L'uscita del live El Mocambo Tavern degli Stones è occasione per qualche nostalgico ricordo.
Non so cosa esattamente facevate voi nel settembre del 1977, ma io andavo verso i miei ventidue anni avvolto in quella che era la mia più grande passione : la musica rock. Onestamente non ricordo se vi abbia già fatto cenno a come un ragazzino di poco più di dieci anni… ben prima, ovviamente… fosse caduto inesorabilmente nelle braccia della musica popolare; se lo avessi fatto, mi perdonerete se ve lo racconterò di nuovo. Nei miei dieci, dodici anni mi ero invaghito di una mia cuginetta, di qualche anno più anziana di me. Lei viveva a Roma e ogni estate saliva in Toscana dove il padre, mio zio, aveva le sue radici. Roma, rispetto alla Viareggio dei sessanta era come paragonare New York a Pisticci Scalo e i suoi vestiti i suoi modi, le mode che si portava dietro, gli oggetti e i suoni erano per me come confrontarmi con un altro pianeta. Ricordo perfettamente che il fratello, ancor più cresciutello, possedeva una Giulia dove al posto della autoradio aveva un mangiadischi…se sapete cosa esso sia… piantato nello spazio del cruscotto. Una manciata di singoli vegetavano ficcati nella tasca della portiera. Come facesse il braccetto a non saltare…oppure lo faceva ma io non lo ricordo… resterà un mistero irrisolto. Barbara, questo il nome della cugina, arrivava con una strana borsetta bianconera, a quadri psichedelici, dove teneva i 45 giri che avrebbe ascoltato e fatto ascoltare nel corso dell’estate. Che all’epoca durava da giugno a fine settembre. Nella borsetta di plastica dura di Barbara stavano sostanzialmente dischi dei Beatles : dai classici alle ultime uscite. Poche cose d’oltreoceano, nulla di più sovversivo di Lennon/McCartney.
Nel medesimo periodo, da Milano, altro pianeta di un mondo lontano, scendeva al mare una famiglia che abitava, ed abita ancora nei suoi reduci, nel nostro palazzo. Una coetanea di mia cugina ne era diventata grande amica ed entrambe venivano in spiaggia nello stesso mio stabilimento. Anna era perdutamente innamorata dei Rolling Stones ed anche lei si portava dietro una borsata di singoli che avrebbe rappresentato la colonna sonora dell’estate. Ricordo che quando Brian Jones morì lei volle che gli venisse dedicata una messa in memoria e ricordo benissimo che il prete, non senza un minimo di imbarazzo, ricordò “nostro fratello Brian” nel corso della sua omelia. Avesse saputo, forse, ci avrebbe pensato due volte. Il sottoscritto, amico di entrambe, pur di trascorrere tempo con loro, ne accettava le disfide musicali a colpi di ascolti ripetuti di singoli. Io stavo nel mezzo. E’ stato così che invece di finire a pensare al latte della mamma di Morandi o alla Immensità di Dorelli, finii per farmi non solo una cultura ma anche un gusto, diversi anni prima che fossi stato in grado di scegliere una mia strada. Posso dire a testa alta di essere stato svezzato a Beatles e Stones. Un bel culo, a ripensarci.
Chi apprezzavo di più ? Diciamo che trovavo i Beatles talvolta stucchevoli e che non ho mai, da allora, potuto digerire il naaa, naaa, na, na, na, na, naaa finale di Hey Jude, ma li trovavo, inconsciamente, perfetti. Strawberry Fields e Penny Lane erano le mie preferite, senza capire cosa stesse dietro a quelle note; la consapevolezza della grandezza delle composizioni sarebbe arrivata molto, ma molto più tardi. Ricordo ancora l’estate in cui la cassettina di Abbey Road fu la colonna sonora portante di quei pomeriggi; fu lì che imparai ad amare il lungo medley finale.
