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Ricordo Perfettamente

Un bis al Fillmore East con una storia lunga 50 anni

Dove si tratta di un bis inatteso, di velleità artistiche, di simpatia e correttezza professionale... e di 50 lunghi anni di diatribe.

A volte proprio mi scappano le parole dalla bocca anche quando mi trovo di fronte a un interlocutore che davvero non vorrebbe sentirsele dire… ma la forza di certi ricordi troppo spesso travalica il giudizio musicale e quando…the levee breaks… le parole volano via anche senza essere volutamente cattive o prevenute. Semplicemente sincere.

Ricordo di una cena con amici scozzesi in un simpatico ristorante sulle colline versiliesi, con vista sulla costa. Parlavamo di musica e al sentir nominare lo scomparso Willy de Ville, di istinto mi scappò detto : “ …che gran coglione ubriaco!”… la robusta biondo-rossiccia con cui discutevo rimase di stucco. Per lei era un semidio; per me uno che mi aveva fatto perdere mezzo pomeriggio per trattare riprese contornato da bottiglie di whiskey e cocaina. Il giudizio musicale, in quella occasione, era scisso da quello umano, ma concordo oggi che avrei potuto risparmiarmi di rovinare l’immagine di un artista amato.

Ognuno di noi ha i propri miti musicali, artisti che ci hanno accompagnato e sostenuto, rincuorato e fatto godere anche nei momenti più complessi delle nostre vite, ma di cui abbiamo solo una immagine artistica, appunto, senza conoscere, né probabilmente avere intenzione di farlo, nulla del carattere e della umanità del soggetto.

Però a chi lavora con la musica degli altri accade spesso di dover andare oltre il lato artistico e trattare con l’uomo o il suo delegato; in quel caso affiorano lati di caratteri che davvero non avremmo mai voluto conoscere e che spesso finiscono con il condizionare anche il giudizio artistico…o come minimo ad offuscarlo.

Capisco anche che ogni singola esperienza non possa valere in assoluto e che, ad esempio, la mia personale con tizio o caio possa non collimare con quella riscontrata da altri, ma mi domando se tutti avessero potuto parlare di denaro o interessi con il loro idolo, invece di domandargli semplicemente qualcosa sulla sua vita e sulla sua musica, cosa avrebbero poi conservato nella memoria di quell’incontro…

E’ possibile scindere il giudizio artistico da quello umano ? Io direi che sia obbligatorio. Perché se solo dovessi ascoltare ancora certe mie passioni con in mente alcune esperienze lontane, difficilmente riuscirei mai più a godere di certi prodotti. Però nessuno, neppure il più sincero dei cronisti, vi riporterà mai quanto distaccato e scostante e brusco sia Dylan, un essere veramente umanamente bipolare, perfettamente inquadrato in eternità dalla Baez in Diamonds and Rust, o quanto ignorante e cafone sia Van Morrison, o quanto buzzurro, coatto e sudicio possa essere Gene Simmons o quanto presuntuoso e tronfio sia David Coverdale… oppure quanto siano pieni di sé e bugiardi certi cantautori italiani… no…la lista sarebbe lunghissima seppur sempre parziale, anche seppur sempre personale. E come dovreste aver imparato a sapere, nessuno vi parlerà mai male, dicendovi la verità, di molti perché saprebbe che in quel momento la sua vicenda professionale con questo o quello sarebbe finita.

E tutti teniamo famiglia.

Ecco perché certi racconti emergono solo dopo decenni o vengono accantonati finché qualcuno decide di raccontarli… al momento giusto… quando oramai non c’è più niente da rovinare o rischiare. Quella che sto per raccontarvi è una storia tutto sommato nota a chi l’ha voluta conoscere e capire semplicemente perché tutti gli elementi erano noti da tempo, sotto gli occhi di tutti, ed anche perché almeno una delle due parti l’aveva narrata davanti a una telecamera… ma l’altra era stata così importante che non sarebbe stato bello affibbiargli un qualsivoglia epiteto.

