. Comunque apprezzo che si gradiscano sia gli Starz, sia i Caravan, non è per niente ovvio, e ti ringrazio.
Caro Beppe, ho cercato per anni i primi due dischi dopo aver letto la tua recensione del primo irrunciabile disco dei nostri su metal shock nella rubrica shock relics (penso sul primo numero). Che folgorazione l’ascolto. A differenza della tua analisi di allora, io preferisco la maturità del secondo disco alla esuberanza del primo. Comunque entrambi a livelli stellari. A me piace mto anche where do we go from here dei Rex, sempre da te recensito su metal shock
Ciao Marco, complimenti per la memoria. Il primo Starz era sul n.1 di Metal Shock (Shock Relics) e ne ho riparlato sul Blog nell’articolo citato Top 10. Anche Geoff Barton e la classifica Top 100 HM album di Kerrang privilegiavano “Violation”. Bellissimo, infatti l’ho ripreso in questa sede, ma per me il debut-album è stato una folgorazione. Anche i Rex erano notevoli, infatti figurano sempre in quella mia Top 10. Grazie!
CIao Beppe, ricordo con piacere le tue recensioni su Rockerilla che mi spinsero ad avvicinarmi a questa tanto grande quanto ignorata band. Mi fiondai subito in giro per i negozi di dischi di Milano e nel giro di qualche settimana misi le mani su “Violaton”, Live in America e Attention shoppers. Concordo sul fatto che nulla avevano da invidiare alle band che hai citato, io mi permetto di segnalare come termine di affinità anche alcune cose dei Triumph , altro gruppo immenso. Grazie e alla prossima!
Ciao Marco, sono molto contento di aver avviato qualche appassionato sulla strada delle “Stelle” di New York. Ti ringrazio per avermelo riconosciuto, ed apprezzo anche l’elogio ai Triumph. In ogni caso, Super Starz!
Ciao Beppe, era doveroso un tributo ad una band che ha raccolto una frazione infinitesimale rispetto ai presunti epigoni futuri… Dico presunti perché la classe cristallina degli Starz è rasentata da quanti hanno ripreso il discorso musicale del gruppo limitandosi ad aggiornare la formula con una produzione più odierna, forse come hai scritto tu solo i Dokken di Under lock and key sono stati I discendenti più nobili.
In 4 dischi hanno espresso un tenore qualitativo sbalorditivo e variegato e le testimonianze live che hai illustrato mostrano che come entreitainer da palco non erano da meno… Il doppio postumo Live in action è degno di essere affiancato ai grandi live Hard rock dei seventies..
Peccato che non abbiano potuto offrire di più e si siano eclissati senza diritto di replica, per ogni appassionato resta il ricordo indelebile di un gruppo ed un periodo irripetibile dell’epopea del Rock duro…
Ciao Roberto, sono d’accordo, la classe degli Starz era ben superiore a molti epigoni, ma capisco che per la generazione rock di appassionati cresciuta negli anni 80 e’ stato più facile accostarsi ai nuovi gruppi. Rivivere il passato può esser problematico per chiunque. Da quando si inizia a seguire in poi è più naturale cogliere le varie evoluzioni, in questo caso, della musica. Molte grazie.
Grandissimo articolo per una band inimitabile, tra i miei preferiti in assoluto, considero il primo uno dei 10 dischi di sempre dell’hard rock USA, e Violation appena dietro. Ben fatto Beppe, neanche a dirlo band che mi hai fatto scoprire tu proprio su Rockerilla. Un saluto!
Fabio, sai bene che sottoscrivo al 100% la tua legittima opinione sugli Starz. Grazie del riscontro, ricambio il saluto con piacere.
grandissimi Starz, Beppe, e sempre grazie a te per avermeli a suo tempo fatti conoscere! non sapevo dell’edizione in vinile del Live: Agora (che posseggo già in CD e trovo stupendo), mi ci fionderò all’istante! agli amanti dei compact mi sento di consigliare il box giapponese con le edizioni SHM-CD in formato mini LP dei quattro album in studio, complete dell’artwork originale e delle lyrics: una vera gioia sia per le orecchie che per gli occhi! alla prossima!
Grazie Giuseppe e complimenti a te per la segnalazione del box giapponese e l’attenzione sulle uscite degli Starz. Poter contare su lettori competenti è gratificante anche per chi scrive! Ciao