Gli Stones erano ruspanti, immediati, tosti, metallici. Arrivavano subito. Certamente li preferivo, anche nelle B side dei singoli che ascoltavamo in un garage dove una catasta di materassi serviva da divano comune. Le pile per i mangiadischi volavano via come gelati. Ricordo che ne chiesi uno in regalo per Natale; attualmente si trova sul tetto del mio armadio che sta sotto le scale di casa mia : colore indefinito. Una via di mezzo tra il beige scuro e l’albicocca. Non ho idea se funzionerebbe ancora, ma non ho il coraggio si separarmene : lì dentro sono entrati Hendrix, i Sabbath, i Tull, i Vanilla Fudge, Purple e Zeppelin, Monkees ed i primi americani che mi facevo regalare da un tipo che aveva un juke box.
I miei gusti volavano : Beatles e Stones erano stati solo la miccia. Il problema, da quell’innesco in poi , sarebbe solo stato il reperimento del budget necessario a comprarmi tutto quello che la mia fame e ingordigia di musica mi avrebbero spinto a sperperare. A volte penso che se solo avesse messo da parte tutto il denaro buttato in musica avrei un mio appartamentino al mare…anche se la mia vita sarebbe stata molto meno colorata e felice.
Perché vi racconto tutto questo ? Perché solo poco tempo fa, gironzolando in mezzo ai miei cd, mi ero reso conto che della discografia quasi completa degli Stones (…e dei Beatles, ovviamente) mancavano un paio di live che non credevo mi fossi perso. Così mi era venuto in mente di riascoltare quel doppio del settembre 1977…una volta le uscite scandivano le nostre vite… con la famosa copertina di Andy Warhol : Love You Live, quel doppio che fece inorridire il vecchio Andy per aver visto solo dopo la pubblicazione il lettering con il nome del disco scritto a mano da Jagger sulla sua opera. La prima facciata che ho sempre scelto di ascoltare per prima era quella interamente registrata in un piccolo locale di Toronto. Ricordo che i giornaletti approssimativi che leggevo per strappare qualche informazione che credevo corretta, avevano riportato che quel El Mocambo, cui una intera facciata era stata dedicata, era un minuscolo localetto dove gli Stones, già grandi, si erano rintanati per chissà quale motivo. Mi piaceva e mi piace l’atmosfera di quei pochi pezzi, forse anche perché, per una volta, gli Stones facevano quello che i maligni hanno sempre detto che fossero : una cover band di brani blues famosi. Credo che la cazzata sia da attribuire a Lemmy…
Ridicolo appioppare una simile etichetta a un gruppo che ha lasciato alla Storia almeno un paio di centinaia di brani immortali, però… l’invidia e la saccenza di molti possono non aver limite.
Il mio recupero estemporaneo di Love You Live deve essere stato un esempio di involontaria connessione mentale … lo ammetto : non sempre, anzi, molto spesso, non mi curo di seguire le nuove uscite programmate , tanto so bene che quando verranno fuori troverò fin troppi post sui social o notizie sul web da farmi venire il voltastomaco… perché non avevo idea che l’intera registrazione del Mocambo sarebbe stata pubblicata a breve.
D’altra parte perché stupirsene ? La musica su supporto, vinile o cd è destinata a un pubblico al 90% datato, anziano, sulle cui spalle grava la vendita di tutto quello che viene stampato e distribuito oggi. Materiale che se non finisse nelle case di ultracinquantenni (ma mi paiono ancora fin troppo giovani!) o sessantenni delusi dai maneskin verrebbe mandato al macero o, più naturalmente non pubblicato. Siamo noi che compriamo la Musica, amici miei, siamo noi gli scemi che pur di infilare a forza l’ennesimo cd … o un vinile ristampato ! Un semioriginale acquistato vendendo un rene in una di queste esose mostre del vinile… in teca, per ascoltarlo una decina di volte e poi dimenticarsene facciamo fesserie che nessuna compagna, moglie, figliolanza varia ci perdonerà mai… tutti oggetti che verranno, un giorno, venduti a peso senza la più pallida idea del loro valore dai nostri eredi pur di liberare una stanza o l’intera casa per poter monetizzare. E così se ne volerà via una vita, una passione, la coperta di Linus che ci ha avvolto nei periodi neri o “di bassa fortuna” come dicono in Sicilia, che ha marcato le tappe del nostro brevissimo volo su questa incasinata Terra.