No : non ho mai incontrato John Lennon. Né avrei mai avuto la possibilità di farlo. Quando gli spararono avevo 24 anni e scarabocchiavo cose da un paio; non ero nulla. Molti anni dopo più che incontrare, mi trovai presente a una esposizione di “opere” e prodotti della Yoko Ono, ascoltandone una breve conferenza e tenendomi lontano dalla voglia di esprimerle la mia opinione su di lei. La mia opinione di Lennon si è formata leggendo parecchi libri e biografie sui Beatles, alcune davvero puntuali e interessanti, tutte necessariamente anglosassoni e tutte molto dettagliate. Neppure lì ci si è mai sbilanciati del tutto ma l’abilità del cronista spesso sta nel metterti sotto il naso tutti gli elementi per formarti una personale opinione; che se poi non dovesse emergere…pazienza. Consiglio di leggervi The Love You Make, vecchia e nota bio, talvolta incompleta rispetto ad altre, ma da cui riuscirete ad avere alcune speciali immagini delle vite dei due Lennon e Ono che difficilmente dimenticherete.

Dunque, quando imparai a conoscere la storia di oggi, non ero prevenuto, ma consapevole, questo sì.

Per me i Beatles sono stati essenziali per la nascita della nostra musica e per la sua capillare diffusione e quanto raccontatomi da dozzine di artisti tra i più disparati non ha fatto che confortare la mia opinione : sono stati immensi. Ma il modo in cui Lennon, per presunzione e superficialità, desiderio di competizione con McCartney e dipendenza dalle droghe, determinò la fine del gruppo seguendo pedissequamente le orme della Ono è una convinzione di un disastro evitabile che nessuno riuscirà mai a cancellare.

Ma questa la nostra storia.

Nel giugno del 1971, Bill Graham, probabilmente il più grande promoter musicale di tutti i tempi, l’uomo che non solo creava i luoghi, ma selezionava con competenza e amore chi farci suonare dentro, con una decisione che sorprendeva molti, decideva di chiudere i suoi locali perché aveva già capito che l’era delle piccole sale da concerto era terminata. Da questa parte del mondo stavamo appena imparando i nomi del Winterland, dei Fillmore East e West, del Cow Palace… e lui li chiudeva. Siamo sempre stati decenni indietro.

Il Fillmore East di New York per i suoi ultimi giorni aveva un cartellone di grandi artisti che quasi tutti i giorni, per una ventina di giorni, fungeva da ultimi fuochi d’artificio di un luogo tanto mitologico quanto ormai ristretto; gli stadi e le arene sarebbero stati il passo successivo.

In mezzo a Humble Pie, Mountain, Grateful Dead, Moby Grape, Byrds, Allman e altri, per i giorni 5 e 6 di giugno erano previste The Mothers of Invention di Frank Zappa, con due concerti al giorno. In quel periodo Zappa sperimentava l’uso della commedia e delle voci attraverso la presenza di due eccezionali performer come Howard Kaylan e Mark Volman i due cantanti dei Turtles che sulla base dei testi e delle storie fornitegli da Zappa sapevano improvvisare, cantando e dialogando, scenette esilaranti. La Vera Musica era fornita dal resto del gruppo.

Nell’ultimo dei quattro concerti, quello serale del 6 giugno, era prevista una presenza eccezionale : stabiliti a New York da poco, John Lennon e Yoko Ono salivano sul palco del Fillmore con le Mothers che erano quasi del tutto all’oscuro di quello che sarebbe accaduto sul palco. L’accordo era stato preso direttamente da Zappa con Lennon e prevedeva delle improvvisazioni della giapponese dopo un classico che veniva introdotto da Zappa sul palco con un semplice… “per quelli del gruppo che non hanno idea di cosa stia per succedere, sappiate che gli accordi vanno in Mi minore, con tempo blues…”.

Se non improvvisazione totale, qualcosa di molto prossimo; una cosa inenarrabile per chi conosce Zappa, fanatico della perfezione.

Il primo brano da eseguire era un classico che Lennon introduceva come “un brano che veniva sempre suonato ai tempi del Cavern, a Liverpool”. Si trattava di Well, di Walter Ward, cui sarebbero seguiti altri cinque brani, quasi del tutto improvvisati. La sequenza ve la dirò a breve, è importante.

L’accordo tra Zappa e Lennon era chiaro : ognuno delle due parti avrebbe ottenuto una copia del master originale a 16 tracce per uso personale; questo perché Zappa, da tempo, registrava ogni spettacolo con ogni supporto consentito ed il sedici tracce era da poco disponibile per l’uso professionale.

Il 20 di marzo del 1972, al terzo anniversario di matrimonio di Lennon e la Ono, veniva completato Sometime In New York City, un doppio album parzialmente dal vivo, dove la Plastic Ono Band pubblicava per prima la SUA versione di quel bis, su confezione originale di Zappa.