Ma torniamo al nostro El Mocambo.
Negli anni abbiamo scoperto, tappa dopo tappa, il perché di quelle due uscite del 4 e 5 di marzo del 1977. Mick Taylor, il chitarrista che, a mio parere, aveva innalzato il tasso qualitativo dei “Vagabondi”, non riusciva proprio ad andare d’accordo con Keith Richards, in quel periodo profondamente segnato dall’eroina, ed arrestato proprio in quei giorni canadesi, e si sentiva un aggregato a un gruppo che pareva viaggiare di comune accordo verso l’autodistruzione. Solo tre anni prima se ne era andato, lasciando segni luminosi del proprio passaggio e, credo a buon vedere, con la morte nel cuore : non si lasciano i Rolling Stones con superficialità. Il sostituto che si sarebbe dimostrato perfetto come immagine, stile di vita, suono sporco e scelto come se fosse nato per stare con gli Stones, Ronnie Wood, non aveva ancora inciso in alcun modo. Un disco dal vivo, come si fa in questi casi, era l’occasione di prender fiato e riordinare le idee. Ma, pare, il materiale non fosse sufficientemente all’altezza per cui due date sotto falso nome… The Cockroaches, gli scarafaggi… vennero organizzate espressamente per la registrazione. El Mocambo, narrano le cronache, potesse contenere 300 persone che si trovarono di fronte a un soggetto dalla bocca larga e sculettante. E, come quei quattro brani dal vecchio doppio mostrano, la cura di locale fumoso, nessuna pressione da grande evento, la possibilità di guardare in faccia ognuno dei presenti fecero il miracolo. Gli Stones, la più grande band di rock and roll, la più grande cover band di blues diventava quello schiacciasassi che conoscevamo.
Come tutti i recuperi di grandi concerti o riedizioni delle varie ricorrenze, sarebbe stato logico immaginarsi che El Mocambo, prima o poi sarebbe riemerso in tutto il suo splendore, ma chissà per quali logiche di mercato proporre proprio oggi i 23 brani sudati e intimi che quarantacinque anni fa fecero sognare una manciata di fortunati. Sembra anacronistico suggerirvi di fidarvi del mio parere personale, sussurrare nell’orecchio di chi, nel ’77 poteva non essere ancora nato o al massimo essere programmato per l’asilo, ma se amate ed avete amato gli Stones questo è un tuffo nel passato che proprio non potete perdervi : non credo che ascolterete mai più quel gruppo a questi livelli emozionali e di coinvolgimento. E’ questa una testimonianza da non perdere…lo so, come ve lo siete sentiti dire tante altre volte in passato, ma credo di poter avere un basso margine di errore.
Non so se avete mai visto il film di Scorzese sugli Stones, Shine a Light. Quel film, le cui riprese dal vivo sembrano tanto semplici quanto difficili da realizzare perché ti fanno sentire all’interno di quel Beacon Theatre, è lontano dall’atmosfera del Mocambo ma, per certi versi, può essere l’unico raffronto musicale possibile : eccelsa la band del Beacon Th. anche se infarcita di splendidi musicisti di supporto, immensa quella del Mocambo nella sua semplicità.
E se ascoltando questo nuovo, vecchio disco della vostra gioventù non vi tornerà in mente alcun episodio, se neppure per un momento non verrete avvolti da un minimo di nostalgia per il tempo che vola, non saprete rievocare neanche un momento importante delle vostre vite legato anche a una sola delle grandissime canzoni della selezione… beh, o avete poca memoria o un cuore di pietra. Ma portatevi lo stesso a casa Live at El Mocambo. Fatelo per voi.
PS : Se vi state domandando se sia il caso di andare a Milano, questa estate, a vedere vecchietti che forse non avrete più possibilità di vedere dal vivo e pensate che potrebbe essere una delusione, lasciate i dubbi : andate. Se potrò lo farò anch’io, nonostante le mie sei volte passate.
I Rolling sono la più grande band della storia della musica …..i Beatles sono…. l’unica!
Mi riconosco in molte cose che leggo sul rapporto che ho avuto io con la musica e soprattutto con gli Stones, il 1′ LP che ho comperato è stato “Rolling Stones 2” nel 1964, avevo 13 anni, Brian Jones era il mio idolo, sono di Udine. A Udine nel 1965 eravamo solo in 3 a portare i capelli lunghi (gli altri due avevano come soprannome Bestia e Ringo) e venivamo guardati con diffidenza (solo per usare un eufemismo) nessuno portava i jeans (li vendeva un solo negozio a Udine che vendeva abiti per operai lavoratori). Io cercavo di vestirmi come Brian Jones (mio padre e mia madre si vergognavano per questo e per i miei capelli lunghi). Il mio primo concerto che sono andato a vedere è stato proprio i Rolling Stones a Roma il 29 settembre 1970, sono scappato di casa con il sacco a pelo per andare a Roma a vederli, perché i miei non mi avrebbero lasciato. Grazie a mia sorella che aveva da poco cominciato a lavorare e mi diede i soldi per il biglietto e per il viaggio (le sarò grato per tutta la vita). Il biglietto lo acquistai per posta tramite la rivista “Ciao 2001” che era l’unica rivista dove si leggeva e si avevano notizie di musica rock. Ero seduto in 5a fila sotto il palco, l’anno precedente era morto Brian Jones, davanti a me in quarta fila era seduta Luna, la modella nera che era una delle amanti di Brian Jones e appare anche nel film “Rolling Stones Circus” (era la Naomi Campbell dell’epoca). Quel concerto mi ha sconvolto la vita, credi di aver provato quello ha provato Cristoforo Colombo quando ha scoperto l’America. Dopo quel concerto ho visto almeno una data di tutti i seguenti tour dei Rolling Stones, non so come ho fatto, non è che sono ricco e non so come ho fatto perché li ho visti un po’ dappertutto. Per non parlare di tutti i soldi che ho speso per comperare LP e Bootlegs …… e non solo dei miei amati Stones. Da quando ho comperato il CD del “El Mocambo” in auto ascolto solo quello, troppo bello ed emozionante, anche perché si di cosa si tratta, e mi fa tornare indietro ai concerti a cui ho assistito negli anni ’70. Andare a vedere i concerti degli Stones negli anni ’70 era come entrare nella gabbia dei Leoni senza la frusta, non si se rendo l’idea. Sono stato un po’ lungo e prolisso forse, ma volevo condividere questa emozione con chi ha avuto la pazienza di leggere tutto quello che mi è passato per la mente leggendo questo nell’articolo.
Grazie Adriano, grazie davvero. Un blog serve proprio a recuperare memorie e aneddoti e le belle giornate che la musica ci ha regalato. La passione trasuda dal tuo ricordo, grazie di nuovo. I dischi del passato ci fanno vivere e respirare meglio, circondati come siamo dalla mediocrità assoluta.