Sulla seconda facciata della parte dal vivo del disco, due tracce di cui riporto tempi e nomi dei brani per chiarezza : Well (4:50) seguita da una “suite” composta da Jamrag (1:50), Scumbag (6:00), Au (3:25). Una nota particolare andava alla busta interna dei due dischi. Quella che conteneva i lati di studio era nera con note in bianco, quella che conteneva le jam dal vivo altro non era che la copertina “stile bootleg” del Fillmore East June 1971 di Zappa, disco uscito in precedenza, dove le note di copertina scritte in nero su bianco di Zappa erano corrette in rosso da Lennon. Simpatica cosa per chi non aveva permesso a suo tempo che le Mothers scherzassero con la copertina di Sgt Pepper’s dei Beatles costringendole a invertire la sequenza delle foto : l’esterno all’interno e viceversa.

Zappa avrebbe voluto pubblicare la SUA versione di quelle registrazioni in un doppio album che avrebbe dovuto chiamarsi Dynamic Tension, ma al solito con lui, la casa discografica si oppose e Fillmore East 71, venne pubblicato come singolo, poco dopo le registrazioni. Il bis con Lennon era assente.

Fino a qui sembrerebbe tutto a posto, no ? E invece no. Perché nella sequenza originale, dopo il primo brano, visto il disorientamento del gruppo, dopo qualche urlaccio della Ono su direzione di Zappa del suo gruppo nel tentare di seguirla, FZ aveva diretto l’introduzione e il ritornello di King Kong, notissimo brano delle Mothers, per far rilassare i suoi musicisti e riportare poi il fuoco sui deliri “artistici” della Ono, dei suoi urli stonati che trovavano poca eco nelle voci dei due sconcertati Howard e Kaylan.

Lennon e la Ono “semplicemente” non avevano dato credito a Zappa per King Kong, appropriandosi del brano, dandogli un titolo diverso (Jamrag) e non pagandone i diritti e tutti coloro che conoscono Zappa sanno quanto lui tenesse alla correttezza professionale. Successive richieste non ottennero mai riconoscimento della paternità del brano e del conseguente pagamento di royalties… come se i diritti delle canzoni dei Beatles…di tutte le canzoni dei Beatles dato che erano tutte firmate Lennon/McCartney…non avrebbero potuto permettergli di pagare il dovuto a Zappa.

Ma la vicenda non finisce qua. Agli inizi degli anni 80, Zappa, uno dei primi nell’industria musicale, vinse una causa per recuperare i diritti sul suo intero catalogo. Le case discografiche coinvolte furono costrette a restituire tutti i master tra cui quelli del Fillmore East originale. La scatola del bis era presente, ma il contenuto era mancante : i nastri di proprietà di Zappa erano stati scambiati. Qualcosa c’era all’interno ma non il master dell’originale bis con Lennon. Questo significò che Zappa, da vivo, non fu mai in grado di pubblicare la SUA versione integrale di quella jam che solo nel 1992 , dunque vent’anni dopo, venne parzialmente pubblicata su Playground Pychotics ma basandosi su quanto fatto da Lennon su Sometime in New York City e da lui personalmente tagliato in quel lontano 1971 prima della consegna… solo il mix era diverso e solo i titoli : Well, Say Please, Aawk. Scumbag e le urla prive di senso finali della Ono sotto il nome di A small eternity with Yoko Ono. I crediti a urla e improvvisazioni erano stati correttamente riportati e assegnati a Lennon e Ono.

Per molto tempo, prima Zappa e poi i suoi eredi chiesero alla Lennon Estate di fornire una copia del master originale, senza risposta. Anni prima Zappa aveva rilasciato una intervista dove spiegava che i diritti di King Kong non erano stati attribuiti e che il suo master era sparito. Dopo la sua morte, Joe Travers venne incaricato di gestire l’archivio e quando si trovò davanti tutta la sequenza dei nastri del Fillmore credette di aver trovato …il Sacro Graal… invece dietro la scatola finale trovò la scritta : “Tirato fuori e consegnato a John Lennon”. Lennon dunque aveva avuto il master originale in possesso di Zappa, senza mai restituirlo.