Grazie per quello che hai scritto sono tornata indietro di 50 anni
Compravo anch’io ciao 2001
Riconosco quello che hai scritto anche da noi qui era così GRAZIE
Sembra scritto apposta per me, sono del 71, l’anno d’oro del rock, l’anno del capolavoro dei ragazzacci, sticky fingers, li conoscevo superficialmente fino a quando esattamente 10 anni dopo l’uscita di love You live mi capitó tra le mani la doppia cassetta, quello fu un pugno nello stomaco, da allora decisi di acquistarne l’intera opera delle pietre, dopo 35 anni sono ancora qui a dire che saranno sempre the best Rock and roll in the World, per quando riguarda possedere un disco o ascoltare su qualsiasi piattaforma digitale beh è un paragone che non regge, chissà veramente che fine farà un giorno tutto quel ben di dio, lunga vita al Rock è grazie per larticolo
Grazie a te Fernando 🙂
Ho 70.. Hai scritto me… Grazie. Eccellente foto.
…ho descritto un anziano 🙂 … e tu lo sei, come dici, anche se la musica ti terrà giovane… divertiti, Ugo.
Mi è piaciuta la tua analisi, un poco semplice ma efficace. E soprattutto mi ha destato curiosità il fatto che tu.. Ti do del tu, scusa,.. abbia citato l’orrido Dorelli, che proprio ieri pensavo . Secondo me cantanti come lui sono inutili ora, ma forse anche allora. L’immensità l’ha scritta Don Backi, Dorelli é melenso e inutile. Solo Sinatra ha diritto di esistere. Unico colpo di c., che ha sposato Gloria Guida, un mito per noi ragazzini dell’epoca. Ciao, buona giornata.
Povero Dorelli 😀 😀 😀 certamente L’Immensità è stata composta da Backi, ma come ben sai, quando la versione più nota è popolare, senza andare a filosofeggiare, viene attribuita all’esecutore. Ne abbiamo a centinaia di esempi calzanti… quanti sanno che Azzurro non è di Celentano ? Dorelli era un simpatico soggetto, da ragazzino me lo ricordo nei panni di Dorellik… non riesco a trattarlo male. Ovviamente DEVI darci del tu : saremo anzianotti ma mica saccenti… “Grandi Vecchi” come si autodefiniscono certi tipi… 🙂
Ciao Giancarlo,
è sempre un piacere leggere i tuoi pezzi.
Muchas gracias Antonello. 🙂
Ciao Giancarlo.
Sono Paolo,un ragazzo del ’55 ,felicemente in pensione,dal giugno 2020.
Mi sono innamorato degli Stones con Sticky Fingers,e da lì li ho sempre seguiti.dal vivo lì ho visti 5 volte,1974 in Gemania,1975 in Francia,1982 a Torino,il pomeriggio della finale Italia-Germania,nel 2003 e nel 2006 a San Siro.Ho già acquistato da tempo Live at El Mocambo,che può fare benissimo come qualità oltre che a Love You Live,anche al Get Yer Ya Ya’s Out.Grazie a Love You Live,ho scoperto gli April Wine,di cui mi sono comprato tutta la Discografia in vinile,CD e DVD.Nel retro copertina di :Aprile Wine-Live at El Mocambo,campeggiano 3 bottiglie di Moet & Chandon,gentilmente offerte dai Rolling Stones…per avergli prestato la strumentazione,visto che quella degli Stones,purtroppo era bloccata in dogana,causa problemi vari.
Questo per dire che chiunque incrocia la strada della musica coi Glimmer Twins,ne trae solo dei benefici…Muddy Waters,Buddy Guy ,Bo Diddley,Willie Dixon e B.B.King….Grazie ai Rolling Stones Hanno visto che la loro arte è stata riconosciuta e valorizzata in tutto il mondo.
Gli Stones a Milano 2022?Anche No Grazie!Senza Charlie Watts e con Keith che si attacca alla chitarra per stare in piedi,Mick che ormai non salta più come un folletto a destra e a sinistra ma si muove col minimo sindacale,mi.mettono solo tristezza!Chiaramente molti non saranno d’accordo con me,ma io.preferisco vederli nei miei tantissimi dvd,piuttosto che conciati così!Comunque per chi non li avesse mai visti e abbia tanto denaro da spendere per vederli.
Buona Visione.
Beh… a ognuno la sua … cuppatea… se avessi ancora il mio Frank vivo lo andrei a vedere anche se fosse in carrozzina… 😉 ma comprendo perfettamente che certi amori vadano ricordati come erano invece di come sono. Grazie di averci letto.
Caro Gilberto in poche parole ciò che è successo a me è molto simile a quanto scrivi. Oramai ho 74 anni ma i ricordi sono indelebili. Suonavo in alcuni complessi ma insoddisfatto perché il repertorio era costituito da roba italiana. Poi ci siamo trovati in cinque che amavamo e suonavamo in pubblico solamente blues e rock in lingua inglese iniziando così qualcosa di viscerale con Beatles e Stones e via dicendo. Ci trovammo con una cultura immensa in queste musiche e quei pochi che di noi restano continuano ad ascoltare. Logicamente non quel rock alla Vasco in lingua italiana perché la metrica della nostra lingua non si addice ai ritmi ed agli accordi rock. Senza dubbio quello che mi resterà della discografia vecchia e nuova degli Stones passerà a mio figlio al quale ho insegnato che questa musica o si ha nel sangue e nelle ossa oppure nulla da fare. Tanti saluti a te ed alla più grande Band mai esistita che mi porterò sempre dietro.
Giovanni…moltissimi di noi hanno avuto casualmente o meno un battesimo “rock” che ci ha indirizzati… per fortuna. Gilberto era mio cugino 🙂 ma non ti preoccupare, succede…
Ezio ’46. Semplicemente eccezionale l’articolo caro Gianfranco e soprattutto molto ma molto vero. Io sono d ’46, ho avuto la fortuna di vivere appieno i ’70 e i ’70 e Rolling Stones e Beatles ( ma anche qualcun’altro) sono stati e sono ancora TUTTO in specialmente in una epoca di tre cantanti i in ogni condominio, di ” parlatori ” e di canzoni filastrocca, se non peggio. Grazie e sappi che il live sarà anche il mio prossimo acquisto dei super Stones.
Del 46 ? Non ti invidio 🙂 … grazie e buon acquisto…
Sarà. anzi è che per noi i dischi suscitano ricordi, quando sono stati presi, dove sono stati comperati, quell’estate me la ricordo perché era uscito quel disco che si continuava ad ascoltare; finiranno tutti questi vinili di noi baby boomers in mano a qualche miscredente solo per farne collezione, pazienza, spero che mio figlio almeno in mezzo ci trovi qualcosa d’interessante per lui,
Questo live ha attirato la mia attenzione per i brani, brani che spesso non becchi in un live degli Stones, in particolare contiene una delle mie canzoni preferite; quella Hand of fate presa da Black’n’Blue, non vedo l’ora di prendermelo.
Ciao
Noi incalliti acquirenti siamo consapevoli di sperperare il nostro denaro per una passione irrefrenabile. Il guaio è non essere stati in grado di trasmetterla a chi possa prenderne il testimone… peccato… quel live è bello, per me, perché ruspante, diretto, credibile. E me godrò ad alto volume proprio per questo. Ciao Marco.
” tutti oggetti che verranno, un giorno, venduti a peso senza la più pallida idea del loro valore dai nostri eredi pur di liberare una stanza o l’intera casa per poter monetizzare. E così se ne volerà via una vita, una passione, la coperta di Linus che ci ha avvolto nei periodi neri o “di bassa fortuna” come dicono in Sicilia, che ha marcato le tappe del nostro brevissimo volo su questa incasinata Terra.”
Verissimo Giancarlo, ho già da tempo avvertito le mie figlie che i miei 1.500 CD e Vinili sono catalogati su Discogs e potranno venderli al prezzo minimo indicato dalla App!
Nel frattempo, sperando di avere ancora del tempo davanti (sono nato nel 1961) me li ascolto con piacere, così come con altrettanto piacere leggo i Tuoi articoli.