Un paio di mesi fa la fondazione Zappa ha pubblicato un box di otto cd chiamato The Mothers 1971 contenente tutte le registrazioni, e oltre, di quella chiusura del Fillmore East… ma essenziale sarebbe stato ottenere copia del master dalla Lennon Estate, per completezza…che dopo 51 anni venne recapitato e che oggi è pubblicato nella sua totalità per la prima volta. Una chicca assoluta sia per gli zappiani che per i fan di Lennon.

Questa la vera sequenza e le durate finali : Well (9:03 addirittura!), Say Please (1:31), King Kong (1:09), Aaawk (3:10), Scumbag (5:52), A small eternity with Yoko Ono (6:28).

Una importante sottolineatura, una sorta di episodio di Karma alla rovescia va purtroppo ricordato : nel box Mothers 1971 viene riportato anche come bonus il concerto al Rainbow Theatre di Londra del 71, quando Zappa venne gettato nella buca dell’orchestra da uno spettatore esagitato, riportando fratture gravi e problemi che lo tennero fermo per quasi due anni. Il brano che le Mothers stavano citando in quel momento era I want to hold your hand dei Beatles…che seguiva… King Kong

Decisamente Lennon e i Beatles non portavano fortuna a Frank Zappa che con il Texas Motel Medley e la cover di I’m the Walrus credette di liberarsi, nel 1988, della macumba beatlesiana… ma solo apparentemente, visto che la band si sfasciò prima di rientrare negli Stati Uniti e che al ritorno gli venne diagnosticato il cancro alla prostata.

Esiste una morale in tutto questo ? Decidete voi. Personalmente posso solo commentare che tra una rockstar multimiliardaria ed un comune musicista, non dovrebbero sussistere problemi economici o di attribuzione di diritti. Lennon prima e la Ono poi, per 50 anni, hanno “rubato” diritti allo Zappa, a mio parere senza alcuna giustificazione di sorta. Per questo, riprendendo il ragionamento iniziale, troppo spesso il giudizio umano e professionale dovrebbe essere scisso da quello artistico. Lennon, lo ammetto, non è mai stato il mio Beatle preferito, avendo in Ringo e Paul le mie prime scelte. Quanto al mio personale giudizio sulla Ono, non posso non affermare che sia stata una dannazione ed una donna assolutamente priva di talento artistico, che abbia trovato l’America sposando uno degli artisti più ricchi e prolifici al mondo, che abbia (insieme al marito ovviamente) maltrattato il primo figlio di John, quello sfortunatissimo Julian narrato da Macca in Hey Jude, e favorito il proprio figlio, altrettanto privo di talento come la madre, Sean.

E poi, devo proprio dirvelo, a me la storia delle tre lettere spedite immediatamente dopo la morte di John Lennon a Julian, Zia Mimi e Paul McCartney, non mi è mai andata giù.

Alcuni vorranno stuzzicarmi sulle qualità umane dello Zappa, su cui circolano leggende non confermate da alcuna fonte certa : vi anticipo. Persona che ha interamente dedicato la sua vita alla musica, che è stato padre affettuoso anche se parzialmente presente (vedi dichiarazioni dei figli) e che ha avuto nella moglie Gail una… diciamo spina nel fianco… in maturità, come riportato dai figli più anziani. Estremamente corretto e professionale nei rapporti di lavoro, ha accresciuto e finito per condizionare le vite artistiche di tutti i musicisti che hanno lavorato con lui… basta andarsi a cercare le loro dichiarazioni… una personalità tanto forte quanto rara.

Sono altri, amici miei, gli avanzi di sterco umanamente parlando di cui dovremmo dimenticare le gesta… a voi andarvi a cercare gli elementi. Ma è molto meglio lasciar covare lo schifo sotto la cenere.

5 Commenti

  • Pino ha detto:

    Difficile tirare giù Lennon , basta strabberry field per perdognagli tutto.

  • Limo ha detto:

    Uno dei pochissimi blog che hanno qualcosa di interessante da raccontare. Vi si vuole davvero bene.

  • Alfredo ha detto:

    Mi piacerebbe poter dialogare di persona con te e Beppe, chissà quante chicche uscirebbero fuori, ma va già bene così e mi raccomando continuate ad allietarci con i vostri scritti e non sparite. Grazie.
    Alfredo

    • Giancarlo Trombetti ha detto:

      …sarebbe come chiacchierare con Nonno Abe Simpson… 🙂 comunque faremo del nostro meglio per riportare i nostri pensieri… Grazie a te.

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