Tu sei fortunato : lasci indicazioni 🙂 Io non ho figli e tutto finirà in mano a chi non si renderà conto di quanti quei vinili siano originali, firmati, amati… a un euro l’uno faranno la fortuna di chi li comprerà. Magari anche facendo finta di fare un favore al venditore …grazie.
buongiorno Giancarlo,
ti leggo sempre volentieri. soprattutto quando, come in questo caso, racconti degli aneddoti di vita vissuta e sciogli le briglie alle tue esperienze personali.
senza inutili tecnicismi, senza “chitarristi sugli scudi”, “batteristi terremotanti” o “band che non fa prigionieri”, corredo ormai ineludibile per tanti dilettanti privi di talento e autentica conoscenza che infestano la rete, provando a scimmiottare ben altre penne.
devo però ammettere che per l’occasione speravo avresti citato anche i miei amati April Wine, che da fortunato gruppo spalla di quella serata al Mocambo colsero anche loro l’occasione di registrare la loro esibizione, per trarne un album dal vivo.
un caro saluto.
Giovanni… tu sei un collezionista e amante di migliaia di band che io dimenticherò sempre perché sono troppe … per la tua personale incazzatura… 😀 così un giorno cercherò di ricordare il concerto degli April Wine che vidi due o tre vite fa a Londra. Così quando ci incontreremo non avrai motivo di mordermi sul collo. Un abbraccio.
Non finirò mai di imparare, da te. E di amare la tua scrittura, così diversa e sincera. Sottoscrivo ogni parola della premessa e andrò assolutamente ad ascoltare questo live. Adoro gli Stones e a volte penso che se non fossero esistiti, tanti rockers oggi farebbero altri mestieri. Ti farò sapere le mie impressioni (anche se so già al 99% quali saranno)
Se mia sorella ti sentisse dire che impari da me, chiamerebbe il 118… quanto agli Stones… beh, ho ritenuto superfluo sottolineare quanti gruppi al mondo hanno catturato il loro approccio alla musica… senza possedere però la loro immensa qualità compositiva… a volte quando vedo Steven Tyler me lo immagino ragazzino, davanti allo specchio, a scimmiottare Jagger… 🙂 grazie Egidio.
Buonasera Giancarlo
Grazie per questo scritto, che nel nostalgico cappello introduttivo mi ha fatto riflettere…io ho cominciato ad ascoltare e comprare seriamente musica all’inizio degli anni 90, non sapevo niente e a ben guardare non avevo nemmeno amicizie in grado di supportarmi, che avrei trovato solo in seguito. Sapevo solo che mi piaceva il rock e mi piacevano le chitarre, a quanto mi risultava gli Stones erano rock, e in breve, alla cieca, mi procurai la loro discografia quasi al completo, tra cui Love you Live, in doppio CD con custodia anch’essa doppia che ovviamente ho ancora. Col tempo e con l’esperienza gli Stones sono decisamente scivolati indietro nelle mie personalissime preferenze, in special modo dopo che mi accorsi dell’esistenza del metal e dell’hard rock…però visto che ormai devo ascrivermi necessariamente alla categoria degli ultraquarantenni che tentano-inutilmente-di tenere in piedi quello che resta dell’industria discografica, Live at El Mocambo lo comprerò anche io.
Ciao Lorenzo, ognuno impara la sua strada secondo il proprio fato… l’importante è trovare i propri gusti e coccolarli. El Mocambo è un bel tuffo nel rock ruspante di un tempo e credo e spero che apprezzerai. Facci sapere. Grazie.
👏👏👏😀
🙂
I Rolling e Beatles sono grandi ma c’era e c’è ancora un altro gruppo che in quegli anni spopolavano in Inghilterra e non solo e sono the Who
Ce n’erano anche altri, oltre ai grandi The Who… ma non avevo intenzione di stilare una classifica. Credevo fosse esplicita la volontà di scrivere dei soli Stones.